Tutti d’accordo. Dal Movimento 5 Stelle al Pd, passando da Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, la politica ha risposto presente all’appello lanciato dal presidente del Cnf Andrea Mascherin e dal congresso nazionale forense per il riconoscimento costituzionale del ruolo dell’avvocato. Un riconoscimento che trova un primo punto fermo, oltre che nella disponibilità del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, anche in quella manifestata dai politici presenti giovedì pomeriggio alla tavola rotonda moderata da Mascherin, che si sono detti disponibili a formare il tavolo di lavoro che si occuperà di realizzare la proposta. I sì alla proposta sono arrivati da Angela Anna Bruno Piarulli, capogruppo della commissione giustizia al Senato ( M5s), Walter Verini, responsabile della sezione giustizia del Pd alla Camera, Franco Vazio, vice presidente della commissione giustizia ( Pd), mentre a dare la propria disponibilità a costituire il gruppo di lavoro sono stati Andrea Ostellari, presidente della commissione giustizia al Senato ( Lega), Enrico Costa, responsabile giustizia di Forza Italia, Francesco Paolo Sisto, già presidente della commissione affari costituzionali, Francesco Urraro, membro della seconda commissione permanente giustizia ( M5s), così come Ciro Maschio, e Paola Frassinetti, entrambi di Fratelli d’Italia. Garantire il ruolo costituzionale dell’avvocato rappresenterebbe un modo per rafforzare il sistema delle garanzie, in un periodo storico in cui i diritti vengono messi in discussione. «L’avvocato ha un ruolo essenziale - ha sottolineato Piarulli -, è il primo garante della legalità ed il primo interlocutore a cui chi viene privato della libertà si affida». Il ruolo di chi tutela i diritti fondamentali, dunque, va rinforzato, ha affermato Verini, secondo cui «la presenza in termini nuovi dell’avvocato è un contributo per rafforzare la stessa Costituzione e la giurisdizione». Anche come argine al vento securitario che rischia di mettere in secondo piano i diritti, trasformandoli in optional. «Viviamo tempi di paure - ha aggiunto -, abbiamo bisogno di rafforzare il sistema di garanzie».

Ma rappresenterebbe anche una maggiore garanzia di equilibrio nella decisione, andando a riempire le lacune presenti in Costituzione, ha spiegato Vazio. Secondo cui il tema vero «è il modo in cui la politica si vuole porre rispetto a questo tema», il riconoscimento nella Carta di avvocati, magistrati e politica, con funzioni diverse e senza sovrapposizioni. Una proposta accoglibile anche dalla Lega, ha sottolineato Ostellari, secondo cui «rafforzare la posizione dell’avvocato preserverebbe la complessiva autonomia della giurisdizione da ogni altro potere». Nessuna controindicazione, dunque, nel «far fronte comune per portare avanti il principio della tutela dei diritti fondamentali, che pervade i programmi del nostro agire politico», ha incalzato Urraro. Diritti che però secondo Costa, vengono minati proprio dall’attuale dibattito politico, nel quale la presunzione di innocenza è sempre più evanescente. «L’attività dell’avvocato è considerata molto spesso un ostacolo per il regolare funzionamento della giustizia - ha incalzato -. È necessario stabilire dei principi invalicabili. Dateci il nome, dateci la dignità di essere presenti, perché l’avvocatura probabilmente ha una radice più democratica della magistratura. Il magistrato vince un concorso, la difesa invece è una scelta». La tavola rotonda si è conclusa con la sessione moderata da Antonio Rosa, che ha puntato l’attenzione sul processo civile, sulla sua velocizzazione e sulla salvaguardia della geografia giudiziaria.