Internati al 41 bis al carcere di Tolmezzo e celle infestate da insetti, in particolar modo dalle cimici da letto, all’istituto penitenziario di Trieste. Visita lampo effettuata dal collegio del Garante nazionale delle persone private delle libertà, composto dal presidente Mauro Palma e dai due membri Daniela Robert ed Emilia Rossi. Per quanto riguarda le condizioni igienico sanitaria del penitenziario Coroneo di Trieste, il collegio del Garante ha trovato una situazione molto differenziata. Accanto a una sezione femminile dove c’è una cura degli ambienti, anche quelli comuni, parte delle sezioni maschili necessitano invece di una urgente presa in carico da parte dell’amministrazione penitenziaria perché le igieniche «sono chiaramente inaccettabili».

Per quanto riguarda gli internati al 41 bis, sette sono le presenze nella “casa lavoro” di Tolmezzo. Parliamo di persone che avevano finito di scontare il carcere duro, ma che alla fine della pena sono stati raggiunti da una misura di sicurezza da espletare sempre al 41 bis. La figura degli internati è stata affrontata più volte da Il Dubbio e il Garante nazionale Mauro Palma ha già espresso serie perplessità nell’ultima Relazione al Parlamento presentata un mese fa, anche alla luce di alcune sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo. Soprattutto quando la sua applicazione concreta non si differenzia nelle forme e nel regime applicato dalla precedente esecuzione della pena, con l’aggravante della indeterminatezza della durata, dati i possibili rinnovi della misura.

Come ha già ricordato Il Dubbio, questa disposizione suscita, da sempre, notevoli perplessità. In primo luogo, infatti, è difficile comprendere come la pericolosità sociale che qualifica l’internato, assegnato a colonia agricola o a casa di lavoro, oppure ricoverato in una Rems, possa essere coniugata con i ben differenti parametri del 41 bis. In secondo luogo, è stato osservato in dottrina che l’accertamento, da parte del magistrato di sorveglianza, circa la permanenza della suddetta pericolosità finisce inevitabilmente per incidere sulla sussistenza dei presupposti stabiliti per l’applicazione del regime speciale: invero, qualora venga accertato che «è probabile che il soggetto commetta nuovi fatti preveduti dalla legge come reati», ben difficilmente – in sede di controllo del decreto ministeriale – si potrà escludere l’attuale capacità del medesimo di mantenere collegamenti con il crimine organizzato. In sintesi, un internato può scontare, di fatto, una lunga pena al 41 bis. Un caso emblematico del quale si occupò il Partito Radicale, è quello di Vincenzo Stranieri. Ha un tumore alla laringe e i 24 anni di 41 bis gli hanno causato gravi problemi di tipo psichiatrico. La sua pena teoricacondizioni mente sarebbe dovuta finire il 16 maggio del 2016, ma invece di uscire, è stato internato e sempre al 41 bis. Ed è lui uno dei sette internati al carcere di Tolmezzo, dove ha fatto visita il collegio del Garante Nazionale. Giorni fa, la figlia di Stranieri, ha chiesto aiuto all’esponente del partito radicale Rita Bernardini, perché non riesce ad avere notizie del padre. Vivendo a Taranto non ha la possibilità economica di recarsi fino a Tolmezzo per fargli visita e non può sentirlo telefonicamente essendo il padre operato alla gola per un tumore maligno.

Il rapporto del Garante sulla vista degli istituti penitenziari della regione Friuli Venezia Giulia, verrà inoltrato con le sue osservazioni e raccomandazioni alle Amministrazioni coinvolte e sarà successivamente reso pubblico sul suo sito insieme alle eventuali risposte.