Assolta la sindaca Raggi: "Il fatto c'è, ma non costituisce reato", ha stabilito il giudice del tribunale di Roma, in merito al reato di falso ideologico contestato a Virginia Raggi nella nomina di Renato Marra, fratello del suo braccio destro Raffaele.

L’ACCUSA

«Condannate Virginia Raggi a dieci mesi di reclusione». È la richiesta dei pm nei confronti della sindaca di Roma processata per falso ideologico in atto pubblico in relazione alla nomina alla direzione Turismo di Renato Marra, fratello di Raffaele.

La sentenza giudiziaria arriverà oggi, ma intanto arriva quella politica da parte del leader dei 5 Stelle, Luigi Di Maio: «Io non conosco l’esito del processo ma il nostro codice di comportamento parla chiaro e lo conoscete». E dai vertici grillini arrivano voci ancora più nette: «In caso di condanna si deve dimettere. E se non lo fa deve essere espulsa». Decisamente più cauto il socio di governo Matteo Salvini: «Mi auguro che venga assolta».

«Virginia Raggi disse il falso perché con il codice etico del M5s vigente nel 2016 si sarebbe dovuta dimettere». Sarebbe questo, secondo il procuratore aggiunto Paolo Ielo, il movente che spinse la sindaca di Roma a mentire e a compiere il reato di falso documentale, per il quale ha chiesto una condanna a 10 mesi, richiesta sulla quale oggi si pronuncerà il tribunale capitolino.

L’accusa, rappresentata da Ielo e dal pm Francesco Dall’Olio, ha chiesto l’acquisizione del regolamento interno ai 5Stelle all’epoca della nomina di Renato Marra alla Direzione Turismo del Comune capitolino, che in caso di indagine avrebbe condizionato il futuro politico della sindaca. E proprio per questo Raggi avrebbe dichiarato il falso all’allora responsabile dell’Anticorruzione in Campidoglio, Mariarosa Turchi, attestando, con una nota del dicembre del 2016, che la nomina era stata una scelta solo sua, e negando, dunque, che Raffaele Marra, allora capo del personale del Campidoglio e ora a processo con l’accusa di corruzione, c’entrasse qualcosa. Ma tra i messaggi sul suo telefono c’era anche quello con cui il sindaco lo accusava di non averla informata che grazie alla promozione il fratello avrebbe avuto un aumento. Un indizio, per la procura, del fatto che i due avevano discusso della questione. «Se la sindaca avesse detto la verità - ha sottolineato Ielo riconoscendo che Raffaele Marra aveva ricoperto un ruolo decisivo nella scelta del fratello, l’apertura di un procedimento penale a suo carico sarebbe stata assai probabile. E lei era consapevole che in casi di iscrizione a modello 21 ( ovvero come indagata, ndr) avrebbe rischiato di perdere il posto perché era quanto prevedeva il Codice etico. È questo il movente della sua bugia».

La testimonianza di Raineri. Ieri è stato anche il turno di Carla Romana Raineri, il magistrato che ricoprì il ruolo di capo di Gabinetto per circa un mese dopo l’elezione della Raggi, con la quale ruppe polemicamente. Le sue funzioni, ha spiegato, «erano state di fatto espropriate e affidate a Raffaele Marra e Salvatore Romeo», tanto che, pur dovendo controllare la regolarità degli atti, non aveva «contezza del flusso informativo. Ho cercato disperatamente di sollecitare la sindaca su temi critici, come i rifiuti e il riordino delle partecipate e sempre mi dicevano “ne parli con Marra”, con un sovvertimento delle gerarchie, perché lui era mio vice». Erano loro due, secondo l’ex capo di gabinetto, i registi del Campidoglio, rendendo il suo ruolo «un guscio vuoto», comportandosi «in maniera autoreferenziale e arrogante». E Marra, «consigliere privilegiato del sindaco», veniva definito «eminenza grigia, Richelieu, Rasputin, per sottolineare la debolezza della sindaca come quella della zarina. Chiunque si fosse messo di traverso rispetto alle loro ambizioni faceva una brutta fine», ha sottolineato Raineri. Che aveva sollevato dubbi sulla procedura di nomina di Romeo, «da me ritenuta assolutamente illegittima», scontrandosi con la sindaca anche sulla sua decisione di non confermare il ruolo di Marra nel Gabinetto.

La replica della Raggi. Una testimonianza «surreale», soltanto «gossip», ha replicato la sindaca. «Sono state dette cose palesemente contrarie al vero. Non conoscevo la dottoressa Raineri e mi era sembrata una persona molto preparata - ha affermato -. Anche se rimasi molto interdetta quando ci presentarono e lei mi disse “non ti preoccupare starò qui al massimo un anno, un anno e mezzo'». Secondo la sindaca, il vero obiettivo di Raineri era ottenere un incarico dopo le politiche 2018. Spiegando gli attriti con motivi economici, almeno dopo la lettera dell’Anac sul suo inquadramento contrattuale. «Io non sono venuta da Milano per prendere 130 mila euro», avrebbe detto Raineri, secondo quanto riferito in aula da Raggi: «ne faceva unicamente una questione di soldi».