Pare che Di Maio abbia cambiato il programma del suo movimento. Cioè che abbia sostituito quello che era stato approvato dal piccolo “esercito rousseau” - la cosiddetta base del partito - con un programma più compatibile con quello del Pd ma anche con quello della Lega. Del resto di Maio aveva già detto che per lui Lega e Pd pari sono, e che allearsi con l’una o con l’altro avrebbe cambiato poco.

Si possono usare queste informazioni per costruire nuove polemiche oppure per ragionare. Proviamo a ragionare. Come mai i programmi contano sempre di meno nella politica italiana di oggi? Qualcuno dice: perché destra e sinistra non ci sono più, non ci sono più le ideologie. Se i programmi valgono zero quel che conta è l’ideologia

E quindi la differenza, in politica, la fa solo la capacità di governare.

Non è così. Per due ragioni. La prima è che i risultati elettorali degli ultimi anni, non solo in Italia, dimostrano che a venir premiato non è mai chi governa ( a prescindere dai risultati del suo governo), persino in Germania, dove la Merkel resiste, chi governa perde voti e il potere logora chi ce l’ha, a differenza da quello che succedeva venticinque anni fa.

E poi c’è la seconda ragione, che è quella fondamentale: non è vero che destra e sinistra non ci sono più e non è vero che le ideologie sono morte. Destra e sinistra continuano ad esistere, e come in passato si caratterizzano per il giudizio diverso che danno sul capitalismo e sulla necessità - o no - di riformarlo. Continua ad esistere - anche se è molto debole in questa fase - un’idea e uno spazio riformista che esprime la necessità di riformare il capitalismo e di ridurre il potere del mercato. E questa è la sinistra. Così come continua ad esistere una destra, che invece pensa che il capitalismo possa prevedere delle riforme, ma non possa essere riformato esso stes- so, perché è un recipiente che contiene tutto: modernità, democrazia, diritto, sviluppo. E che tutto questo tutto possa vivere solo se accetta di essere subordinato al mercato e alle sue regole.

A me qui non interessa dire se sia meglio l’idea della destra o quella della sinistra ( magari un pochino si possono indovinare le mie simpatie, ma questo non conta nulla) solo vorrei provare a spiegare che dare per morte destra e sinistra è una moda, e talvolta può anche essere uno strumento utile per rafforzare il dialogo, e superare vecchi pregiudizi, ma non è la verità delle cose. E’ la verità, invece, che destra e sinistra non sono più ideologie ma semplici programmi politici. Tuttavia le ideologie non sono morte: sono trsmigrate.

Ecco qui sta il punto: proclamare la fine di destra e sinistra è utile e necessario - per azzerare l’importanza dei programmi, ma in questo modo si azzera anche la politica, e in ultima analisi la democrazia. E si trasforma il tutto in pura e semplice lotta per il potere.

Siccome però una pura e semplice lotta per il potere ha le gambe corte, se non ci sono idee, emozioni, sentimenti, allora vengono resuscitate le ideologie. Ma non più quella antiche, fondate su ipotesi, studi, teorie, conoscenze. Per esempio il comunismo, o il fascismo, o il patriottismo o l’internazionalismo. Le ideologie si trasformano in semplici aspirazioni di comportamento. L’ideologia diventa, ad esempio, la xenofobia, che è un surrogato del patriottismo. Un surrogato rovesciato al negativo. Ideologia è l’odio, l’ostilità, intesa come prova di fedeltà e di forza. Ideologia è l’onestismo, se posso inventare questa parola, che è una forma di giustizialismo appena un po’ meno cruenta.

Prendete 5 Stelle e Lega. Sui programmi magari sono lontani. Ma quelli, appunto, contano poco. Sulle ideologie invece si incontrano, si assomigliano. Anche se c’è sempre un solco, che non sarà facile colmare: la Lega resta una forza politica assolutamente devota alla democrazia e alle sue regole. I 5 Stelle no. Non sarà facile risolvere questo problema. E’ il macigno che blocca la politica italiana.