Il Presidente Mattarella, giorni fa, ha ricordato Giuseppe Saragat, nel trentesimo anniversario della sua morte, rileggendo alcune sue affermazioni. Una mi ha molto colpito.

Questa: «La democrazia non è soltanto un rapporto tra maggioranza e minoranza, ma è soprattutto un problema di rapporti fra uomo e uomo. Dove questi rapporti sono umani, la democrazia esiste; dove sono inumani, essa non è che la maschera di una nuova tirannide».

Mattarella ha pronunciato questa frase proprio nelle ore nelle quali l’Italia decideva di respingere la nave Aquarius, carica di profughi. È chiaro a cosa e a chi si riferiva. Ne abbiamo già parlato su queste colonne, sia per sottolineare il valore dell’intervento di Mattarella, sia per osservare come il suo intervento abbia avuto una scarsa eco sulla stampa. Alla nostra stampa piace Salvini quando dice che per i migranti è finita la pacchia. Non è molto attratta invece dai ragionamenti pacati di Mattarella.

Oggi però mi piacerebbe rileggere quelle parole di Mattarella, e di Saragat, alla luce di un’altra vicenda. Mattarella sapete tutti chi è, è il capo della nostra nazione ed è anche un illustre giurista. Saragat è stato un leader del partito socialdemocratico, un antifascista in esilio ( per quasi vent’anni), poi un mili- tante della Resistenza ( arrestato dai tedeschi, messo nel braccio della morte di Regina Coeli e fatto evadere dai gap di Roma), e infine, negli anni sessanta, il Presidente della Repubblica.

Bene, vorrei tornare su un caso che ho sollevato tante volte. Il caso Dell’Utri. L’ex senatore Marcello Dell’Utri si avvicina agli ottanta anni, da quattro sta in prigione, è malato di cancro, ha gravissimi problemi cardiaci, è stato condannato a sette anni per un reato molto discutibile ( concorso esterno in associazione mafiosa) per fatti ( molto vaghi) avvenuti comunque prima del 1992, e cioè in un’epoca nella quale, come ha accertato e solennemente dichiarato la Corte Europea, quel reato non esisteva e dunque non era né perseguibile né punibile.

Non c’è alcuna ragione al mondo per la quale l’ex senatore Dell’Utri debba restare in carcere. Non scarceralo è un atto assolutamente inumano. Le sue condizioni di salute sono incompatibili con la detenzione ( lo ha dichiarato decine di volte il medico di Rebibbia); Dell’Utri ha un’età nella quale è prevista la non detenzione in carcere; il reato di Dell’Utri non esiste e già da ora si sa che appena il suo caso arriverà alla Corte Europea sarà inevitabilmente ordinata la scarcerazione. Il problema è che questa scarcerazione se aspettiamo l’Europa - potrebbe arrivare troppo tardi. Perché Dell’Utri sta davvero molto male e rischia la vita.

Non lo conosco personalmente. Lo ho incrociato solo una volta, diversi anni fa, in uno studio televisivo. I suoi avvocati e i suoi parenti mi dicono che ormai il suo umore è molto molto basso. Che sente di essere vittima d’una ingiustizia evidente e chiara, di un accanimento, e che non ha più nemmeno voglia di lottare. Dell’Utri è una persona ( ripeto: Dell’Utri è una persona) invisa a moltissimi. Specie tra i potenti. Specie tra i magistrati. Ma anche nell’opinione pubblica, tantopiù di questi tempi, dominati dall’onda del giustizialismo e dell’odio. È inviso perché è stato un uomo potente e soprattutto perché è considerato uno dei cervelli di Berlusconi e quindi del berlusconismo. E ancora oggi, in Italia, nonostante la sconfitta politica del cavaliere, esiste un sentimento antiberlusconiano profondo, radicato, emotivamente fortissimo. Dell’Utri è odiato anche da settori larghi della magistratura sempre perché uomo di Berlusconi. E quel pezzo di magistratura che ha avviato un centinaio di procedimenti penali contro Berlusconi, senza riuscire a spedirlo in prigione, tiene come un trofeo, in mano, la detenzione di Dell’Utri. Si: Dell’Utri è uno scalpo.

Presidente Mattarella, non ho il filo di un dubbio né sul suo garantismo né sulla sua umanità. Garantismo, lei lo sa meglio di me, è una posizione culturale e ideale che esiste solo se è completa. Garantismo vuol dire difendere i diritti dei migranti, difendere i rom, difendere gli imputati di reati grandi e piccoli, i poveracci e i ricchi. Garantismo è dire che non si possono gettare a mare i migranti, perché non sono numeri ma sono persone ( come ha detto l’altro ieri papa Bergoglio), che non si possono fare leggi speciali contro i rom ( come ha denunciato la senatrice Liliana Segre), ma è anche difendere i diritti di un ex senatore. Garantismo e umanità spesso sono la stessa cosa. Non credo, presidente, che si potrà ottenere dalla magistratura la liberazione di Dell’Utri. Troppe ostilità, troppo livore, troppi impicci burocratici. Lei può farlo. Può concedere la grazia. È un atto giusto e umanitario, che può rendere più umana questa nostra Repubblica.

Sono sicuro che Saragat avrebbe concesso la grazia.