Per capire appieno il risultato di Massimo Zedda, è necessario ricordare che in Sardegna chi governa, alle elezioni perde. È il meccanismo che si ripropone anche a livello nazionale, ma che nell’isola è una certezza: era già accaduto con Renato Soru ( sinistra), con Ugo Cappellacci ( destra) e ora con Francesco Pigliaru ( sinistra). Zedda non solo doveva sconfiggere il centrodestra, con il vento in poppa della Lega alleata con il partito Sardo d’azione, ma convincere un elettorato deluso dal governo uscente di centrosinistra. Era il governo dei “professori”, non solo perché il presidente Pigliaru è un docente universitario, ma perché erano avvertiti come distanti, lontani dai problemi concreti, incapaci di dare una svolta ai tanti, troppi problemi della Sardegna. Nonostante, il risultato finale sia ben al di sotto degli exit poll che davano un testa a testa con Solinas, Zedda porta a casa un buon risultato: batte in maniera clamorosa il Movimento 5 stelle e si propone come un valido esempio per il rilancio di tutto ciò che si muove a sinistra. Il rischio, ha sottolineato lui stesso in conferenza stampa, «era quello di arrivare quarti» e invece...

Sindaco di Cagliari per due mandati, il 43enne sardo fu eletto la prima volta in quella tornata elettorale definita “dei sindaci arancioni”. Diventa primo cittadino nello stesso momento in cui Giuliano Pisapia viene eletto a Milano. È il 2011. Il loro destino politico resta fortemente unito: nessuno dei due, dopo lo scioglimento di Sinistra ecologia e libertà, confluisce in Sinistra italiana né in Leu dopo. Insieme tentano la carta di Campo progressista, il progetto che Pisapia, lasciato solo da Laura Boldrini, fa cadere nel nulla. Non in Sardegna dove era presente anche in queste elezioni con una propria lista che fa un buon risultato con oltre il 3 per cento, non sovrapponibile peraltro a quello di Leu, presente con il suo simbolo. Ma è soprattutto Zedda che ben rappresenta il cuore di quel progetto: una idea di centrosinistra aperto. Aperto su due fronti: quello del Pd, che rinuncia all’idea di andare da solo alle urne, escludendo le forze politiche alla sua sinistra; ma aperto anche rispetto a quella sinistra radicale che in questi anni ha considerato il nemico numero uno proprio il partito democratico. Pisapia e Zedda hanno cercato di rompere questi argini e non è un caso che oggi insieme tornino sulla scena politica, il primo cittadino sardo piazzandosi al secondo posto nelle elezioni regionali, Pisapia con una candidatura alle elezioni europee proprio con i dem dopo la clamorosa, ma forse salvifica, rinuncia alle scorse Politiche.

Dopo il secondo posto di Giovanni Legnini in Abruzzo, il secondo posto di Massimo Zedda mostra che c’è vita a sinistra. Ma questa vita appare legata a caratteristiche irrinunciabili: lo spessore dei candidati, la loro capacità di non far parte della vecchia nomenclatura, nel caso di Zedda il radicamento nel territorio. Era difficile spazzare via la forza del messaggio salviniano, impegnatosi in prima persona in queste elezioni. La promessa non mantenuta di risolvere in 48 ore le richieste dei pastori, non è bastata a sminuire l’entusiasmo dei sardi che hanno riempito le piazze. Ma anche il voto a Zedda, non è stato un mero esercizio burocratico. In molti si sono appassionati alla sua proposta, lo hanno seguito nei comizi, hanno sperato nella vittoria. Nella “rossa” Nuoro è addirittura vincitore rispetto a Solinas. Alla lunga, la chiamata alle armi fatta da Salvini, potrebbe essere un fattore di ripresa per il popolo del centrosinistra, un collante esterno, ma pur sempre un collante forte.

Non è però tutto rose e fiori, il lavoro da fare per la sinistra è ancora tanto. Il Pd si attesta come primo partito ma deve fare i conti con una Lega sempre più forte. Se la tendenza di una crisi del tripolarismo viene confermata, con il Movimento cinque stelle fuori dall’orbita del governo, il centrosinistra non può che ricostruirsi più allargato e plurale possibile.

Ma senza veti, da una parte e dall’altra. Come hanno fatto le diverse liste che hanno sostenuto Zedda. Prossima tappa, le elezioni europee. In Sardegna i vincitori si trovano a dover affrontare fin da subito problemi di grande portata, come la protesta dei pastori, la continuità territoriale, il rilancio del turismo, una crisi profonda che oggi sembrerebbe aver trovato una risposta nelle promesse della Lega. Il centrosinistra, se vuole, ha tutte le carte per dimostrare di essere alternativo.