“Consip” è salva. Wooodcock un po’ meno. Dopo un’istruttoria durata mesi, il pm napoletano è stato dunque assolto dalla grave accusa di aver violato i doveri di ' imparzialità, correttezza e diligenza” per le modalità con cui, il 26 dicembre del 2016, condusse con i carabinieri del Noe comandati dall’allora capitano Giampaolo Scafarto l'interrogatorio di Filippo Vannoni, all'epoca consigliere economico di Palazzo Chigi. Vannoni venne sentito come persona informata sui fatti e non come indagato, senza l'assistenza di un difensore.

Un interrogatorio, secondo quanto riportato da Vannoni, a tratti drammatico, con Woodcock che avrebbe esercitato pressioni nei suoi confronti, come quella di mostrargli dalla finestra della Procura il carcere di Poggioreale, chiedendogli ' se vi volesse fare una vacanza' e facendogli vedere dei fili, spacciati per delle microspie.  La Sezione disciplinare non gli ha invece perdonato il suo “colloquio” con la giornalista di Repubblica, Liana Milella. La sentenza è arrivata ieri pomeriggio.

Condanna della censura per la violazione del dovere del riserbo sull’indagine Consip, con un comportamento gravemente scorretto nei confronti dell’allora procuratore facente funzione, Nunzio Fragliasso.Woodcock aveva sempre ribadito di aver espresso alcune riflessioni in un colloquio «che sarebbe dovuto rimanere salottiero» con una giornalista amica, che invece poi tradì l’impegno di non scrivere nulla. «Io sono stato tradito. Se questo inganno, questo tradimento, debba essere causa della mia condanna lo lascio alla serenità della vostra camera di consiglio», aveva detto prima che i giudici si ritirassero per la camera di consiglio. Il pm aveva anche letto le dichiarazioni rilasciate da Fragliasso, il quale gli aveva dato atto di «grande correttezza ed estrema professionalità».

Una versione confermata anche dalla giornalista che, citata come teste davanti al Csm aveva detto: «Avevo dato la mia parola d’onore che non avrei mai scritto. Ma poi ha prevalso il demone giornalistico, la voglia di fare uno scoop». Milella, a dimostrazione di ciò, aveva citato alcuni sms scambiati con Woodcock e degli appunti, evidenziando come non ci fosse mai stata alcuna intenzione da parte del pm di screditare il suo capo. Il Csm, però, è stato di diverso avviso.

E solo leggendo le motivazioni della sentenza si capirà perché. Motivazioni che saranno anche un ' avviso' alle toghe. Ad esempio: «Quando parlate con un giornalista sappiate che egli, a prescindere, pubblicherà qualsiasi cosa voi direte». Con la censura Woodcock è ora “azzoppato”.

Una condanna che peserà per eventuali incarichi direttivi o semi direttivi.

Il collegio era presieduto dal laico M5s Fulvio Gigliotti in quanto David Ermini si era astenuto a causa di alcune dichiarazioni su Woodcock fatte quando, nella scorsa legislatura, era responsabile giustizia dei dem. C’era invece Piercamillo Davigo. «Non sono soddisfatto, mi riservo di valutare il ricorso in Cassazione», ha detto il pg della Cassazione Mario Fresa dopo aver ascoltato il dispositivo della sentenza. Nessun commento invece da parte di Woodcock che ha lasciato Palazzo dei Marescialli senza fare alcuna dichiarazione ai giornalisti. Era stato Pierantonio Zanettin, componente laico del Csm nella scorsa consiliatura, a richiedere un’apertura pratica sull'indagine Consip. Richiesta che per mesi era stata però stoppata.