Diciamoci la verità: in un’Europa dove il confronto politico tende a scendere pericolosamente sotto la cintola tra vezzosi sberleffi di ubriachezza e soffici accuse di xenofobia, la nota più divertente arriva da chi nella Ue ha già un piede e mezzo fuori. Infatti le istantanee della premier inglese Theresa May che si presenta a Birmingham sul palco del congresso Tory ancheggiando al ritmo diDancing Queen degli Abba, è destinata a restare negli annali non solo della politica ma anche ( e forse soprattutto) del costume. Chissà, se si fosse presentata alle selezioni di X Factor magari il primo ministro britannico avrebbe sbaragliato la concorrenza: nel frattempo si è “contentata” si riconquistare almeno provvisoriamente la leadership del suo partito, contesa dall’ex ministro degli Esteri Boris Johnson, che pure in fatto di ammiccamenti giullareschi non scherza.

Laddove però la May ha davvero impressionato la platea è stato nell’assicurazione che fuori dall’Europa il suo Paese è atteso da «un futuro radioso e pieno di promesse».

Concetto interessante perchè sposa il sentimento di tanti al di qua della Manica che con le radici dei Conservatives albionici nulla hanno a che fare ma che tuttavia coltivano lo stesso sogno seppur al momento ancora sottaciuto: abbandonare il vascello dell’Unione europea e navigare in mare aperto verso mete allo stato sconosciute ma senz’altro gloriose. Viene da pensare che sul serio Bruxelles deve essersi macchiata di colpe stratosferiche se Brexit da un lato e l’accoppiata sovranisti- populisti dall’altro non vedono l’ora di vederne lo scalpo issato sul pennone più alto che c’è.

E’ possibile che coloro che si ostinano a opporsi a una simile deriva allo stato facciano la figura di chi cerca di fermare il vento con le mani. Eppure non può sfuggire che i Conservatori inglesi sono gli stessi che hanno fatto scoppiare la bomba della divaricazione col Vecchio Continente e che adesso non sanno come sgombrare il campo dalle macerie che hanno prodotto.

Come pure è complicato allontanare il senso di smarrimento dinanzi a leader politici che attaccano la Ue addebitandogli ogni genere di nefandezza ma poi non riescono a mettere nero su bianco due cifre due e passano il tempo a strologare su complotti di ipotetiche sette e lobby.

Restando con i piedi piantati sull’Isola, si può sostenere che l’Unione europea, la sua moneta unica e le sue traballanti istituzioni sono come la democrazia nell’accezione di Ser Winston Churchill: le cose peggiori che esistano. A parte tutte le altre, of course.