Il punto è: le correnti della magistratura sono una “anomalia da estirpare”? In questi termini il tema è stato trattato spesso, negli ultimi anni, ma con una tale disinvoltura da non essere mai preso sul serio. Dall’insediamento del nuovo governo, forse per la prima volta, se ne parla con una certa specifica determinazione. L’esecutivo medita una legge che riformi il sistema di voto del Csm, e arrivi proprio a “neutralizzare” l’associazionismo giudiziario. Il che in realtà non è detto che avvenga: in molti nella magistratura ricordano che le correnti sono nate come luoghi di elaborazione culturale. Ed è anche a una simile matrice che guarda l’incontro previsto per oggi presso la sede del Cnf su “Storia, valori e personaggi di Magistratura indipendente nell’associazionismo giudiziario, nei rapporti con i poteri dello Stato e con l’avvocatura”.

Occasione impreziosita da un dato assai rilevante: si tratterà della prima uscita pubblica di David Ermini da quando è stato eletto vicepresidente del Csm. È significativo anche che avvenga nella sede istituzionale dell’avvocatura. È il riconoscimento di una funzione: quella di una professione forense non intesa solo come insieme di libere attività ma innanzitutto come soggetto centrale del sistema democratico. E il fatto che Ermini e il Cnf, a loro volta, partecipino a un approfondimento sulla “storia” e i “valori “di un gruppo associativo della magistratura è a sua volta rilevante, perché certifica l’attitudine al dialogo di entrambi. Di Ermini, in quanto profilo di avvocato ed esponente politico noto proprio per la disponibilità al confronto, per l’attitudine convessa anziché spigolosa che va di moda. E dell’avvocatura, che con la cornice e il contributo offerti al convegno di oggi dimostra ancora una volta che sulla giustizia la riforma migliore è quella dell’ascolto e dell’addio ai pregiudizi.

Oltretutto, nel caso dell’incontro di questa mattina, il punto di unione tra la prospettive delle toghe e quelle della professione forense è interessante: il seminario, si legge nella scheda di presentazione, “si focalizza sui rapporti fra l’associazionismo giudiziario e l’avvocatura, anche per aprire una riflessione sul ruolo delle correnti sulla tenuta delle garanzie difensive nel processo”. Giudici e pm del gruppo presieduto da Giovanna Napoletano spiegheranno dunque quale contributo ha offerto la corrente sul terreno culturale specificamente presidiato dagli avvocati. A introdurre i lavori, con Napoletano, saranno Ermini e il presidente del Cnf Mascherin. Le “tesi di partenza” saranno enunciate dal segretario di “Mi” Antonello Racanelli e da Anna Ferrari, magistrato in servizio presso il ministero della Giustizia a cui si deve una parte significativa delle basi da cui nasce l’incontro: è la segretaria del gruppo di lavoro “Storia di Magistratura indipendente”. La sessione mattutina sarà coordinata da Claudio Galoppi, togato nella precedente consiliatura del Csm e da poco nominato consigliere giuridico della presidente del Senato Alberti Casellati. Sul “rispetto delle garanzie di difesa” nei processi di mafia e terrorismo interverranno i magistrati Stefano Guizzi ( consigliere di Cassazione), Roberto Alfonso ( pg di Milano), Margherita Cassano ( presidente della Corte d’appello di Firenze), Vincenzo Geraci ( già pg aggiunto in Cassazione) e Francesco Saluzzo ( pg di Torino). Del contributo offerto da “Mi” nel corso della propria storia su “giusto processo e diritto di difesa” parleranno Nicola Mazzamuto ( presidente del Tribunale di sorveglianza di Messina), Fiammetta Palmieri ( a sua volta nel gruppo di lavoro sulla “Storia di Mi”), il pm di Palermo Federica La Chioma e la neoconsigliera del Csm Loredana Miccichè. Un’occasione che conferma il valore del confronto e della sinergia tra i due soggetti della giurisdizione.