Sì, certo: ha ragione Mattia Feltri, che nel suo “Buongiorno” su La Stampa sottolinea la stravaganza dei tempi. Una tale stravaganza che “quando salta su uno e dice un’ovvietà, il mondo si ferma a bocca aperta”.

Accade infatti che Gaia Tortora, responsabile di “Omnibus“ tra i suoi ospiti non avesse nessuno della neo-maggioranza di governo. Una discriminazione? No, semplicemente gli interessati declinano l’invito alla partecipazione. E una quantità di ascoltatori – non ci vuole molto a intuire di quale simpatia politica – “arsi dal sacro fuoco della giustizia“, pare si siano esibiti in “lessico spiccio“ per il ripristino della par condicio violata.

A parte che sarebbe opportuno farla finita con questa asfissiante “par condicio“ e cominciare con la elementare regola di ascoltare chi ha qualcosa da dire, e smetterla di correr dietro a chi “semplicemente“ parla, o più spesso si mette a berciare, Gaia, paziente, e con educazione meritevole di cause migliori, ha spiegato che nella sua trasmissione chiunque è il benvenuto, a patto di rispettare le regole che la “casa“ si è data: niente monologhi, ma confronti e dibattito: “Se non partecipate al dibattito, facciamo a meno di voi“.

Annota Feltri: “Un tripudio. Un’ovvietà e un tripudio. Da secoli si assiste a questi talk, tutti molto ben congegnati, per carità, in cui a un certo punto compare uno, in collegamento dalla stratosfera, tendenzialmente un cinque stelle, che dice tutto quello che gli va di dire senza l’incomodo di risponderne. E ogni tanto inquadrano gli ammutoliti in studio, ammutoliti dallo stupore e dal protocollo, che tanto vorrebbero contraddire o precisare ma niente, nella stratosfera non arriva il segnale: l’Ufo Robot chiude il soliloquio e torna in pizzeria. Ora, va detto che non è soltanto costume dei cinque stelle. Ci provano un po’ tutti. E spesso ci riescono. E se non ci riescono, ottengono almeno di scegliersi gli interlocutori secondo affinità e simpatie”.

Tutta la storia fa venire in mente quei versi di Lucio Dalla in “Disperato Erotico Stomp”, là dove canta di “delusioni a grandi imprese…” per ricavarne che “l’impresa eccezionale, dammi retta, è essere normale…”.

Ecco: Gaia è stata, è, normale; e per questo eccezionale. Gaia, quando il direttore de “Il Mattino” praticamente tra l’indifferenza generale viene brutalmente rimosso perché non è sufficientemente prono a quello che si dice essere il “nuovo” potere insediato, lo invita in studio, e ne ascolta ( e ne fa conoscere) le ragioni; e per questo viene sui vari social ricoperta di insulti: “colpevole” di non si capisce quale lesa maestà. A tutti Gaia ha risposto con un twitter “normale”, e per questo “eccezionale”: “Ho già ricevuto una dose di insulti per aver detto che @ alebarbano sarà ospite ad @ OmnibusLa7. Ne sono felice. E sappiate che dei vostri deliri non me ne importa nulla…”. E a chi le contestava di non aver invitato altri giornalisti come Belpietro o Giordano allontanati per dissensi sulla linea editoriale: “Prima di dire ca** ate “uomo” senza volto informati. Invitai Giordano quando già si sapeva che sarebbe stato sostituito. Con tanto di battuta “qui è sempre benvenuto”. Finito con le parole in libertà? Ps: di solito non rispondo a chi non ci mette la faccia”.

Temo di suonar retorico, se dico che Gaia appartiene a quel tipo di persone che in Spagna definiscono “hombre vertical”. Schiena dritta, possiamo tradurre. Un cognome che onora, e buon sangue che non mente. Ha ragione Mattia Feltri: tutta la vicenda è di una evidente ovvietà. E’ ovvio che a Gaia dico grazie per quello che ha fatto, per come lo ha fatto, e per quello che sono sicuro continuerà a fare.