«Se Anm ha intenzione di riprendere le fila degli accordi presi, noi siamo disponibili. Altrimenti ognuno per la sua strada». Questa la presa di posizione dell’Unione camere penali italiane, espressa in modo chiaro da su segretario, l’avvocato Eriberto Rosso. La polemica tra l’Associazione nazionale magistrati e i penalisti ha infiammato il fine settimana ed è culminata con un duro documento dell’Ucpi.

Segretario, ricostruiamo i passaggi della vicenda.

Tutto nasce dall’intenzione del ministro Bonafede di mettere mano al processo penale. A questa iniziativa le Camere penali hanno risposto sostenendo che gli eventuali interventi dovevano essere limitati, perchè il clima culturale di non condivisione è all'evidenza di tutti. Il ministro, allora, ha istituito un tavolo di consultazione coordinato da lui stesso, dove noi siamo intervenuti insieme ad Anm. Lì la nostra tesi è stata quella di individuare tre aree possibili di intervento, nella logica di un recupero dei tempi morti del processo. Su questo abbiamo trovato coincidenza in Anm.

Quali sono le aree?

La logica è stata quella di intervenire sui tempi morti del processo e sulla riduzione del numero di processi a giudizio. Dunque, la proposta era di lavorare sul venir meno del ruolo dell’udienza preliminare; sul miglioramento dei riti alternativi, che oggi sono asfittici e funzionanti in un piccolo numero di casi; sulla depenalizzazione. L’avvocatura ha lavorato sui primi due punti, la magistratura sul terzo. Quanto a tutte le altre ipotesi di modifica del processo, invece, c’era accordo con Anm di accantonarle.

Invece?

Invece l’Ufficio legislativo del ministero ha redatto una bozza di 32 punti di riforma. A questo, Anm ha risposto con un suo documento in cui ribadiva sì la disponibilità al dialogo col ministero sui 3 punti individuati con le Camere penali, ma ha anche recuperato formalmente alcune sue vecchie proposte che da noi avevano ricevuto un giudizio negativo tranciante. Questo ci ha molto stupito e abbiamo reagito con un documento altrettanto duro, in cui abbiamo sottolineato che l’accordo era di confrontarci al tavolo ministeriale solo sulle proposte comuni. Il senso della nostra delibera è di chiedere che Anm si chiarisca.

Si chiarisca o chiarisca a voi?

Entrambe. Noi abbiamo partecipato al congresso di Magistratura democratica e ascoltato le preoccupazioni espresse sul terreno delle garanzie nel processo, che vanno in direzione opposta a quella del documento di Anm. Chiariscano i magistrati anche a noi la sua posizione: noi siamo d’accordo con l’idea di percorrere insieme ad Anm un pezzo di strada, che va nella direzione di mettere mano a una parte della riforma del processo penale limitatamente ai tre punti individuati. Ci dicano se sono ancora di questo avviso.

Altrimenti che succede?

Noi non possiamo immaginare che ci sia un doppio percorso. Quindi, se si vuole giocare su più piani, ognuno per la sua strada. Anche noi come i magistrati abbiamo tanti temi di cui discutere, come ad esempio la certezza dei tempi di indagine e la richiesta di proroga con discovery davanti al giudice in tempi certi.

Insomma, se Anm amplia la lista dei temi, lo farete anche voi?

Anm da una parte dice sì a un percorso comune con noi, dall’altra mette sul piatto anche questioni frutto di vecchie proposte a cui noi siamo da sempre contrari. Noi stigmatizziamo questo atteggiamento che consideriamo profondamente sbagliato e diciamo che, se si apre il vaso delle proposte, le Camere penali faranno ricorso agli strumenti di lotta e di denuncia loro propri.

In tutto questo, come sono i rapporti col ministero?

Il ministro Bonafede è una persona di assoluto garbo, che ha ritenuto di coordinare personalmente il tavolo di lavoro. Sappiamo anche che il Guardasigilli si muove in un tessuto e in un contesto culturale che non è vicino al nostro. Abbiamo apprezzato, tuttavia, la volontà sua e dell’ufficio legislativo di dialogare sui punti comuni che avevamo individuato insieme alla magistratura associata e la sua presa d’atto dell’opposizione dell’avvocatura a intervenire su alcuni temi che toccavano pesantemente le garanzie.

Questo contrasto con Anm rischia di riportare indietro il dialogo?

Noi non chiudiamo la porta: se Anm ha la disponibilità e la volontà di chiarire che al tavolo ministeriale andremo con una proposta unitaria, noi ci saremo e sarebbe un esito utile per tutti. Diversamente, le ulteriori proposte da loro avanzate non consentono alcuna posizione comune. Noi siamo contrari a qualsiasi ipotesi di rivisitazione dell’inammissibilità dell’appello stabilita dal giudice a quo, a tutte le previsioni specifiche in materia di inammissibilità e a qualsiasi ipotesi di inappellabilità. Se perseverano nel voler riportare questi temi sul tavolo, salta qualsiasi linea comune tra Camere penali e Anm.

Ora che farete?

Certamente avremo un’interlocuzione con Anm. Poi ci confronteremo con Cnf e le altre associazioni dell’avvocatura, per valutare insieme cosa fare.