In Italia «stiamo introducendo il reato di solidarietà. Cosa si sarebbe dovuto fare: lasciare i migranti ai proiettili della Guardia Costiera libica?» : è una dichiarazione di Roberto Saviano a riassumere la discussione emersa ieri durante una conferenza stampa organizzata dal senatore uscente Luigi Manconi, Presidente della Commissione per la tutela dei diritti umani, intitolata “Contro il reato di soccorso in mare”, durante la quale lo scrittore napoletano è intervenuto con un video messaggio.

All’incontro con i giornalisti italiani e spagnoli ha partecipato l’avvocato penalista Alessandro Gamberini, Oscar Camps e Riccardo Gatti, rispettivamente fondatore e coordinatore italiano della Ong spagnola Proactiva Open Arms, la cui imbarcazione è stata messa sotto sequestro, e i cui responsabili sono indagati per associazione a delinquere e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina da parte della Procura di Catania, dopo il salvataggio in mare di 218 profughi, lo scorso giovedì. Il senatore Manconi ha tenuto subito a chiarire «un equivoco, ossia che quel codice sottoscritto da alcune Ong tra cui Proactiva l’estate scorsa non ha alcuna forza di legge. È solo un accordo pattizio tra Ministero dell’Interno e Proactiva, quindi semmai fosse stato violato un articolo di quel codice non si tratterebbe di reato ma di un’infrazione di accordo privato tra due soggetti. Io ritengo comunque che non ci sia stata nessuna violazione da parte di Proactiva». Dure le parole dell’avvocato Gamberini contro la Procura catanese, guidata da Carmelo Zuccaro: «Ciò che colpisce, oltre a un provvedimento privo di argomentazioni serie e coerenti, è la pretesa della procura di Catania di fare un provvedimento di urgenza che solitamente deve essere richiesto al giudice, cioè il sequestro della nave. Questo deriva dall’aver previsto non solo il favoreggiamento di immigrazione clandestina ( per il quale sarebbe competente la procura di Ragusa) ma l’associazione per delinquere, che è una forzatura intollerabile per questa organizzazione, le cui attività sono state condotte alla luce del sole». Il Gip dovrà convalidare il sequestro entro 10 giorni dalla notifica degli atti, contro cui la Ong si opporrà con una memoria scritta. «Siamo felici di non aver riportato a Pozzallo nessun cadavere - ha dichiarato Oscar Camps – sebbene i libici ci abbiano minacciato e le autorità italiane non ci abbiano reso il lavoro facile. Le leggi internazionali indicano chiaramente che la priorità è proteggere la vita umana». Durante la conferenza è stato mostrato un video di pochi minuti in cui si vedevano gli uomini della Guardia costiera libica che con le armi in pugno minacciavano l’equipaggio della nave dalle lance: «Tre minuti. Vi do un ultimatum di tre minuti per venire qui. Se non ci consegnate i negri li ammazzo», così un ufficiale della marina libica al megafono. A descrivere nel dettaglio quanto accaduto è stato Riccardo Gatti: «Abbiamo rispettato le norme internazionali. La Guardia Costiera italiana ci ha chiamato perché andassimo a soccorrere questi profughi e non potevamo certo tornare indietro. Siamo una Ong nata per fare salvataggi in mare e il nostro operato in quella zona del Mediterraneo è riconosciuto formalmente», ha aggiunto. «Non potevamo allo stesso tempo lasciare ai libici i profughi che avevamo già accolto sulla nostra nave, perché sarebbe stato contro la Convenzione di Ginevra». Ha poi ricordato che dal 2016 in 43 operazioni di salvataggio hanno salvato oltre 26000 persone e sui presunti accordi tra ong e trafficanti ha replicato «da tempo si fanno ipotesi in merito, ma dalle inchieste finora condotte non è emerso nulla». Presente alla conferenza anche il segretario di Radicali Italiani Riccardo Magi, neo eletto alla Camera con + Europa che ha preannunciato la presentazione di «un’interrogazione parlamentare ai ministri dell’Interno e degli Esteri» per chiarire diversi punti non chiari della vicenda, ad esempio «in base a quali convenzioni internazionali la guardia costiera italiana, che aveva allertato la nave di Open Arms perché corresse in soccorso di decine di persone tra cui donne e bambini, abbia poi ceduto alla guardia costiera libica la guida dell’intervento che si stava svolgendo in acque internazionali. È noto che nel Mediterraneo non è stata riconosciuta nessuna zona Sar libica». Importante sarà anche capire, ha concluso il senatore Manconi, quale sorte sia toccata ai migranti invece condotti in Libia dove, secondo un recente rapporto dell’Onu, ci si trova «in uno scenario di orrore».