ROSSO ( UCPI)

ERIBERTO ROSSO SEGRETARIO UNIONE CAMERE PENALI

«Astensione: la risposta sarà questa. Se il governo non torna indietro, se il ministro non corregge la traiettoria sulla prescrizione, sicuramente i penalisti italiani si asterranno. Ci sarà una grande risposta, come è chiaro dall’indignazione che attraversa in queste ore l’avvocatura penale». Eriberto Rosso è da pochi giorni segretario dell’Unione Camere penali. È lui che il nuovo presidente Gian Domenico Caiazza ha voluto come più prossimo compartecipe della difficile sfida che gli è toccata. Insieme hanno visto il guardasigilli Alfonso Bonafede ieri mattina, a via Arenula. E Rosso, avvocato fiorentino da tempo impegnato nella politica associativa, è come se guardasse con occhi pieni di sconcerto al terremoto che sembra battezzare il suo incarico.

Il ministro vi è sembrato disposto a riconsiderare tempi e sostanza della modifica sulla prescrizione?

Mi pare disponibile a ragionare su una via d’uscita. Anche per ragioni di equilibri interni alla maggioranza. Ci è sembrato aperto a riconsiderare quanto meno la forma davvero misera in cui i deputati del suo gruppo hanno formulato l’emendamento. Spero che la maggioranza rifletta, di fronte alla mobilitazione degli avvocati, allo stupore della parte più sensibile della magistratura, di fronte ai tanti giuristi che hanno reagito in maniera chiara.

E se invece resta il blocco dopo la sentenza di primo grado?

La nostra risposta sarà dura. In questi casi le Camere penali sanno coniugare opposizione netta e in- transigente con la capacità di offrire un contributo di approfondimento. Ci asterremo e non resteremo a guardare. Intanto, di fronte al pasticcio combinato sull’emendamento, va accolta la dichiarazione del presidente della Camera, Fico, che assicura di voler verificare la correttezza della procedura. Una cosa è certa: si tratta di un colpo di mano ingiustificabile. Tanto che anche la maggioranza sembra esserne squassata. Ma a Bonafede abbiamo fatto notare anche altro.

Cosa?

Da una parte abbiamo apprezzato il modo in cui è corso ai ripari dopo quella frase, quell’“azzeccagarbugli” che, ci ha spiegato, è stata una voce dal sen fuggita. Gli abbiamo dato atto di aver sùbito te- lefonato a noi e al presidente del Cnf Mascherin. Ma nel ddl Anticorruzione ci sono diversi altri aspetti che paiono frutto del populismo più sprovveduto. Cito la non punibilità dell’agente provocatore, confezionata con delle limitazioni concepite per scongiurarne l’incostituzionalità ma chiaramente inefficaci. Lo avevamo detto già in audizione. Ma certo se non si toglie di mezzo l’emendamento sulla prescrizione, gli spazi di confronto si azzerano.

Qual è la conseguenza più grave di quella modifica?

Premessa: agirà, in concreto, fra almeno una decina d’anni, a meno di non abbattere quel principio elementare per cui la norma penale sostanziale opera solo sui reati futuri. Ma in termini di principio, ci rendiamo conto o no, che se si dice ‘ da quel momento la prescrizione non opera più’, si resta sotto la scure del processo per un tempo indefinito? E ancora, ci si rende conto o no, che se il pm impugna un’assoluzione, la persona si trova con l’incubo di una condanna in appello che può travolgerlo senza limiti di scadenza? È incredibile.

Se invece il ministro aprisse un tavolo con avvocati e magistrati, ci andreste?

Se si tratta di discutere su cosa non funziona nel processo penale, sulla stratificazione di norme che hanno scombinato il modello accusatorio e ingigantito per esempio i poteri del pm, andremmo sicuramente a discuterne. E se in un simile quadro di revisione dicessero di voler parlare anche di prescrizione, andremmo a dire la nostra e a sentire cosa hanno in mente. Non ci sottraiamo. È la proposta avanzata dal presidente Mascherin e l’Ucpi sarebbe senz’altro un interlocutore attivo. Se invece l’idea è di proporci una pacchetto chiuso e concederci solo di dire cosa ne pensiamo, noi penalisti reagiremo con gli strumenti che siamo in grado di mettere in campo e coglieremo l’occasione per condurre una grande opera di sensibilizzazione nella società, per additare i rischi a cui si espone lo Stato di diritto.

Un’ultima cosa. Alla maggioranza dell’Anm lo stop della prescrizione piace: ma crede che le toghe sarebbero pronte a invitare esse stesse la politica a una riflessione pur di non perdere del tutto l’interlocuzione con l’avvocatura?

Ci muoviamo per questo. Non solo me lo auguro, ma sono convinto che possa andare proprio così. E ne trovo validi auspici nelle parole pronunciate al nostro congresso di Sorrento da magistrati come il procuratore di Napoli Melillo e la segretaria di Md Guglielmi. Mi sembra che in tanti, anche nella magistratura associata, siano interessati al confronto.