Tra cancellature, aggiunte, stralci e veti incrociati, il disegno di legge Anticorruzione tanto caro al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede si sta trasformando in uno psicodramma per il governo gialloverde. Le commissioni Giustizia e Affari costituzionali sono diventati il fortino da cui la maggioranza deve difendersi non solo dagli attacchi delle opposizioni ( la più animata è quella di Forza Italia) ma anche dal reciproco fuoco amico.

Se la settimana appena conclusa è stata dedicata al burrascoso tema della prescrizione, ad infiammare il dibattito ora sono le norme che riguardano i partiti politici. Risultato: dopo ripetuti rinvii, tutto si è aggiornato a lunedì.

CONTRIBUITI AI PARTITI

Sotto la lente ci sono le modifiche agli articoli 7 e 8 del ddl. Giovedì, i relatori del Movimento 5 Stelle avevano inserito un nuovo limite minimo alle somme che i privati potevano destinare ai partiti, fissando da 500 euro a 2.000 il limite al di sotto del quale non è necessario rendere pubblici i nomi dei donatori in base al principio di trasparenza. Ieri, però, i grillini hanno provato a ritrattare l’emendamento, tornando alla cifra iniziale, ma senza un nuovo emendamento e senza un nuovo termine per i sub- emendamenti non è possibile. Di qui l’impasse e il rinvio per tutta la giornata della Commissione: l’innalzamento della soglia era frutto di un ac- cordo con gli alleati leghisti, i quali si sono opposti al passo indietro dei pentastellati e non hanno nascosto la loro irritazione. «I patti vanno rispettati - ha detto chiaramente il leghista Igor Iezzi - ieri sera abbiamo raggiunto un accordo, oggi i 5 stelle dicono che non va bene e vogliono rivederlo. È una cosa da pazzi». A inasprire i toni, si è aggiunto il ministro della Giustizia Bonafede, il quale ha sconfessato l’aumento della soglia in diretta televisiva su La7: «L’accordo già raggiunto prima di portare l’atto alla Camera, quindi in consiglio dei ministri, prevede questo: la soglia è di 500 euro per le donazioni in contanti, sopra i 500 euro verrà tutto pubblicato online». Risultato: stallo totale, con le opposizioni che lasciano i lavori dopo l’ennesimo rinvio della Commissione. «È una pagliacciata», ha tuonato il dem, Gennaro Migliore, «Un atteggiamento privo di qualsiasi logica, questo è ostruzionismo della maggioranza che vuole fare i porci comodi suoi».

LA BLINDA- CASALEGGIO

Altra novità del ddl, la sparizione della norma ribattezzata “Blinda- Casaleggio”, che circoscriveva i rapporti tra partiti, movimenti politici e fondazioni o associazioni. La maggioranza, infatti, ha approvato una proposta di modifica targata Lega che, di fatto, lascia le cose invariate, sopprimendo un intero comma dell’articolo 9 del ddl. Il testo soppresso recitava: «Un partito o movimento politico può essere collegato ad una sola fondazione o ad una associazione o ad un comitato [...]. I partiti o movimenti politici e le fondazioni, associazioni o comitati ad essi collegati devono garantire la separazione e la reciproca indipendenza tra le strutture direttive e di gestione corrente e la contabilità finanziaria del partito o movimento politico e le strutture direttive e di gestione corrente e la contabilità finanziaria della fondazione o associazione o comitato ad essi collegata». Una previsione, questa, che da un lato avrebbe legato indissolubilmente e in modo esclusivo il Movimento 5 Stelle a Rousseau ( di qui il nome di Blinda- Casaleggio), dall’altra avrebbe limitato i rapporti tra i partiti tradizionali e le fondazioni. Limite a cui la Lega era fermamente contraria.