Un vescovo molto autorevole, il vescovo di Campobasso, personaggio notissimo in Calabria e soprattutto nella Locride, dove è stato molti anni, un bel giorno, la scorsa estate, si è visto recapitare da un ufficio Vaticano una specie di intimazione che più o meno diceva così: Lei, monsignore, non deve più frequentare certi personaggi calabresi che risultano schedati.

L’arcivescovo in questione si chiama Gian Carlo Bregantini, e in Calabria tutti lo ricordano per il suo grande impegno, non solo teologico e liturgico, ma anche sociale e intellettuale. L’Ufficio Vaticano che ha inviato l’avviso non sappiamo qual è, ma non è una cosa molto importante ai fini della spiegazione di questa vicenda. Il “malvivente” sche- dato invece si chiama Piero Schirripa, è un medico, ora in pensione, che è stato direttore sanitario dell’azienda ospedaliera di Reggio Calabria. Conosce monsignor Bregantini da molti anni, perché ha collaborato con lui: insieme hanno costruito una cooperativa di ex detenuti e di figli di mafiosi che si chiamava “Valle del Bonamico”. Puntava alla protezione dei ragazzi e al reinserimento dei condannati. Ha operato con grande successo dal 1995 al 2015. Vent’anni. Ora ha chiuso, anche perché ha dovuto affrontare molti problemi giudiziari, interdittive e indagini.

Una volta i Cooperatori dovettero cercare, un po’ allibiti, di rispondere a questa accusa: “ A noi risulta che voi frequentiate molti ex detenuti e diversi figli di mafiosi…“.

Bene, Piero Schirripa io lo conosco da circa mezzo secolo. Abbiamo la stessa età e nei primi anni settanta frequentavamo la sezione universitaria del Pci di Roma. Poi lui ha studiato, ed è diventato medico. Io no, non mi sono laureato e son finito a fare il giornalista. Piero mi ha consegnato nei giorni scorsi alcune lettere, inviate da lui e da lui ricevute, tra le quali una di Bregantini, dalla quale tutta la vicenda risulta chiarissima. Si può riassumere così: la Procura ha intimato a un vescovo di non frequentare un cittadino italiano, libero e innocente.

Schirripa ha subito sette o otto procedimenti giudiziari ma da tutti è uscito, lindo, prima ancora del rinvio a giudizio. Ha subito dalla mafia attentati e intimidazioni. Ha pagato di tasca sua l’impegno antimafia, ma quell’impegno antimafia che non è mai piaciuto alla famosa “ Compagnia dell’antimafia“: poche parole e molta iniziativa, molte cose concrete. Tra le quali, ovviamente la cooperativa.

In una delle lettere che Pietro mi ha consegnato, per difendere i suoi diritti e la sua onorabilità, ci sono le parole che Bregantini ha scritto a lui. In parte sono parole nobili, in parte sono parole di un sacerdote che si è sentito intimidito ed ha deciso di non contrastare l’intimidazione. Almeno, a me è parso così, e se mi sbaglio me ne scuso con il monsignore, che non conosco personalmente ma ho sempre stimato.

Scrive, tra l’altro, Bregantini: « L’accusa che ci viene rivolta è quella di frequentazione con persone schedate dalla legge... Si sente il peso di una Giustizia che chiude le porte... Da qui ci è sembrato opportuno interrompere ogni rapporto. Scelte dolorose, ma penso siano temporanee. Di prudenza, vista la segnalazione, autorevole, e della quale bisogna tener conto... Ci hanno sempre mirati e feriti…”.

Ora lasciamo stare le reazioni di Bregantini, che oscillano tra indignazione e rassegnazione. Cerchiamo di capire cosa voglia dire “schedato”, e se una autorità giudiziaria può imporre a un prelato di non frequentare alcune persone.

Dunque in Italia esistono gli schedati? Io credevo che la categoria degli schedati appartenesse a un precedente regime, che ha guidato il nostro paese dal 1922 al 1945, ma poi è stato rovesciato. E credevo che da quando è stata approvata la Costituzione, la categoria degli “schedati” fosse stata stata abolita. Al massimo può esistere la categoria dei pregiudicati. Ma a questa categoria non appartiene Piero Schirripa, che è stato condannato in tribunale ( con cancellazione dell’iscrizione) soltanto una volta per mancato controllo, in un processo relativo a un errore medico avvenuto in Ospedale ( errore non suo). E’ per questa ragione che è considerato schedato? Se è così bisognerà tener conto che circa il 30 per cento dei medici italiani ha subito procedimenti giudiziari per errori medici, e che quello di Piero non era neanche un errore suo, ma semplice responsabilità oggettiva. Vogliamo impedire ai vescovi di incontrare un terzo dei medici italiani? Neanche a Erdogan verrebbe un’idea così fessa.

E poi c’è l’altra questione. La libertà religiosa permette di proibire a un prete di incontrare un cristiano? Forse in Cina. La Calabria è più vicina alla Cina che a Roma?

Ora può anche darsi che questa specie di “interdittiva morale” della Procura non ci sia mai stata. E che Schirripa e monsignor Bregantini raccontino balle. Si siano inventati tutto. Ma se non è così sarà il caso che la Procura di Reggio dica qualcosa. E magari ritiri l’intimazione ( forse è meglio dire l’intimidazione) e torni nel recinto della legalità democratica.