La questione dell’autonomia richiesta da Veneto e Lombardia ha messo in agitazione tutti i presidenti di regione, in particolare del sud, e ha fatto fibrillare il governo. I diretti interessati rispediscono al mittente le accuse di secessionismo: «Le regioni del Sud che sono in difficoltà oggi, e non gioisco per questo, anzi siamo qui per aiutarli, hanno avuto le stesse oppostunità del Veneto ma sono in questa condizione perchè hanno avuto una classe dirigente che ha governato male», ha detto il governatore del Veneto, Luca Zaia.

Eppure, dal Mezzogiorno l’allarme è alto e il primo a intervenire è il governatore campano Vincenzo De Luca, che ha presentato a sua volta richiesta di autonomia. «Accettiamo qualunque sfida se abbiamo le stesse risorse, ma si scordino che i residui fiscali restino al Nord perché così si spaccherebbe solo il Paese. Sono il primo a lottare contro i cialtroni e l’inefficienza amministrativa».

Attacca però le richieste del nord, in particolare sull’autonomia scolastica: «Quando si dice assunzioni regionali per i docenti, possibilità di definire programmi scolastici differenziati, si pensa a spezzare l’unità del Paese. Se al Nord non lo capiscono, glielo faremo capire». A minacciare le barricate sulla questione, invece, sono i parlamentari 5 Stelle. «Nella nostra Costituzione noi abbiamo l’equa distribuzione delle risorse, quindi da questo punto di vista non deve accadere niente», ha detto il presidente della Camera Roberto Fico. E la ministra leghista per gli Affari regionali, Erika Stefani, prova a spegnere le fiamme: «Ogni allarmismo è infondato. Ribadiamo il nostro totale rispetto della Costituzione, non toglieremo niente a nessuno». E precisa che «un coinvolgimento del Parlamento ci sarà». Ma «Autonomia significa responsabilizzazione degli amministratori locali», ha concluso.