Le escort sono libere e private fornitrici di servizi a pagamento e chi le assume per sè o per altri non commette alcun reato, oppure il reclutamento e il favoreggiamento della prostituzione sono ancora condotte censurabili dall’ordinamento. A sessant'anni dalla Legge Merlin, la Corte Costituzionale ieri è stata chiamata a pronunciarsi sulla costituzionalità della legge. L’udienza pubblica si è svolta in mattinata, ma la decisione dovrebbe arrivare oggi.

La questione, sollevata dalla Corte d'Appello di Bari, è l'ultimo colpo di coda di un procedimento giudiziario che dal 2008 ha unito le pagine di cronaca giudiziaria a quelle di gossip. Impossibile dimenticare ' Gianpi', il reclutatore di ragazze per le ' cene eleganti' nella villa in Sardegna di Berlusconi, in uno dei processi più mediatici del passato recente: ora Gianpi, al secolo Gianpaolo Tarantini, di professione imprenditore, è imputato insieme ad altri di aver reclutato ragazze ' occasionalmente o professionalmente dedite alla prostituzione', per organizzare incontri in favore del Cavaliere. Il reato per il quale è già stato condannato a 7 anni e 10 mesi in primo grado, ex articolo 3 della legge 75 del 1958. Proprio quella di cui prima fimataria è stata dalla madre costituente socialista Lina Merlin.

Secondo la difesa di Tarantini, la legge Merlin «è ormai disancorata dalla realtà», perchè «considera tutte le forme di prostituzione uguali». Invece, oggi esistono le cosiddette ' sex worker', che «per scelta libera e consapevole di prostituirsi», dunque «i tempi sarebbero maturi per rispettare questa loro autodeterminazione» e «non sarebbe ammissibile un intervento di tipo paternalistico nei confronti delle donne».

Gli appigli costituzionali sono sufficienti secondo i giudici baresi per sostenere la non manifesta infondatezza della questione di incostituzionalità in base all'articolo 2, che tutela i diritti inviolabili della persona umana. Tra i quali, per giurisprudenza costante, anche la sessiulità come ' uno degli essenziali modi di espressione della persona umana', che comprende anche ' il diritto di disporne liberamente' come ' diritto soggettivo assoluto'. Altro profilo sarebbe la violazione dell'articolo 41, che tutela la libera iniziativa economica privata: le escort sarebbero professioniste nell'erogazione ' della sessualità contro denaro o altra utilità patrimoniale, sicchè l'elemento del vantaggio patrimoniale assurge a requisiti indefettibile della configurazione sociale del fenomeno'. Ergo, le sex workers fondano la loro attività sulla scelta di autodeterminare la propria sessualità come fonte di redditività. E lo stesso dovrebbe essere considerato lecito anche per chi offre forme di supporto agevolativo a tale iniziativa economica, ' quali l'intermediazione e l'agevolazione del libero esercizio prostitutivo'. In altre parole, quelli che la Legge Merlin chiamava reclutamento e favoreggiamento.

Senza contare - aggiunge la difesa di Tarantini - che giurisprudenza di Cassazione afferma che la legge Merlin ha riconsegnato all'alveo delle attività libere l'esercizio della prostituzione, quando frutto di scelta non condizionata da forme di coazione o sfruttamento. Dunque, le sanzioni penali ' devono essere applicate a coloro che condizionano la libertà di determinazione della persona che si prostituisce' e non a chi si offre come intermediario e agevolatore del rapporto di lavoro tra escort e cliente.

L’assunto, dunque, è che esistano varie tipologie di prostituzione: a un estremo si trova la prostituzione coattiva, dall'altro le escort che invece la scelgono come libera professione. Sono proprio le escort, infatti, il ' nodo' su cui è stata chiamata a puntare l’attenzione la Corte: il fenomeno sociale della prostituzione professionale rappresenta una novità e la legge Merlin è invece stata concepita in un’epoca storica in cui tale fenomeno non era conosciuto in questi termini.

L'elemento che viene messo in dubbio dall'ordinanza di rimessione alla Corte è dunque il concetto stesso di moralità pubblica - bene giuridico tutelato dalla legge Merlin - di cui il passare del tempo e il mutare della società avrebbero ridefinito il contenuto.

Di diversissimo avviso rispetto a questa analisi le associazioni femministe, che si sono costituite nel giudizio costituzionale come intervenienti ad opponendum. «Nonostante quello che abbiamo sentito in udienza da parte degli avvocati di Tarantini e Verdoscia, prostituirsi non è mai una libera scelta, ma è sempre frutto di pesanti condizionamenti», è la tesi della presidente dell'associazione Rete per la Parità, Rosa OIiva de Conciliis. «La legge Merlin è ancora molto attuale perchè difende incondizionatamente la libertà di tutte le donne, senza alcuna distinzione, mentre punisce ogni forma di sfruttamento della prostituzione ad opera di terzi - ha aggiunto l'avvocato dell'associazione, Antonella Anselmo -. Con la legge Merlin lo Stato non interferisce sulla libertà femminile, ma punisce ogni forma di business che approfitti di tale libertà perchè in contrasto con la dignità umana e con l’eguaglianza tra uomini e donne».

Ora spetta alla Consulta prendere posizione e decidere se la legge Merlin, che è passata alla storia per l’abolizione delle case chiuse e l’introduzione dei reati sul favoreggiamento della prostituzione, ha fatto o meno il suo tempo e se sia necessario aggiornarla alla morale corrente rappresentata dalla difesa.