La Digos lo ha arrestato eseguendo l’ordinanza di revoca dell’affidamento in prova ai servizi sociali mentre si trovava nel tribunale di Agrigento per ragioni professionali: si sono aperte così le porte del carcere per l’avvocato siciliano Giuseppe Arnone. Quando ha visto comparire i militari, il legale avrebbe gridato e provato a resistere all’arresto.

Arnone era stato condannato complessivamente a 3 anni e 5 mesi di reclusione per i reati di diffamazione, calunnia (ai danni di una giudice, Sara Marino) e un caso di lesioni. Aveva però ottenuto di scontare la pena attraverso una misura alternativa, alla quale dovevano seguire le prescrizioni indicate dal tribunale di Sorveglianza: il divieto «di inviare mail e Pec, comunicare tramite mailing list, accedere a forum e chat, utilizzare facebook e piattaforme web, anche per interposta persona; diffondere volantini o apporre striscioni riportanti immagini o affermazioni diffamatorie, calunniose o moleste nei confronti di soggetti pubblici o privati, ovvero lesive della reputazione e onorabilità delle istituzioni Repubblicane; realizzare pubblicazioni (libri, articoli di stampa, opuscoli, volantini, striscioni)».

L’avvocato, però, avrebbe violato ripetutamente queste condizioni, pubblicando sui suoi profili sui social network alcuni capitoli del suo nuovo libro, dal titolo "Storie comiche di otto importanti e pessimi magistrati". Due giorni fa, poi era stato visto volantinare davanti al tribunale la copertina del libro, come parte della sua campagna elettorale per l’elezione al Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Agrigento: «Negli ampi e articolati volantini - come scrivono i giudici di sorveglianza- Arnone riproduce la copertina di un suo libro, asseritamente di prossima pubblicazione, intitolato “Storie comiche di otto importanti pessimi magistrati”, riportandone ampi stralci dove prende di mira in particolare due magistrati in servizio presso il Palazzo di giustizia, Salvatore Vella, definito “calunniatore”, e Alessandra Vella, ritenuti inequivocabilmente responsabili in concorso di una grave condotta illecita perpetrata nei suoi confronti e della Giustizia in genere per la quale è prendente procedimento penale a Caltanissetta».

L’ordinanza del tribunale di sorveglianza è scattata dopo che, per tre volte, era stata rigettata la richiesta di revoca dell’affidamento in prova ai servizi sociali avanzata dal procuratore Luigi Patronaggio.

Per i giudici di sorveglianza, Arnone «instaurando un’unilaterale interlocuzione con gli utenti che frequentano il Palazzo di giustizia, attribuendo malefatte a soggetti pubblici o privati con modalità deliberatamente sensazionalistiche al fine di metterli alla gogna, utilizzando toni di scherno e di sfida nei confronti di magistrati che ci lavorano, mostrandone pure le effigi fotografiche, ha palesemente violato il decoro e l’onorabilità delle istituzioni». Inoltre, ha dimostrato «una palesata mancanza di affidabilità e anzi la dichiarata volontà di continuare a porre in essere, anche a breve, in sostanziale spregio delle prescrizioni e delle numerose diffide, condotte analoghe e quelle appena descritte». Da qui la necessità di un «provvedimento urgente di sospensione della misura».

Diversa la versione del suo difensore, Daniela Principato: «L’opinione pubblica deve sapere che lo scorso marzo 2018, un anno addietro, era stata tolta all’avvocato Arnone la possibilità di comunicare tout- court, doveva stare in silenzio! La relativa ordinanza è stata annullata dalla corte di cassazione il 20 novembre 2018, perché lesiva di diritti costituzionali. lo scorso febbraio 2019, con un’ordinanza nuova, gli veniva restituita la libertà di parola, anche di tenere comizi e interviste televisive, fare volantinaggio e scrivere libri. a fronte di tutto ciò oggi per questi stessi motivi viene riarrestato, con la sospensione del provvedimento di affidamento in prova».

Arnone è un volto noto nella città dei templi: ambientalista e più volte candidato sindaco, l’avvocato era stato arrestato nel 2016 per una presunta estorsione ai danni di una collega, misura cautelare poi revocata dal Tribunale del Riesame. Arnone è stato poi al centro delle cronache locali per essersi reso protagonista di manifestazioni di protesta eclatanti, con maxi manifesti raffiguranti i suoi avversari e numerosi esposti nei confronti dei vertici del tribunale di Agrigento. Ieri, dopo le operazioni di notifica dell’ordinanza, è stato trasferito in carcere.