Liugi Di Maio bussa sempre più deciso in casa Pd. Lo fa in una lunga intervista a Repubblica in cui chiede agli inquilini del Nazareno di sotterrare l'ascia di guerra. E il primo segno di "pace" arriva proprio dal capo politico dei 5Stelle: "Non ho mai posto veti su nessuno", dice riferito a Matteo Renzi. Un cambio di strategia studiato a tavolino che ha l'effetto di deflagrare nel bel mezzo della "guerriglia" dem.  Se fino a ieri la"pregiudiziale antirenziana" aveva avuto l'effetto di compattare le diverse anime piddine - la richiesta di un Pd "derenzizzato" era infatti irricevibile anche per il più acerrimo avversario dell'ex premier -, la nuova linea grillina ha invece  l'effetto di liberare e amplificare le voci delle minoranze antirenziane che da giorni lavorano sottotraccia per aprire un dialogo con i 5Stelle. A cominciare da Dario Franceschini, tra i primi ad aprire a Di Maio: "Di fronte alle novità politiche dell'intervista di Di Maio serve riflettere e tenere comunque unito il Pd nella risposta. L'opposto di quanto sta accadendo: rispondiamo affrettatamente e ci dividiamo tra noi. Fermiamoci e ricominciamo". A stretto giro di posta arriva anche la replica del reggente dem, Maurizio Martina, il quale non apre ma neanche chiude: "L'autocritica nei toni e apprezzabile - dice - ma  l'ambiguità politica rimane evidente. Noi continuiamo a pensare che la differenza la fanno i contenuti e sui contenuti abbiamo presentato anche al Quirinale. Da questo punto di vista non vedo grandi novità.  Il tempo dell'ambiguità è finito". Parole che Di Maio registra immediatamente come "un passo avanti". Il che deve aver allarmato Martina stesso, il quale, evidentemente, non pensava di essersi spinto tanto in la nell'apertura a Di Maio. Ed ecco allora che dopo pochi minuti arriva una nuova dichiarazione che ha tutta l'aria di una"rettifica": "La nostra linea è chiara e non cambia. E' quella espressa al Quirinale". Netto, invece, Matteo Renzi: "Nessuna svolta nei rapporti con i 5Stelle", dice. Il  capogruppo al Senato, Andrea Marcucci, rincara: "Gli appelli di Di Maio sono imbarazzanti per le sue patetiche giravolte". Chiude il giro dei fedelissimo Matteo Orfini: "Siamo alternativi al m5s per cultura politica, programmi e visione sul futuro del paese. Non sarà certo un appello strumentale a cancellare tutto questo. Parleremo con chi riceverà l'incarico e daremo il nostro contributo da forza di minoranza parlamentare". Ma sul lato sinistro dei dem, ci pensa il ministro Andrea Orlando a riaprire al dialogo con i 5Stelle: "Le parole del segretario Martina - spiega - sono le mie parole. Mi pare che sia giusto dialogare ma anche giusto non nascondere le distanze, le reticenze, le contraddizioni che abbiamo denunciato durante la campagna elettorale e anche all'indomani delle elezioni. Io penso - conclude - che dobbiamo incontrare tutti perché abbiamo una linea chiara e non dobbiamo aver paura di interloquire con nessuno". Ancora più chiaro Francesco Boccia, molto vicino a  Michele Emiliano, il più "aperturista" dei dem:  "L'apertura che fa oggi Di Maio su Repubblica e molto interessante e non va sottovalutata, su alcuni temi come la lotta alle povertà, l'ambiente, un'industria socio sostenibile e la misurazione della qualità della vita oltre il Pil, diciamo cose simili e non sara difficile trovare dei punti d'incontro". Ma Di Maio nella sua intervista a Repubblica non chiude neanche alla Lega: "So di parlare a due forze politiche profondamente diverse" ma "ognuno porta le sue idee, il contratto si scrive insieme. Per questo ci sediamo intorno a un tavolo, per ragionare e trovare insieme una sintesi che serva a dare risposte e non a scontrarsi muro contro muro". Le divergenze con la Lega pero restano su Berlusconi e FI: "Forza Italia e Berlusconi. Berlusconi rappresenta il passato" e la scelta di Salvini di andare alle consultazioni col centrodestra unito e scegliere "la restaurazione invece della rivoluzione. Il segretario della Lega in questo modo sta chiudendo tutto il centrodestra nell'angolo. E rischia di condannarsi all'irrilevanza. Salvini ha dimostrato di saper mantenere la parola data, ora vediamo se avrà la forza di dimostrare la sua autonomia politica da Berlusconi". Per quanto riguarda la sua candidatura a premier poi, nessun passo indietro: "Questo Paese ha avuto tantissimi presidenti del Consiglio che hanno preso zero voti dagli italiani. Ora c'è un candidato premier che prende 11 milioni di voti e la prima cosa che si chiede e che si faccia da parte?". Chiude la giornata Matteo Salvini:  "Governo Di Maio-Renzi, governo 5Stelle-Pd? Mamma mia..."., scrive su facebook il leader leghista.