I decreti attuativi della riforma dell’ordinamento penitenziario sono stati esclusi dall’esame della Commissione speciale della Camera. Una brutta battuta di arresto per una riforma attesa da tempo e per la quale si sono succeduti gli appelli di giuristi, esponenti della magistratura, dell’avvocatura e del mondo politico. Rita Bernardini, membro della Presidenza del Partito Radicale, segue da sempre l’iter travagliatissimo della riforma e con i suoi scioperi della fame e una serie di iniziative che hanno coinvolto migliaia di detenuti e di cittadini cerca in tutti i modi di stimolare la classe politica per riuscire ad arrivare al via libera definitivo.

Lei che è stata deputata ci aiuti a capire meglio: il quadro è definitivo o si può fare ancora qualcosa per cambiare la situazione?

Per il Partito Radicale non può essere considerata definitiva una situazione che richiede un’assunzione di responsabilità obbligata da parte delle istituzioni italiane, in primo luogo il Parlamento che, con la decisione di martedì, sembra invece aver rimosso completamente il fatto che lo Stato italiano è stato condannato dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per sistematici trattamenti inumani e degradanti nelle nostre carceri. Detto questo, la strada che vedo al momento è quella di chiedere attraverso un’urgente mobilitazione civile e democratica che la Camera riveda la sua decisione inserendo tra i punti in discussione della Commissione speciale per gli atti urgenti di governo anche il decreto legislativo riguardante le pene alternative, l’unico dei diversi decreti in mate- ria di ordinamento penitenziario che ha quasi completato il percorso.

Se la cosa venisse, invece, rinviata alle commissioni permanenti si aprono due scenari: che vengano costituite prima della formazione del governo, come ipotizzato da Delrio, o dopo, paralizzando di fatto i lavori parlamentari. Quali strade si aprono nei due casi per la riforma dell’ordinamento penitenziario?

La questione, a mio avviso, sta in questi termini: quale governo dovrà approvare definitivamente questo primo, maturo, decreto legislativo di riforma dell’ordinamento penitenziario, quello in carica o quello del futuro, se mai riuscirà a vedere la luce? Io ritengo che debba essere il governo in carica, ma mi consenta di dubitare sull’effettiva volontà del governo Gentiloni di volerlo definitivamente approvare. Ci sono pesanti indizi che alimentano il mio dubbio come il non averlo voluto approvare prima delle elezioni del 4 marzo e, da ultimo, l’assenza di un rappresentante del governo alla conferenza dei capigruppo del 28 marzo, assenza che ha determinato lo slittamento della decisione a martedì scorso contrariamente a quanto è avvenuto al Senato che, invece, la commissione speciale l’ha istituita ve- locemente eleggendo la presidenza già il 4 aprile scorso.

Quali sono dunque le iniziative che come Partito Radicale metterete in atto affinché la riforma non venga procrastinata sine die?

La mobilitazione alla quale ho fatto accenno dovrà vederci assieme a tutti coloro che hanno già manifestato il loro impegno, come le Camere Penali, l’avvocatura, i giuristi, le associazioni e la comunità penitenziaria che ha visto decine di migliaia di detenuti abbracciare il metodo nonviolento. Ma è indispensabile anche presentare ricorsi e dettagliati dossier alle giurisdizioni superiori italiane ed europee per denunciare la sistematica violazione dei diritti umani: lo abbiamo fatto nel 2013 presentando centinaia di ricorsi alla Corte Edu, dobbiamo continuare a farlo. Sa, vengo da una ventina di ore passate dentro gli istituti penitenziari di Sollicciano, Pisa e San Gimignano... la dignità mortificata di quelle persone provenienti innanzi tutto dal disagio sociale – e penso soprattutto ai tossicodipendenti, ai casi psichiatrici, agli stranieri che non hanno nemmeno di che vestirsi - ti segna profondamente.

È noto che leghisti e grillini sono assai contrari a una legge che definiscono “salva ladri”. Che messaggio vuole rivolgere a questa ipotetica diarchia in merito alla loro decisione di escludere la riforma penitenziaria dalle commissioni speciali?

Vorrei dir loro che la campagna elettorale è finita e che ora occorre che diano prova di responsabilità e serietà. La fretta e la semplificazione sono cattive consigliere anche per ciò che molti di loro dicono di voler tutelare, come la sicurezza dei cittadini. La pena da infliggere ai colpevoli non deve essere esclusivamente il carcere che crea recidiva; si possono prevedere altre misure, alternative alla permanenza in cella, che sono più efficaci per un futuro reinserimento sociale. Non lo dico io, lo dimostrano tutti gli studi che sono stati fatti in materia e ce lo raccomanda il Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa che, con il pronunciamento CM/ Rec ( 2017) 3, prevede espressamente che il diritto interno persegua la riduzione del ricorso alle pene detentive in carcere, attraverso la disciplina di sanzioni e misure che non privino il soggetto della libertà personale.

Su Facebook lei, commentando lo stenografico della Camera ddove si prendeva atto di quanto accaduto nella conferenza dei Capigruppo, ha scritto: ' Non un deputato si è alzato in aula per dire una parola. Dov’erano i piddini, i Leu, i più Europa????? '. A cosa si riferiva?

I social network spesso ti portano ad essere inutilmente aggressivi e sbrigativi come è capitato a me ieri, tanto era il dispiacere della notizia oggetto di questa intervista... Comunque, mi avrebbe fatto piacere che qualcuno in assemblea, magari richiamando l’impegno di Marco Pannella, avesse preso la parola...

Che strada si aprirà al generale tema della giustizia con un asse Lega 5 Stelle al governo?

Scorgo tutti i rischi di un’esplosione dei giustizialismi di ogni tipo. Certo, non è che chi ha governato da decenni e fino ad oggi ( e non erano certo i 5 Stelle e i leghisti) ci abbia restituito una giustizia degna di un paese democratico aderente alle garanzie e ai principi costituzionali... Mi chiedo per esempio dove sia Forza Italia che rischia di essere sempre più appiattita al giustizialismo leghista, ma che alle origini aveva ben altre propensioni liberali e garantiste rispetto a quelle sbiadite e opportunistiche di oggi.