La corte di Cassazione ha confermato la condanna per infermieri e medici per sequestro di persona, mentre ha annullato la sentenza d’appello per il reato di omicidio colposo di Franco Mastrogiovanni. Pene sospese perché inferiori a due anni di reclusione. La sentenza della Cassazione, respingendo il ricorso presentato dagli avvocati delle parti civili, ha confermato la decisione dei giudici di primo e secondo grado. Nel primo grado sono stati condannati i medici per sequestro di persona, falso ideologico e morte in conseguenza di sequestro, gli 11 infermieri invece erano stati scagionati. Nella sentenza di appello anche gli infermieri furono condannati, così come i medici, anche se con pene ridotte.

«In un mondo giusto questi ' medici' non avrebbero dovuto più indossare il camice», dichiara sconfortata Chiara Serra, la nipote di Mastrogiovanni. Quest’ultimo, maestro delle elementari, era soprannominato dai suoi alunni che gli volevano bene, “il maestro più lungo del mondo” per via della sua altezza. La via crucis di Franco Mastrogiovanni era durata in totale tre giorni e dieci ore, tutte trascorse legato a un letto, senza acqua né cibo, al reparto di psichiatria dell’ospedale San Luca di Vallo della Lucania.

Il 31 luglio del 2009 Franco Mastrogiovanni venne portato all’ospedale in ottemperanza a un Trattamento sanitario obbligatorio ( Tso). Ma perché? La storia rimane confusa: la notte tra il 29 e il 30 luglio del 2009, Mastrogiovanni fu pescato a percorrere con la macchina le strade dell’isola pedonale di Pollica. I carabinieri dissero al sindaco – Angelo Vassallo che poi sarà ucciso probabilmente dalla mafia – che il 58enne stava guidando a velocità troppo sostenuta, provocando un incidente dietro l’altro. Non era vero. Per ordinare un Tso, comunque, servirebbe il parere univoco di due medici: Vassallo però ordinò il Trattamento prima di sentire un qualsiasi parere sanitario. Il Tso quindi venne eseguito. Quattro giorni dopo gli infermieri trovarono il suo cadavere sul lettino: edema polmonare. Così si era espresso il medico legale che ha effettuato l’autopsia sul suo corpo. Ma questa è solo la causa finale, il motivo per cui il cuore di Mastrogiovanni a un certo punto ha smesso di battere. La verità, che in prima istanza venne negata, è che lui – 58 anni, maestro elementare, anarchico – era stato legato ai polsi e alle caviglie, particolari che non vennero inseriti nella cartella clinica, ma che uscirono fuori soltanto dopo l’esame dei segni sul cadavere.

I carabinieri erano andati a prenderlo a San Mauro Cilento, nel campeggio dove sta trascorrendo le vacanze, e lo hanno portato al centro di salute mentale di Vallo della Lucania. Lì per tre giorni Franco ha ingerito solo medicinali: En, Farganesse, Triniton, Entumin, Valium. E nient’altro. Lo hanno sedato, e ancora non si riesce a capire il perché, visto che lui non aveva dato alcun segno di aggressività o di rifiuto nei confronti del Tso. L’unica cosa: in presenza dei militari dell’Arma avrebbe intonato alcune canzoni “di contenuto antigovernativo”, cosa che, agli occhi di chi avrebbe dovuto accudirlo, lo avrebbe reso un pericoloso anarchico da tenere sotto controllo. Così sotto controllo che le cinte di cuoio con cui lo legarono gli hanno causato tagli profondi nella carne. Nella sua agonia Franco ha urlato e sanguinato, ha chiesto aiuto, ha cercato di divincolarsi. Nell’indifferenza generale e generalizzata degli operatori dell’ospedale San Luca. Ci sono dei video che provengono dal circuito chiuso della struttura: si vede lui che muore lentamente e tanti camici bianchi che gli passano vicino senza dar troppo peso alle sue grida di dolore. Ottantasette ore di lenta agonia.