Roberto Saviano ha scritto al ministro Salvini per spiegargli tre cose. La prima è che il Sud non è solo mafia. La seconda è che non si combatte la mafia semplicemente dichiarando che fa schifo. La terza è che la mafia, e soprattutto la ‘ ndrangheta, sono molto estese al Nord e lambiscono la Lega e i suoi dirigenti.

Penso che Saviano abbia in parte ragione. Dico in parte, perché mi sembra che il suo articolo - pubblicato ieri su Repubblica - dopo aver denunciato l’antimeridionalismo di Salvini che criminalizza il Sud, finisca poi per “clonare” alcuni dei ragionamenti di Salvini, usando lo stesso metodo del leader della Lega, cioè quello di criminalizzare.

La polemica nasce dopo l’annuncio del ministro degli Interni che ha detto che oggi sarà a San Luca, nel cuore dell’Aspromonte, per tenere la tradizionale conferenza stampa di Ferragosto, che di solito si tiene al Viminale. Salvini ha spiegato che invece la terrà a San Luca perché vuol far capire alla ‘ ndrangheta che lui è un osso duro. E che non ha paura di recarsi nella capitale della ‘ ndrangheta. Salvini considera San Luca la capitale della mafia e un paese abitato solo da mafiosi.

Lo stesso giorno si recheranno a San Luca i dirigenti del partito radicale. I quali però denunciano un’altra cosa. L’illegalità dello Stato che risponde alla ‘ ndrangheta sospendendo la democrazia. San Luca è un comune di circa 3000 abitanti ed è stato sciolto a ripetizione per mafia, dal governo. Ora è commissariato perché nessuno più ha voglia di candidarsi, sapendo che se eletto sarà comunque rimandato a casa dal prefetto. Nella Locride sono moltissimi i comuni sciolti per mafia. La Locride e l’Aspromonte fanno parte di un pezzo del tutto speciale del nostro territorio nazionale, dove la democrazia, attualmente, non è prevista. I radicali vanno oggi a San Luca per protestare contro questo modo di comportarsi dello Stato. Loro sostengono che lo Stato deve combattere la mafia con la democrazia, esaltando la democrazia, moltiplicandola, e non sopprimendola. Cioè con la legalità, non con l’illegalità. Si sa, i radicali spesso sono stravaganti...

Saviano nel suo articolo - dicevamo - accusa Salvini di criminalizzare il Sud. Cioè di essere interprete di quel modo di pensare, molto vasto, secondo il quale il Sud è solo ‘ ndrangheta e mafia. A me sembra una accusa pertinente. E mi fa piacere che venga da un intellettuale molto prestigioso e molto ascoltato a sinistra. Perché, diciamo la verità, in questi ultimi anni la sinistra ha affrontato i problemi del Sud non con il cervello ma con l’ascia. Lasciandosi largamente travolgere dall’idea che il problema del Sud sia solo ed esclusivamente la presenza della mafia o della camorra e della ‘ ndrangheta, e ignorando che la mafia è l’effetto di altri problemi, molto più profondi, e che purtroppo non si risolvono con un po’ di manette e qualche cella. Quali problemi? Il sottosviluppo economico, la mancanza di strutture e di infrastrutture, l’assenza di investimenti, l’illegalità nel mondo del lavoro, l’inesistenza di controlli e contropoteri sindacali, l’enorme prevalenza dei ceti ricchi e forti e l’enorme sottomissione dei ceti deboli, lo sfruttamento bestiale dei lavoratori e degli immigrati, la debolezza degli investimenti culturali, la fragilità delle scuole e delle università, la mancanza assoluta di un progetto di sviluppo che non sia solo un invito al turismo. e anche la presenza, da qualche anno, di una magistratura che ha spodestato e sottomesso la politica.

Non è che ci sia una grande differenza tra l’approccio di Salvini, di questi giorni ( parole, iperboli, minacce, criminalizzazione e neanche mezza idea) e il modo nel quale la sinistra si è comportata al Sud in tutti questi anni. Per questo l’invettiva di Saviano può essere utile. Purché superi questa reticenza. La criminalizzazione del Sud sicuramente ha ricevuto una spinta abbondante dalla Lega, ma di sicuro ha avuto sempre solide basi a sinistra. E in particolare tra i giornalisti e i magistrati. Da quasi trent’anni è così. Saviano non può dimenticarsi che c’è stato più di un Procuratore che ha sostenuto che circa il 15 per cento della popolazione calabrese è mafiosa ( compresi bambini, preti, soldati e vecchietti). Né che ad esempio il mito dell’Aspromonte ‘ ndranghetista al 100 per cento è un mito che giornalisti e magistrati hanno sempre sostenuto e gonfiato. Mi viene in mente quella operazione giudiziaria di qualche anno fa a Platì ( paese a pochi chilometri da San Luca) quando un Pm mobilitò 2000 carabinieri per compiere una retata di notte nella quale furono catturate e arrestate 200 persone ( più o meno, credo, il 10 per cento della popolazione di Platì). Passò qualche anno e uno ad uno quei 200 furono scarcerati. Alla fine otto - dico otto: si, otto - furono condannati.

E’ facile, naturalmente, indicare nel perfido leghista il responsabile di tutti gli antimeridionalismi, ma non è così. Salvini era un ragazzino quando già montava la furia giustizialista che è il fuoco vero e il vero responsabile dell’antimeridionalismo.

Il Sud è stato devastato. La sua popolazione deportata. Le sue strutture produttive rase al suolo. Al Sud i trasporti funzionano malissimo. Mancano linee ferroviarie, treni, strade. Per andare da Reggio Calabria a Crotone bisogna prendere una littorina ( senza aria condizionata d’estate) che viaggia su un unico binario e ci mette sei ore. Voi conoscete un quotidiano nazionale che sia prodotto al Sud? O una televisione nazionale? O una radio nazionale? E allora vi stupite se l’opinione pubblica, persino quella meridionale, è influenzata dal punto di vista del Nord? E quante colpe ha in questo la sinistra e l’intellettualità italiana, che per molti decenni è stata fortemente legata alla sinistra. E che ha partecipato a pieno titolo all’operazione di salvarsi la coscienza dicendo: altro che questione meridionale, la vera questione è la questione criminale!

E’ stata la più colossale operazione di mistificazione storicopolitica dall’unità d’Italia.

Dico queste cose da giornalista che è stato sempre di sinistra, ma che ha vissuto qualche anno in Calabria e ha visto come funzionano le cose, e come il potere sia subalterno molto più al Nord che alla mafia. E come sia impossibile fare giornalismo libero e fare politica senza piegarsi a luoghi comuni, a idee preconfezionate, a inchini, e alla subalternità completa alla magistratura e alla politica del Nord.

Per questo apprezzo Saviano, ma fino a un certo punto. Non mi pare che lui abbia ancora voglia di entrare a fondo nella questione. Mi chiedo: perché per contestare Salvini ha bisogno di dire che ci sono ambienti leghisti vicini alla ‘ ndrangheta del Nord? Possibile che non si riesca a uscire da questo modo di discutere di politica che dal 1992 ha trasformato il dibattito politico in un affare da questura? Posso contestare Salvini senza dirgli che ci sono molti sospetti su alcuni leghisti del Nord che potrebbero, forse, essere coinvolti in inchieste che avanzano l’ipotesi che essi siano vicini ad ambienti vicini a personaggi vicini alla ‘ ndrangheta?

Vedete, a me questo metodo pare insopportabile. E soprattutto immagino che se questo resta il metodo non c’è dubbio sulla vittoria totale di Salvini. L’idea che si possa ostacolare o contestare il populismo contrapponendogli un populismo uguale e contrario ma un po’ più giustizialista è un’idea che non ha niente a che fare con la ragione. A Salvini invece vorrei dire, se va a San Luca, di provare a parlare davvero con la gente di San Luca, di farsi raccontare la loro storia, le loro sofferenze, i loro sogni, le loro lotte. Di farsi spiegare cos’è la Madonna di Polsi. E poi di informarsi su quanti soprusi ha ricevuto questa gente. E quindi di ragionare su come si può ricostruire un patto tra l’Italia e il Sud che aggiri la mafia, gli tolga autorevolezza, la renda inutile. Il problema caro Salvini e caro Saviano non è quello di mandare più poliziotti, soldati, Pm, microspie, pentiti: il problema è dimostrare che si ha un’idea per il Sud. Questa idea è il reddito di cittadinanza? Non so se è l’idea giusta, certo è una idea migliore di quella di chi vorrebbe solo radere tutto al suolo.