La riforma della legittima difesa supera lesame della Camera con 373 voti favorevoli, 104 contrari e 2 astenuti. Ma sul terreno rimane almeno un pezzettino dellalleanza tra Movimento 5 Stelle e Lega, messa a dura prova da un testo che parecchi pentastellati non hanno ritenuto opportuno sostenere. Venticinque parlamentari grillini escono dallAula al momento del voto, una trentina invece risulta in missione.«Finalmente una cosa di centrodestra», esultano platealmente, con tanto di striscione, i deputati di Forza Italia. Gli azzurri sembrano entusiasti per il provvedimento in sé, contenuto nel programma con cui il centrodestra si era presentato unito davanti agli elettori il 4 marzo, ma anche per aver incrinato lidillio tra alleati di governo. «Sicuramente questa è una legge della Lega», ammette fin dalle prime ore del giorno il vice premier Luigi Di Maio. «Come quando si è votata la legge contro la corruzione voluta dal M5S non è che ci fosse tutto questo entusiasmo nella Lega. Allo stesso modo, quando si vota la legge sula legittima difesa, che è una legge che sta nel contratto e che per questo porteremo avanti perché noi siamo leali, non è che ci sia tutto questo entusiasmo nel M5S», dice il capo politico pentastellato. Ma con tutte le defezioni dei parlamentari grillini, non è detto che il testo superi la prova del Senato con altrettanta facilità. A Palazzo Madama, infatti, i numeri sono molto più risicati e se in quelloccasione si riproponesse il fuggi fuggi di portavoce movimentisti andato in scena alla Camera, la legittima difesa potrebbe trasformarsi in legge solo col sostegno di tutto il centrodestra. «La legittima difesa è un sacrosanto diritto delle persone perbene: se ne parla da anni, sarà legge entro questo mese», assicura soddisfatto Matteo Salvini che porta a casa lennesimo cavallo di battaglia leghista. Lostilità di molti parlamentari alleati, come la deputata M5S Doriana Sarli, che senza mezzi termini dichiara la sua contrarietà a una legge che apre «la stagione del Far West», non condiziona lumore del ministro dellInterno. Il problema, semmai, dovrebbe impensierire il socio Di Maio, da tempo alle prese col dissenso interno. E mentre i berlusconiani provano a infierire sul travaglio grillino, i vertici pentastellati ricordano a Salvini limportanza del loro sacrificio. «La sicurezza va affrontata a 360 gradi. La nostra priorità sono quelle misure economiche che rimuovono le cause sociali della criminalità, come reddito di cittadinanza e decreto dignità, e che creano sicurezza vera», spiega al Dubbio il sottosegretario alla Pubblica amministrazione Mattia Fantinati. «Noi manteniamo gli impegni presi e votiamo compattamente. Chi non tiene fede agli impegni presi non rispetta un principio fondamentale per tutti noi», aggiunge lesponente M5S, ricordando ai parlamentari del Carroccio che ora tocca a loro mantenere la parola. Magari a partire dalla Tav. Ma per il Pd, «in Parlamento cè una nuova maggioranza. E la guida Salvini», scrive su Facebook il vice presidente della Camera Ettore Rosato, prima di puntare il dito contro una legge che «non crea più sicurezza e rischia di ingannare i cittadini con un principio di impunibilità che non potrà essere realmente applicato», insiste lesponente dem. Ma come cambierebbe la legge qualora il testo licenziato ieri alla Camera venisse approvato anche dal Senato? La legittima difesa sarà sempre presunta, ossia sarà sempre ritenuto sussistente il rapporto di proporzionalità tra la difesa e loffesa. È questo il fulcro della legge voluta dalla Lega che modifica il comma due dellarticolo 52 del codice penale. La legge interviene poi sullarticolo 55 del codice penale relativamente alla disciplina delleccesso colposo, escludendo, nelle varie ipotesi di legittima difesa domiciliare, la punibilità di chi, trovandosi in condizione di minorata difesa o in stato di grave turbamento, derivante dalla situazione di pericolo, commette il fatto per la salvaguardia della propria o altrui incolumità. Quindi «chi afferma che con le nuove regole si stia creando una situazione di Far West si sbaglia di grosso», dice la capogruppo M5S in commissione Giustizia, Angela Salafia. «Spetterà sempre al giudice la valutazione finale». E meno male.