Più che la sentenza di assoluzione di Virginia Raggi sono da registrare le reazioni violente e scomposte dei leader del Movimento 5Stelle: da Luigi Di Maio ad Alessandro Di Battista. Un attacco a testa bassa contro i giornalisti che lascia molto perplessi sull'idea di democrazia e di libertà di stampa. Se il vicepremier ha parlato di "infimi sciacalli", l'ex deputato grillino su Facebook se l'è presa con i "pennivendoli": "Sono loro le vere puttane". Dalle note ufficiali ai post sui social, sono molti i giornalisti che hanno replicato alle accuse. "Caro @luigidimaio prima di insultare i giornalisti impara a leggere le sentenze: il giudice ha stabilito che 'il fatto c’è', dunque abbiamo scritto solo la verità - scrive su Twitter Sebastiano Messina de la Repubblica - Noi raccontiamo i fatti e continueremo a farlo: fattene una ragione". "Sono dieci anni che Di Maio tenta con ogni mezzo di abolire l’Ordine dei giornalisti, che dice di disprezzare - scrive in un altro post - Qualche giorno fa ha annunciato che l’abolizione 'è già sul tavolo del governo'”. Mentre il direttore del quotidiano romano, Mario Calabresi, con un editoriale ha sottolineato come "nessuno dei fatti descritti da Repubblica è stato smentito. La procura e il giudice per le indagini preliminari li hanno ritenuti rilevanti. Il Tribunale ha ritenuto che non costituiscano reato e Virginia Raggi è stata assolta". "Ma basta con 'infimi sciacalli' ai giornalisti. Un sindaco è stato assolto, dovrebbe essere il minimo. La città resta quella che è, si metta al lavoro per fare meglio. Punto", scrive Andrea Salerno, direttore La7. "Il livore dei 5 stelle verso l'informazione è comprensibile solo per la frustrazione di non poter, da giustizialisti integrali, attaccare chi ha portato a giudizio la Raggi, non i giornalisti ma i magistrati - è il post di Enrico Mentana, direttore del Tg La7 su Facebook - Hanno avuto anni per dare ai giornalisti delle puttane, ma hanno aspettato la fine del processo di primo grado, non si sa mai". "Nessuna categoria è fatta solo di gente pura, neanche i giornalisti, neanche i 5 stelle, neanche le puttane. Ma né i giornalisti né le donne che scelgono, o sono costrette, alla prostituzione sono così poco coraggiosi da dare la colpa di un'azione giudiziaria a chi l'ha raccontata e non a chi l'ha aperta e svolta", sottolinea. Eppure Virginia Raggi è stata assolta nell’ambito del processo che la vedeva imputata di falso in relazione alla nomina di Renato Marra a capo della direzione Turismo. La Procura di Roma aveva chiesto una condanna a 10 mesi, con le attenuanti generiche  e  dalla lievità della richiesta si era già capito che forse le cose non sarebbero finite male. La Raggi era pronta a dimettersi nel caso di condanna, aveva già girato un video che sarebbe stato diffuso dopo la sentenza. “Sono pronta ad andarmene in due ore”, aveva detto. Alla lettura della sentenza la sindaca  è scoppiata in lacrime ed è corsa ad abbracciare gli avvocati ed il marito, mentre i suoi sostenitori (in aula era presente una buona parte dei consiglieri comunali grillini) applaudiva.   «Questa sentenza spazza via due anni di fango. Andiamo avanti a testa alta per Roma, la mia amata città, e per tutti i cittadini», ha commentato