Lunedì prossimo entrerà nel vivo del dibattimento il processo ai tre poliziotti portati a giudizio per il depistaggio sulle indagini condotte dopo la strage di via D’Amelio, quando il 19 luglio 1992 moriva l’allora Procuratore Aggiunto di Palermo Paolo Borsellino. Gli imputati sono l’ex ispettore di polizia Fabrizio Mattei, ora in pensione, Mario Bo, ex funzionario e oggi dirigente della polizia a Gorizia ( non presente in aula), e Michele Ribaudo, agente di polizia, che nel ' 92, dopo le stragi di Capaci e via d'Amelio, fecero parte del cosiddetto gruppo investigativo ' Falcone Borsellino' come stretti collaboratori di Arnaldo La Barbera, morto nel 2002. Contro di loro l'accusa è di calunnia aggravata dall'avere favorito Cosa nostra. Hanno agito autonomamente o sotto l’impulso di ordini dall’alto? Sarà il processo a fare breccia sulla verità.

A sentire la lista dei testimoni durante l’udienza del 26 novembre scorso, presentata dal Pm nisseno Stefano Luciani, non si può fare a meno di ricollegare questo processo all’ultimo “Borsellino quater”, che si era concluso con la condanna alla pena dell’ergastolo dei mafiosi Salvatore Madonia e Vittorio Tutino per concorso in strage, mentre Francesco Andriotta e Calogero Pulci sono stati condannati a dieci anni di reclusione per calunnia aggravata. Vincenzo Scarantino, imputato anch’egli per calunnia, è stato invece prosciolto per prescrizione, a seguito della concessione delle attenuanti, poiché «determinato da terzi a commettere il reato».

Sui testi Lucia Borsellino, Andrea Ruggeri, Giuseppe Maria Ayala ( la sua testimonianza è riportata nelle motivazioni del Borsellino Quater), Giovanni Arcangioli, ma anche Pino Arlacchi, il Pm argomenta che si tratta di accertare le ulteriori condotte che servono a delineare la cornice per comprendere ciò che si è contestato agli imputati, anche con riferimento alla sparizione dell'agenda rossa e alla possibilità di avere notizie sugli appartenenti al Gruppo Falcone- Borsellino guidati in quel momento storico dal dottor Arnaldo la Barbera. Il Pm, nel cercare di argomentare le ragioni per cui vuole sentire Lucia Borsellino e ricercare prove sulla sparizione dell’agenda rossa, spiega che intende sapere come ai famigliari fu fatto presente del mancato ritrovamento dell'agenda di Paolo Borsellino, così come agli altri testi di questo segmento della istruttoria dibattimentale. Tra i testi ci sarà anche il giornalista Angelo Mangano, colui che raccolse in un'intervista per Studio Aperto la prima ritrattazione di Scarantino e che all’epoca gli fu sequestrata. Il Pm chiamerà a deporre anche i magistrati Francesco Paolo Giordano, Ilda Boccassini, Fausto Cardella, Annamaria Palma, Carmelo Petralia, Roberto Saieva e Nino Di Matteo che a vario titolo hanno partecipato ad indagini e processi sulla strage di via d'Amelio. Non solo testimonianze, rivolte a scoprire le ragioni per cui si dovette fare un depistaggio nelle indagini per ricercare le cause e i colpevoli della morte di Borsellino in quella domenica mattina in Via D’Amelio, ma anche l'acquisizione dei verbali di sommarie informazioni rese dalla signora Agnese Piraino Borsellino, di Luigi De Sena e del collaboratore Cancemi Salvatore, tutti ormai deceduti e non possibili da assumere a testimone.

Prima di aprire il dibattimento la Corte ha affrontato nell’udienza dello scorso 26 novembre le questioni preliminari, quelle in particolare sulla competenza territoriale e l’ammissibilità delle parti civili. Tra le altre, ammessa la costituzione del Comune di Palermo, in ragione «della lesione dell'immagine derivata dalla contestata agevolazione di condotte riconducibili all'associazione mafiosa denominata Cosa Nostra operante sul territorio del Comune» ; più osteggiata è stata la costituzione del ministero dell'Interno, per il quale le difese degli imputati si sono opposte sia perché non rappresentativo dello Stato sia perché già citato come responsabile civile: dal canto suo la Corte ha ammesso, ritenendo di «rimettere alla successiva fase di merito ogni questione attinente all'effettiva prova del pregiudizio lamentato».

Di rilevo il fatto che, comunque in risposte alle obiezioni dei difensori, la Corte abbia osservato comunque che non vi sia ragione di escludere una duplicità di posizioni giuridiche in capo al Ministero che può essere chiamato a rispondere delle restituzioni e dei danni patiti e nel contempo essere titolari di una pretesa risarcitoria derivante dal danno patito e casualmente riconducibile alle condotte tenute dalle persone fisiche sue dipendenti. In tema di prove, il Pubblico ministero, per provare i fatti di cui ai capi di imputazione, ha depositato una lista dei testi che prevede di sentire anche i collaboratori di giustizia Antonino Giuffrè e Giovanni Brusca, di Carlo Francesco, Ciro Vara, Gaspare Mutolo e Gaspare Spatuzza, Francesco Onorato e Mario Santo Di Matteo. La ragione della citazione è per l’accusa da rinvenire nella necessita di provare le «circostanze indicate nella contestata aggravante, per poter dimostrare che le condotte compiute dagli odierni imputati si inseriscono in un più ampio quadro che ad avviso del Pubblico ministero riguarda per dimostrare una convergenza di interessi tra gli appartenenti di cosa nostra e ambienti istituzionali per l’esecuzione della strage di Via D’Amelio».

Anche tra gli ex collaboratori di giustizia il Pm indica Salvatore Candura, Vincenzo Scarantino e Francesco Andriotta, osservando che a sostegno della richiesta avrebbe dovuto «parlare dell’ovvio», ovvero a proposito del Borsellino Quater, dove è’ emerso che siano stati lo strumento attraverso il quale si è operato quello che ormai viene comunemente definito il più grande depistaggio della storia. Obiettivo del Pm? Dimostrare nel dibattimento che la falsa verità in ordine alla fase esecutiva della strage di via D'Amelio si inizia a costruire attraverso la finta collaborazione con la giustizia di Salvatore Candura, per poi arrivare al settembre 1993 con l'altrettanto falsa collaborazione di Vincenzo Andriotta, fino a giungere alla falsa collaborazione con la giustizia di Scarantino che poi è per il Pm il «vero thema probandum». È infatti proprio nei suoi comportamenti che si inseriscono le condotte oggi contestate agli odierni imputati.

Il processo, in base al calendario proposto dal Presidente, avrà ritmi serrati con tre udienze settimanali. Si inizierà dunque lunedì prossimo.

IL PM DI CALTANISSETTA, STEFANO LUCIANI, HA CHIAMATO A DEPORRE ANCHE FRANCESCO PAOLO GIORDANO, ILDA BOCCASSINI, FAUSTO CARDELLA, ANNAMARIA PALMA, CARMELO PETRALIA, ROBERTO SAIEVA E NINO DI MATTEO