Si mobilita l’avvocatura per difendere la riforma dell’ordinamento penitenziario. Per il 2 e 3 maggio l’Unione delle Camere Penali italiane ha indetto l’astensione dalle udienze e da ogni attività giudiziaria. Inoltre, il 3 maggio, dalle ore 9: 30, si terrà a Roma presso la Residenza di Ripetta, la manifestazione nazionale, organizzata dall’Ucpi e dalla Camera Penale di Roma per sollecitare l’approvazione finale della riforma penitenziaria. Dopo i saluti del presidente della Camera penale di Roma, Cesare Placanica, interverranno: Rita Bernardini, coordinatrice della Presidenza del Partito Radicale, Giovanni Fiandaca, ordinario di Diritto penale all’Università di Palermo, Giovanni Maria Fick, presidente emerito della Corte costituzionale, Patrizio Gonnella, presidente dell’Associazione Antigone, Giovanni Legnini, vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Andrea Mascherin, presidente del Consiglio Nazionale Forense, Mauro Palma, Garante delle persone detenute o private della libertà, Riccardo Polidoro, Responsabile dell’Osservatorio carceri dell’Ucpi e Piero Sansonetti. Concluderà la manifestazione Beniamino Migliucci, presidente dell’Unione delle Camere Penali Italiane.

Ieri il ministro della Giustizia Andrea Orlando è ritornato sulla questione della riforma dell’ordina- mento penitenziario e lo fa ieri dal carcere palermitano dell’Ucciardone durante la commemorazione di Pio La Torre. «Ho lavorato in questi anni per dare una risposta al problema delle carceri in Italia – ha detto il Guardasigilli -. Un carcere che funziona male alle fine riproduce le gerarchie che ci sono fuori dal carcere, per questo confido ancora nel fatto che il Parlamento dia il parere definitivo sulla riforma penitenziaria». Il ministro ha concluso dicendo che bisogna «riconoscere quello che dice la Costituzione: cioè che si può cambiare dentro il carcere».

L’iter di approvazione è stato decisamente lungo e tortuoso. Tra dicembre e febbraio il provvedimento è passato due volte in Consiglio dei ministri per le modifiche chieste dalle Commissioni giustizia: pareri non vincolanti, che il governo ha accolto solo in piccolissima parte. Poi a metà marzo, il terzo passaggio in Consiglio dei ministri e l’invio alle nuove Camere, con Orlando che puntava alla Commissione speciale, quella istituita per gli affari urgenti, Def in testa. Da quel momento in poi è iniziato il tira e molla. Lega e Fratelli d’Italia contrari alla norma, la bollano come ' salva- ladri', contrari a qualsiasi accelerazione; anche tra alcuni sindacati di polizia penitenziaria circolano critiche. Sul fronte opposto Pd, Garante dei detenuti, avvocatura e membri degli Stati generali dell’esecuzione penale chiedono di varare una riforma giudicata prioritaria e di sistema. Dai Cinque Stelle, che per settimane hanno polemizzato parlando di ' regalo ai criminali' e smantellamento del 41 bis, è poi arrivata un’apertura di massima a esaminare il decreto in Commissione speciale. Lo stesso presidente della Camera, Roberto Fico, a cui Orlando aveva scritto - così come alla presidente del Senato, Casellati - ha chiesto ai gruppi parlamentari una riflessione. Ma da allora questa riflessione ancora non si è aperta.