La situazione sta sfuggendo di mano. A tutti. Nel giorno in cui Parigi attende in assetto da guerra la terza grande manifestazione del movimento dei gilet gialli, dallEliseo filtrano indiscrezioni inquietanti: secondo una fonte citata da Le Figaro la Francia sarebbe addirittura vicina a un colpo di Stato con un imprecisato gruppo di persone pronte a «usare armi da fuoco contro parlamentari e membri del governo».Nessun dettaglio, nessuna precisazione, solo una fuga di notizie che sembra creata ad arte per alimentare il clima da psicodramma repubblicano che aleggia oltre le Alpi. Il silenzio del presidente Macron, poi, aggiunge al tutto quel particolare tocco di smarrimento e incertezza.Il più attivo tra gli esponenti dellesecutivo è il ministro dellinterno Christophe Castaner il quale non perde loccasione per ribadire che lo Stato non si farà intimidire dalla piazza, che la Francia sta vivendo unondata di violenza «eccezionale» e che la polizia dovrà «rispondere con assoluta fermezza alle provocazioni». Un approccio piromane che sta ricevendo numerose critiche anche allinterno del governo.Anche perché nel paese lescalation di violenza non sembra fermarsi, gli studenti che contestano la riforma dellesame di maturità sono in sciopero da giorni e si sono uniti alla protesta dei gilet gialli scontrandosi a più riprese con le forze dellordine. Decine gli arresti in tutto il territorio e altrettanti i feriti, quasi tutti tra i manifestanti che denunciano la brutalità della polizia. Le immagini dei liceali fatti inginocchiare con le mani dietro la nuca a Mantes la Jolie ( periferia parigina) oltre ad aver scioccato lopinione pubblica che parla di «gioventù umiliata» sono coerenti coni pruriti bonapartisti di Castaner.Gli scontri, violentissimi, dello scorso week end con i quartieri chic della capitale messi a ferro e fuoco e avvolti dai gas lacrimogeni hanno innescato un riflesso pavloviano negli apparati di sicurezza, gli uomini forti hanno alzato la voce, gli spazi di mediazionesi sono ridotti al lumicino e, nonostante le concessioni del premier Philippe cheha accettato di congelare le tasse sui carburanti, il movimento di protestanon accenna a sgonfiarsi mentre tutti attendono la manifestazione di oggi come un evento semi- apocalittico. Il dispositivo di sicurezza è daltra parte impressionante: quasi 10mila agenti in tenuta antisommossa agiranno nella capitale, mentre nel resto del paese la Gendarmeria metterà a disposizione 106 delle sue 109 divisioni: «Nellastoria repubblicana nonavevamo mai schierato così tante divisioni» ha tenuto a precisare il generale Richard Lizurey. Le prefettura di Parigi ha disposto misure degne di uno stato demergenza con la chiusura dei negozi, delle scuole, delle strade, dei mercati, di larghi tratti della metropolitana, il rinvio di tutte le manifestazioni sportive, il divieto di trasportare materiali infiammabili e pirotecnici in tutta larea metropolitana. Gli ospedali invece si preparano a fare gli straordinari con il richiamo dai turni di riposo di gran parte del personale medico e paramedico, stessa musica per i pompieri; saranno coordinati dallunità di crisi messa in piedi dalla sindaca Anne Hidalgo che ha chiesto ai residenti di «vigilare».Anche la magistratura è scesa in campo iscrivendo nel registro degli indagati Éric Drouet, il portavoce più in vista dei gilet gialli per «manifestazione non autorizzata» e «istigazione alla rivolta» : invitato in un talk show di Bfmtv, Drouet aveva invitato i gilet a «entrare dentro lEliseo», una smargiassata che gli costa uninchiesta giudiziaria.Ieri mattina la polizia si è presentata nel suo appartamento dove ha effettuato una perquisizione, poi Drouet e la moglie sono stati portati dal magistrato per un interrogatorio che è durato diverse ore prima di essere rilasciati in serata.Intanto secondo lultimo sondaggio pubblicato ieri dal network Lci malgrado le violenze dellultima manifestazione il 68% dei francesi sostiene ancora la lotta dei gilet contro il caro vita mentre la popolarità di Emmanuel Macron è drammaticamente in caduta libera, appena il 21% di consensi.Il minimo dei minimi per un presidente della Quinta Repubblica.