Non sarà la manovra del popolo che abolisce «la povertà», come si spinse a dire dal balcone di Palazzo Chigi Luigi Di Maio, ma resta una «manovra virtuosa». O almeno così la definisce il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in conferenza stampa a Bruxelles. Il governo italiano continua a trattare con l’Unione dopo la retromarcia su deficit, passato dal 2,4 per cento al 2,04 -, ma senza «cappello in mano, le riforme sono quelle che abbiamo pensato, non abbiamo nulla di cui scusarci, anzi abbiamo dimostrato una visione strategica, abbiamo intercettato una sensibilità sociale diffusa in Europa e stiamo rispondendo alle urgenze avvertite dai cittadini, anche in altri Paesi», dice Conte, difendendo l’azione del suo governo.

Anche perché, spiega adesso il primo ministro, il 2,4 non è mai stato un «totem o un indice di sfida all’Europa. Abbiamo accantonate le somme apparse necessarie per garantire queste riforme ma io non ho mai anticipato cifre. Il saldo finale è determinato dalle stime tecniche calcolate. Abbiamo liberato delle risorse». Convincere Matteo Salvini e Luigi Di Maio a inserire la retromarcia non è stato affatto difficile, secondo il racconto di Conte. La negoziazione va avanti a oltranza, ma il governo conta di chiudere in tempi rapidi il confronto. «Sono momenti febbrili e intensi per l’attività di governo. È un passaggio delicato per il Paese», sostiene il presidente del consiglio, che nelle ultime ore ha avuto modo di confrontarsi con tutti i capi di Stato dell’Unione. «Con la Merkel ho avuto una colazione di lavoro ho parlato anche con Rutte e molti altri», racconta Conte, convinto della possibilità di un accordo. «Noi abbiamo fatto un percorso. Abbiamo registrato una deviazione degli obiettivi del Patto di stabilità ma il tema è che non abbiamo offerto una manovra economica per rimarcare una posizione politica o dar vita ad uno scontro ideologica. Abbiamo fatto un esercizio di politica economica che rientra nelle prerogative di uno Stato sovrano. Forse c’è stato qualche tono, da entrambi le parti, ha offuscato il dato che questa manovra serve ai cittadini italiani», prosegue l’avvocato del popolo.

E mentre il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, rientra Roma, anche Angela Merkel si dice ottimista sull’esito positivo della trattativa. «Ci sono delle discussioni tra il presidente del Consiglio italiano, il governo italiano, e la Commissione Europea, cosa che saluto con favore», dice la cancelliera. «Confido che finiranno per trovare un accordo e vorrei limitarmi a questo».

Tra le modifiche che la maggioranza introdurrà alla manovra spiccano gli emendamenti proposti dai due partiti di governo, come quello sulle pensioni d’oro, depositato in commissione Bilancio al Senato e firmato dal capo gruppo M5S Stefano Patuanelli. Prevede l’introduzione di tagli crescenti in base all’entità dell’assegno per cinque anni: la riduzione sarà del 10 per cento per le pensioni da 90mila a 130mila euro lordi, del 20 per cento dai 130mila fino ai 200mila euro, del 25 per quelle dai 200mila ai 350mila euro, del 30 da 350mila a 500mila euro e del 40 per cento per gli assegni superiori ai 500mila euro. Esonerati dai tagli i trattamenti interamente liquidati con il sistema contributivo, gli assegni di invalidità ai superstiti e alle vittime del terrorismo.

La Lega propone invece sgravi fiscali per i pensionati residenti all’estero che scelgano di venire o tornare in Italia. Al Sud Italia. Tasse ridotte a un forfait del 7 per cento per 5 anni per chi si sposta in Sicilia, Calabria, Sardegna, Campania, Basilicata, Abruzzo, Molise, Puglia. Primo firmatario della proposta: Alberto Bagnai.

Il governo dovrà fare i conti anche con le nuove stime sulla crescite elaborate da Bankitalia. Per i tecnici di Via Nazionale, infatti, il Pil italiano nel 2018 si attesterà all’ 1 per cento, una previsione al ribasso rispetto a quelle diffuse a luglio scorso e che prevedevano un aumento pari a + 1,2 per cento. «La revisione per l’anno in corso riflette il rallentamento del prodotto finora osservato», si legge nel rapporto. «Nel biennio 2019- 2020 gli effetti negativi sull’attività economica derivanti dal profilo più elevato dei tassi di interesse osservati e attesi, oltre che da un’espansione più contenuta della domanda estera, compensano quelli di segno opposto riconducibili agli interventi contenuti nella manovra di bilancio e al calo delle quotazioni del greggio».

Ma l’ottimismo del governo del cambiamento non verrà offuscato neanche questa volta.