Travaglio nel suo consueto editoriale dove indica presunte fake news, scrive testualmente: «Falso che Paolo Borsellino sia stato ucciso per l’indagine del Ros “mafia-appalti” archiviata dopo la sua morte ( vecchia pista ridicolizzata da tutte le sentenze su via D’Amelio e da quella di primo grado sulla trattativa)».

Si apprende così che il direttore de Il Fatto Quotidiano considera valide ( tranne il Borsellino ter che prende in considerazione mafia- appalti) le sentenze oggi considerate frutto del depistaggio più grande della storia e non considera la sentenza del Borsellino quater che, oltre, a smascherare il depistaggio, ha considerato eccome il dossier mafia- appalti, ritendendolo un probabile movente che ha accelerato la decisione di compiere la strage di Via D’Amelio. Ma prima ancora che uscissero le motivazioni della sentenza del Borsellino Quater, il procuratore aggiunto di Caltanissetta Gabriele Paci, in commissione Antimafia, aveva parlato della pista del rapporto mafia- appalti, come, appunto, possibile movente della strage in cui morì il giudice Paolo Borsellino. «Allora, di quel rapporto Paolo Borsellino – ha spiegato Paci - chiederà copia quando si trova ancora a Marsala, quando è ancora procuratore della Repubblica di Marsala». Poi prosegue: «Altro dato che emerge inquietante è che, spesso ci siamo soffermati a pensare a quest’aspetto, già nel 1991 Cosa nostra vuole organizzare un attentato a Paolo Borsellino a Marsala. Per quest’attentato che non va in porto muoiono due mafiosi, i fratelli D’Amico, i capi famiglia della famiglia di Marsala. Muoiono perché si dice si oppongano all’eliminazione di Paolo Borsellino a Marsala». Si chiede il magistrato: «Che cosa ha fatto Paolo Borsellino nel 1991 di particolare? Questo è un altro rovello che ha spesso accompagnato i nostri approfondimenti. Paolo Borsellino viene a conoscenza del rapporto tra mafia e appalti, di tutto quello che è collegato a mafia e appalti. Non viene a conoscenza del fatto solamente che c’è un’appendice del rapporto tra mafia e appalti a Pantelleria. Evidentemente, viene a conoscenza di quelle famose notizie che riguardano la De Eccher, il rapporto con imprenditori del Nord e, soprattutto, la vicenda che riguarda l’amministratore della società, comunque legato mani e piedi al potere politico romano». Una ipotesi – quella di Paci - che indirettamente smentisce la sentenza di primo grado sulla trattativa, visto che nelle motivazioni a firma del giudice Montalto si legge che non vi è la «certezza che Borsellino possa aver avuto il tempo di leggere il rapporto mafia- appalti e di farsi, quindi, un'idea delle questioni connesse».

Ma c’è, appunto, la sentenza recentissima del Borsellino Quater che dedica un capitolo proprio a mafia appalti. Viene citata la testimonianza del pentito Antonino Giuffrè, tramite la sentenza n. 24/ 2006 della Corte di Assise di Appello di Catania. La Corte aveva osservato come le ragioni dell’anticipata uccisione del giudice Borsellino siano state precisate dal collaborante Giuffrè, il quale ha dichiarato che, dalle notizie apprese dopo la sua uscita dal carcere, ha potuto comprendere come i timori di Cosa Nostra fossero basati su due motivi: la possibilità che Borsellino venisse ad assumere la posizione di Capo della Direzione Nazionale Antimafia, e, soprattutto, la pericolosità delle indagini che egli avrebbe potuto svolgere in materia di mafia e appalti. «Un motivo è da ricercarsi – dichiarò Giuffrè -, per quello che io so, sempre nel discorso degli appalti. Perché sì sono resi conto che il dottore Borsellino era molto addentrato in questa branca, cioè in questo discorso mafia politica e appalti. E forse alla pari del dottore Falcone». La motivazione, infatti, preme molto sulla questione mafia appalti che, ricordiamo, fu un’operazione condotta dai Ros capitanati dal generale Mario Mori e depositata nel ’ 91 su spinta di Giovanni Falcone. Giuffrè conferma le precedenti dichiarazioni secondo cui «il dottor Borsellino forse stava diventando più pericoloso di quello che addirittura si era pensato, in particolare (…) per quanto riguarda il discorso degli appalti». La Corte dà molto credito a Giuffrè, il quale aveva posto in evidenza altri aspetti di rilievo, come il fatto che, prima di attuare la strategia stragista, sarebbero stati effettuati “sondaggi” con “persone importanti”, appartenenti al mondo economico e politico. Nelle motivazioni viene quindi evidenziato come questi “sondaggi” si fondavano sulla “pericolosità” di determinati soggetti non solo per l’organizzazione mafiosa, ma anche per i suoi legami esterni con ambienti imprenditoriali e politici interessati a convivere e a fare affari con essa. Da questo tipo di discorsi iniziava l’isolamento che ha portato all’uccisione di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, i quali «non interessavano proprio a nessuno» e non erano ben visti neppure all’interno della magistratura.

Nella decisione di eliminare i due magistrati aveva avuto un peso proprio il loro isolamento. «L’inquietante scenario descritto dal collaboratore di giustizia trova – si legge nella motivazione -, in effetti, precisi riscontri negli elementi di prova emersi nell’ambito del presente procedimento, che evidenziano l’isolamento creatosi intorno a Paolo Borsellino, e la sua convinzione che la sua uccisione sarebbe stata resa possibile dal comportamento della stessa magistratura».

Ma qui, in fondo, parliamo di una sentenza non definitiva. Però c’è quella del 21 aprile del 2006 ( confermata poi in Cassazione) da parte della Corte d’Assiste di Catania che riguarda esattamente i processi per le stragi nelle quali morirono Falcone e Borsellino. Una sentenza, definitiva, che mette un sigillo alla fake news di Travaglio. Scrivono i giudici che Falcone e Borsellino erano «pericolosi nemici» di Cosa Nostra in funzione della loro «persistente azione giudiziaria svolta contro l’organizzazione mafiosa» e in particolare con riguardo al disturbo che recavano ai potentati economici sulla spartizione degli appalti. Motivo della “pericolosità” di Borsellino? La notizia che egli potesse prendere il posto di Falcone nel seguire il filone degli appalti. In aggiunta riportano la testimonianza di Pulci che riferiva di aver saputo che avevano accelerato l’esecuzione «poiché il dottor Borsellino si era confidato con una persona delle istituzioni e questa persona aveva avvertito che Borsellino poteva fare più danno di quello che stava facendo Falcone e hanno accelerato l’esecuzione».

Questo passaggio smentirebbe anche la cosiddetta trattativa visto che secondo la sentenza di Palermo sarebbe avvenuta dopo la morte di Falcone. Ma questa è un'altra storia.