La base dem si agita intorno all’ipotesi di accordo con il Movimento 5 Stelle. Sui social network e nei circoli il dibattito impazza: come e in quali forme sarebbe possibile aprire il dialogo, posto che esista la volontà politica di farlo? «Dovrebbero ammettere di aver fatto una campagna elettorale e un’opposizione al governo Gentiloni vergognose, poi si potrebbe iniziare a ragionare», dice Lorenzo Spizzichino, militante romano del Partito Democratico, che non nasconde tutte le problematiche di un possibile accordo ma ne riconosce alcuni elementi di utilità.

Quindi la porta ai 5 Stelle non è chiusa ermeticamente, come vanno ripetendo i renziani?

Inizio con una premessa: io sono contrario a che i 5 Stelle possano pensare di usare i voti del Pd come se fossero cosa loro. Il primo passaggio per iniziare un dialogo con i grillini è che loro chiedano scusa e riflettano politicamente su come hanno gestito il confronto con noi negli ultimi cinque anni di governo, dal confronto in streaming con Bersani in poi.

Quindi quali potrebbero essere le richieste del Pd?

Servirebbe una loro pubblica richiesta di sostegno, un riconoscimento del lavoro fatto dal governo Gentiloni e poi l’ammissione che esistano margini di condivisione sul programma.

Quindi un po’ di margine esiste?

E’ ovvio che dal punto di vista emotivo io li vorrei vedere che ci chiedono scusa, ma razionalmente dico che il margine esiste. Però, i 5 Stelle devono ammettere di aver esagerato prima con una opposizione vergognosa, in cui in 5 anni di governo si sono opposti a leggi come quella sulle unioni civili e sul testamento biologico, poi con una campagna elettorale altrettanto vergognosa nei toni.

C’è chi teme che, senza accordo coi grillini e con un ritorno alle urne, il Pd si liquefaccia. Governando con loro il Pd potrebbe allontanare il pericolo?

Io penso che, se il Movimento 5 Stelle ha preso il 34%, significa che ha drenato i voti del Pd. Ecco, io sono più interessato agli elettori del Movimento che alla loro dirigenza, perché quelli sì, in parte, sono sovrapponibili ai nostri. Il punto è mostrare loro che cosa hanno votato.

E come si recuperano quei voti?

Io spero che gli elettori dei 5 Stelle capiscano che il Movimento non è in grado di governare. L’obiettivo è mandare al governo i grillini, in modo che finalmente si capisca che non sono in grado di condurre il Paese. I ritornelli sull’onestà e il ri- gore vanno bene, ma tutto il resto è senza senso, a partire dalle loro teorie economiche. Il punto è questo: in questo quadro il Pd può giocare il ruolo di chi evita i danni, dando prova che è un partito che sa governare.

Da elettore del Pd, teme di tornare alle urne?

Io credo che lo temano più i 5 Stelle, perché sanno che se si torna a votare ci sono ottime possibilità che vinca il centrodestra. Certo, se trovassero un accordo con noi dovrebbero accettare un forte arretramento da alcune delle loro posizioni, ma o arretrano oppure sfondano gli altri.

Quante chances dà a un accordo Pd- M5S?

Direi che, a essere larghi, c’è il 20% di possibilità che vada in porto. Certo è che se la decisione verrà presa in direzione le chances sono zero.

E se decidessero gli iscritti?

Dipende da come il quesito verrebbe posto, per esempio prospettando come alternativa una presa del campo da parte delle destre. Intendiamoci, io penso che il Pd possa benissimo stare all’opposizione e cominciare da qui la ricostruzione della sua base. L’alternativa esiste però, e potrebbe essere quella di provare a governare, ma alle nostre condizioni.