La polveriera Siria sta per esplodere e le sue fiamme rischiano di lambire, almeno politicamente, non solo il Medio Oriente ma anche l’Occidente, in un’inedita riedizione dello scontro Russia- Usa. Uno scontro surreale e spaventoso non solo per la posta in gioco, ma per il luogo di discussione: le piattaforme social. A far deflagrare lo scontro è stata la dichiarazione del presidente americano Donald Trump, che nei giorni scorsi ha minacciato un attacco missilistico contro il regime siriano, autore di un pesante bombardamento dei giorni scorsi, che secondo la Casa Bianca è stato condotto con armi chimiche contro i civili ( secondo l’Oms, 500 pazienti trattati dopo l’attacco a Douma hanno riportato i sintomi di esposizione ai gas). Poi, ieri, il tweet che ha alzato il livello di tensione: «La Russia giura di abbattere tutti i missili sparati sulla Siria. Preparati Russia perchè arriveranno, belli e nuovi e “intelligenti”! Non dovresti essere alleata di un animale che uccide col gas e si diverte a massacrare il suo popolo”. Immediata è stata la reazione del Cremlino, questa volta via Facebook dal profilo della portavoce della diplomazia russa, Maria Zakharova: «I missili ‘ intelligenti’ dovrebbero volare verso i terroristi, non verso il governo legittimo della Siria che lotta da molti anni contro il terrorismo internazionale sul suo territorio». Passando dal web alla realtà, tuttavia, la situazione è incandescente ed è allarme anche in Europa, che rimane in nervosa attesa. L’Agenzia europea per la sicurezza aerea ha diramato un’allerta sulle rotte aeree del Mediterraneo orientale, «A causa del possibile lancio di raid aerei con missili aria- terra e/ o cruise entro le prossime 72 ore».

LE NAVI RUSSE

Il Cremlino può contare già su migliaia di soldati nel paese devastato, visto che il presidente Putin ha lanciato la sua prima offensiva militare in difesa del presidente Bashar al- Assad nel 2015. Ora le truppe di Mosca contano almeno 48mila militari, è attiva una base aerea nel porto di Tartus e secondo gli analisti è presente anche un “esercito ombra” di mercenari russi di circa 3mila unità. Inoltre, le navi da guerra e i sottomarini russi hanno svolto un ruolo di primo piano nella campagna di bombardamenti in Siria, sparando missili dal Mediterraneo contro obiettivi del cosiddetto Stato islamico. Anche le navi russe, come l’unica portaerei di Mosca, l’Ammiraglio Kuznetsov, hanno completato missioni in Siria. In questi giorni, la marina militare effettuerà esercitazioni belliche nei pressi delle acque territoriali siriane, con almeno 15 mezzi coinvolti. Una provocazione chiara, dopo le parole di Trump.

LE IPOTESI AMERICANE

Il nuovo consigliere per la sicurezza nazionale, l’interventista John Bolton, ha esposto in un’intervista le tre le opzioni militari al vaglio: un’operazione mirata, con una serie di missili Tomahawk dalle por- taerei nel Mediterraneo, come già avvenuto un anno fa; un’operazione allargata contro le basi militari del regime, però avvisando in naticipo i russi; l’ipotesi più violenta, un’operazione contro i centri di controllo russo- iraniani. In questo ultimo caso, le conseguenze sarebbero drammatiche: la Russia però ha già detto che reagirà ad attacchi, con un contrattacco che potrebbe colpire una nave da guerra americana nel Mediterraneo.

LA PAURA DI DAMASCO

In Siria si rincorrono le voci di una fuga del governo di Assad. Le forze del regime e quelle alleate stanno lasciano i principali aeroporti e basi militari della Siria temendo un possibile attacco da parte degli Stati Uniti, hanno fatto sapere gli attivisti dell’Osservatorio siriano per i diritti umani; mentre secondo i media israeliani il presidente Assad avrebbe lasciato il palazzo presidenziale a Damasco assieme alla sua famiglia, diretto verso il Libano con un convoglio militare russo per timore di un attacco americano. Le notizie, però, sono ancora farraginose e dalla Russia arrivano smentite: «al- Assad e la sua famiglia, sono ancora a Damasco», ha detto un deputato della Duma.