Firmato, nei giorni scorsi, un protocollo di intesa tra il direttore della Asl e quello del carcere Mammagialla di Viterbo per prevenire le condotte suicidarie, a tutela dei detenuti ristretti nell’istituto penitenziario e ricoverati nel reparto di Medicina protetta – Malattie infettive dell’ospedale di Belcolle. Il patto tra le parti contribuisce ad affinare e a potenziare, attraverso una sinergia fra gli operatori interessati alla prevenzione del fenomeno, gli strumenti tesi alla intercettazione e alla valutazione dei fattori di rischio nei soggetti più fragili. Tra le azioni contenute nel protocollo figurano l’intervento immediato in ottica medico- custodiale, e la presa in carico dei casi a rischio da parte di una équipe multidisciplinare composta da medici, psicologi, psichiatri, educatori, unità di Polizia penitenziaria, considerando, inoltre, la pronta ed efficace gestione delle emergenze- urgenze e la formazione specifica del personale sanitario e penitenziario coinvolto.

«Il protocollo – ha commentato il direttore generale della Asl di Viterbo, Daniela Donetti – conferma, inoltre, l’obiettivo generale delle due amministrazioni, nell’ambito delle rispettive competenze, di sviluppare quei positivi fattori ambientali che contribuiscono a prevenire le situazioni di rischio. Tra questi: il miglioramento del complessivo quadro delle relazioni delle persone private della libertà ( si pensi al sostegno alla genitorialità dei detenuti padri), la garanzia dei diritti soggettivi delle persone detenute, fra cui un adeguato livello di assistenza sanitaria, e la costruttiva occupazione del tempo della detenzione con attività di studio, di formazione professionale, di lavoro, in alternativa a condizioni di ozio e passività». Il direttore del carcere di Viterbo Pierpaolo D’Andria ha aggiunto che in questo modo «anche attraverso gli strumenti del piano locale di prevenzione, la Asl di Viterbo e la Casa circondariale, nel consolidato clima di rispetto dei ruoli e di attenzione al coinvolgimento della comunità locale, intendono proseguire la proficua collaborazione verso un’esecuzione penitenziaria che possa realizzare, nella realtà viterbese, adeguate condizioni di umanità, dignità della pena e utili percorsi di risocializzazione».

In realtà il protocollo, frutto di un’intensa attività collaborativa fra le amministrazioni penitenziaria e sanitaria, in seno al tavolo di lavoro costituito dalla Asl nel 2018, dà attuazione al piano nazionale di prevenzione scaturito conferenza unificata Stato Regioni del 27 luglio 2017. Parliamo di un piano di prevenzione dove ancora non tutte le carceri si sono adeguate. Tale piano aveva come obiettivo quello di prevenire, appunto, le condotte suicidarie in ambito penitenziario degli adulti ed era finalizzato a realizzare in tutti gli Istituti Penitenziari attività che posseggano le seguenti caratteristiche: piena condivisione del complesso degli interventi da parte del Servizio sanitario nazionale e dell’Amministrazione della Giustizia; implementazione di organizzazioni funzionali dedicate a livello centrale, regionale e locale, costantemente integrate nelle professionalità e negli obiettivi; regolamentazione del monitoraggio degli interventi e degli esiti; definizione idonea a soddisfare adeguatamente i criteri di riferimento dei diversi attori interessati all’analisi e alla gestione del fenomeno suicidio; costante definizione e aggiornamento di protocolli operativi e locali; esclusione di ogni forma di iniziale coinvolgimento dei servizi sanitari specialistici della salute mentale nelle attività per prevenire il rischio di riconduzione errata delle scelte suicidarie nell’ambito di condizioni patologiche psichiatriche.