«Sentivo le voci dei bambini in mare che dicevano” fai qualcosa di eclatante per noi ma non fare del male a questi bambini”. Volevo fare un gesto eclatante». Lo ha dichiarato Ousseynou Sy, il dirottatore dello scuolabus, durante l’interrogatorio di convalida dell’arresto ieri pomeriggio a San Vittore davanti al gip Tommaso Cerna, al pm Luca Poniz e al capo del pool antiterrorismo Alberto Nobili. Sarebbero queste dunque le «circostanze non fattuali» citate dal legale Davide Lacchini alle quali l’indagato ha fatto riferimento e che suffragherebbero, secondo la difesa, la richiesta di una perizia psichiatrica. «Non era sua intenzione, non avrebbe mai voluto fare loro del male. Questo è il pensiero del mio cliente». Così Davide Lacchini, difensore di Ousseynou Sy, al termine dall’interrogatorio, durato circa un’ora, davanti al gip di Milano. Nell’interrogatorio ha spiegato che il gasolio sparso sul pavimento del pullman era «un deterrente per impedire eventuali azioni di sbarramento e quindi portare a termine il suo gesto», inoltre «ha respinto la contestazione di avere incendiato l’autobus attribuendolo a uno sfregamento, a una scintilla dell’impianto elettrico». Il difensore ripete che il suo assistito «non ha mai perso figli» nelle traversate in mare, così come «non ha mai detto che lo rifarebbe cento volte».

Sul perché avesse un coltello, ha replicato che «alcuni autisti portano con sé soprattutto per difendersi nelle corse serali». Quanto alla fascette con cui avrebbe legato i bambini «è materiale che aveva da anni», conclude il difensore.

Quanto al coltello che è stato trovato sul luogo dell’incendio dagli investigatori e che l’attentatore brandiva davanti agli scolari del bus «si tratta di un’arma di quelle che gli autisti, soprattutto coloro che fanno i turni di notte portano con sè per difendersi», ha aggiunto l’avvocato. Inoltre il gesto di cospargere il mezzo di gasolio avrebbe dovuto evitare, nelle intenzioni di Sy «eventuali azioni di sbarramento da parte delle forze dell’ordine».