Pur senza averne mai parlato fino a ieri, il nuovo guardasigilli Alfonso Bonafede e il presidente del Cnf Andrea Mascherin hanno un’ottica comune, sulla giustizia: quella “popolare”, rivolta a un’idea di servizio ai cittadini piuttosto che di strumento di propaganda. Sembra l’elemento che ha contribuito più di tutti a rendere po- sitivo e beneaugurale il primo incontro tra i due, avvenuto ieri mattina a via Arenula. Il ministro della Giustizia ha fatto visita al Cnf riunito in seduta giurisdizionale, dunque nella propria sede presso il ministero, dove il massimo organismo dell’avvocatura svolge tra l’altro le funzioni disciplinari. Nel corso del colloquio Mascherin ha assicurato a Bonafede «la massima collaborazione nella ricerca delle soluzioni migliori per rendere ai cittadini un corretto servizio giustizia». Il guardasigilli a sua volta ha garantito «una costante interlocuzione con l’avvocatura». Primo passo verso un dialogo che pare semplificato da quel punto di convergenza: la volontà di puntare all’interesse generale. Tradotto in concreto, significa occuparsi innanzitutto dell’emergenza al Tribunale di Bari. Nella visita al Cnf, Bonafede ha preannunciato «un rapido percorso per giungere al superamento definitivo della situazione non più tollerabile venutasi a creare», si legge in una nota diffusa dallo stesso Consiglio nazionale forense. Il ministro ha accennato al decreto che poi ieri è stato esaminato in Consiglio dei ministri, e in virtù del quale si procederà subito alla disintallazione delle tende piantate davanti al Tribunale penale dichiarato inagibile, con la sospensione dei processi, e dunque dei termini di prescrizione, fino al 30 settembre. Al momento di mandare in stampa il giornale, il governo non aveva ancora indicato gli ulteriori dettagli del provvedimento. Sembra in ogni caso destinato a trovare conferma l’auspicio affidato da Mascherin alla nota del Cnf, in cui, dopo aver riconosciuto al ministro «di aver affrontato la questione Bari con determinazione e con una costante interlocuzione con la magistratura e l’avvocatura locale», si è detto certo che «i rimedi immediati cosi come quelli definitivi saranno in linea con quanto auspicato dai due soggetti della giurisdizione oltre che dal personale amministrativo». Al centro dello scambio di ieri, Bonafede ha tenuto a mettere il tema della «organizzazione», oltre a quello dell’edilizia giudiziaria. Ministro e presidente del Cnf hanno assunto il reciproco «impegno», si legge ancora nella nota, «di mantenere un contatto costante e costruttivo» per «affrontare i tanti temi della giustizia e della professione, non ultimo quello del rafforzamento in Costituzione del ruolo dell’avvocato».

Che il dialogo sia destinato a essere intenso è nella logica delle cose. Così come pare inevitabile che ci siano distanze su alcuni temi. A iniziare dal decreto sull’ordinamento penitenziario, che il guardasigilli ha detto di non voler adottare nella forma ereditata dal predecessore Andrea Orlando. Ma intanto va registrata la dichiarazione significativa fatta ieri da Bonafede nel corso di un’altra visita importante, quella al dipartimento della Giustizia minorile: «Sull’esecuzione penale esterna c’è un equivoco di fondo, come se questo governo volesse mettere la gente in carcere e poi scordarsela. Assolutamente no», ha assicurato, «l’intenzione è di di far sì che se un detenuto esce dal carcere e ha la possibilità di reinserirsi nella società, lo deve fare non perché ci siano degli automatismi ma perché lo Stato ha valutato» la possibilità «del suo reinserimento». Parole che segnalano la possibilità di quel «dialogo costruttivo» auspicato da Bonafede e Mascherin. Sarà possibile praticarlo, secondo il presidente del Cnf, grazie a una avvocatura «pienamente collaborativa su tutti i provvedimenti che ci vedranno favorevoli» e «leale nell’indicare quello che riteniamo non vada bene», ma sempre «con l’indicazione di una soluzione alternativa» . Mercoledì prossimo Bonafede parteciperà per la prima volta, con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a un plenum del Csm. Ieri ha avviato il dialogo con gli avvocati. Premesse di una strada non priva di insidie, ma che per il ministro potrebbe rivelarsi meno impervia del previsto, se facilitata dal dialogo con i due soggetti della giurisdizione.