«Il ministro Alfonso Bonafede mette in cima alla sua agenda un intervento sui magistrati in politica: devo dire, da magistrata che è stata appena eletta in Parlamento, che un disegno di legge sul tema venne presentato da Forza Italia già nel 2001», dichiara l’onorevole azzurra Giusi Bartolozzi commentando l’intervento del guardasigilli al Plenum del Csm di mercoledì scorso.

Onorevole, non condivide la proposta di voler vietare alle toghe il ritorno in magistratura dopo l’esperienza politica?

Io sono fermamente convinta che il rapporto fra toghe e politica vada regolamentato. Voglio però ricordare che Forza Italia da anni è sensibile a questa tematica. Nella scorsa legislatura, relatori Pierantonio Zanettin ( FI) e Felice Casson ( PD), venne approvato in Senato all’unanimità, salvo poi arenarsi alla Camera, un testo sul ricollocamento in ruolo dei magistrati che avevano svolto un mandato elettorale. E’ giusto che il ministro tenga conto di tali proposte.

Pensa che in questa legislatura si possa arrivare finalmente alla sua approvazione?

Guardi, e lo dico da magistrato, io credo che sia necessario ampliare il divieto di ritorno alle funzioni giurisdizionali anche ai magistrati che hanno ricoperto incarichi di vertice nei ministeri, penso ad esempio ai vari capi di gabinetto o ai capi degli uffici legislativi.

I suoi colleghi che attualmente sono fuori ruolo con questi incarichi non saranno molto contenti…

Contentezza o meno, questo è un aspetto importante per la salvaguardia dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura. Mi spiego: il capo di gabinetto del ministro è una sorta di “ministro ombra”. E’ colui che condivide tutte le scelte politiche del ministro. Non credo che un magistrato che per cinque anni ha svolto una funzione del genere possa tornare poi in servizio come se nulla fosse.

Stesso discorso allora anche per i magistrati che vengono nominati per qualsiasi incarico di tipo politico? Ad esempio gli assessori delle giunte comunali e regionali?

Certo. Il divieto di ritorno in magistratura dovrà valere anche per loro.

Sarebbe una rivoluzione, considerando il numero di toghe che attualmente svolgono incarichi di questo genere…

Bisogna prendere atto che il sistema giustizia non funziona e deve essere riformato profondamente. Iniziando ad interrompere le “porte scorrevoli” fra politica e magistratura. Sono però perplessa sul fatto che la nuova maggioranza possa essere in grado di realizzare quel “cambiamento” che va sbandierando.

E sui magistrati che partecipano ad incontri politici? Senza fare nomi, sappiamo tutti che alcuni suoi colleghi sono recentemente intervenuti a convegni di partito prendendo la parola dal palco.

Sui magistrati che fanno attivismo politico penso che il Consiglio superiore della magistratura dovrebbe intervenire in maniera efficace. Esiste lo strumento del trasferimento per incompatibilità ambientale.

In questa legislatura, lei e il dem Cosimo Ferri, ex sottosegretario alla Giustizia e già capo di Magistratura indipendente, siete gli unici magistrati presenti. Per la cronaca, entrambi in commissione Giustizia. Vi siete già confrontati?

I lavori della commissione sono iniziati questa settimana. Non ho ancora avuto modo di parlare in modo approfondito con Ferri. Penso, comunque, che su molti temi saremo d’accordo. Nella scorsa legislatura il Pd e Forza Italia fecero il patto del Nazareno per procedere ad una serie di riforme condivise.

La commissione Giustizia, dove lei è segretario, si preannuncia “effervescente” considerando alcuni dei suoi componenti. Il Pd ha schierato gli ex responsabili Giustizia del partito David Ermini ed Alessia Morani, oltre al già citato Ferri. Forza Italia, Pierantonio Zanettin, già componente laico del Csm, ed Enrico Costa, vice ministro della Giustizia del governo Renzi. Sarete una spina nel fianco per il guardasigilli?

Al momento posso solo dire che non condivido nessuna delle proposte del M5s in materia di giustizia. Dall’annunciato ulteriore inasprimento delle pene per i reati contro la PA, all’agente sotto copertura, al tema delle carceri.

Da cosa bisognerebbe iniziare?

Dalla separazione delle carriere dei magistrati.

Addirittura?

Si. Io prima di diventare magistrato ero avvocato. Se vogliamo che il processo penale basato sul modello accusatorio veda su una effettiva parità accusa e difesa non si può prescindere da una reale separazione delle carriere fra chi giudica e chi fa le indagini. Oggi i piatti della bilancia della giustizia non sono sullo stesso piano.

Un’ultima domanda. La prossima settimana ci sono le elezioni per il rinnovo della componente togata del Csm. Mi dica solo se lei andrà a votare.

Certo...