Di Maio chiama, Salvini risponde. Sono passate appena ventiquattro ore dall’invito del capo grillino alle altre forze politiche a farsi avanti e il segretario del Carroccio annuncia: «Oggi lo cerco al telefono». Così, il corteggiamento a distanza tra i due partiti vincitori della competizione elettorale potrebbe trasformarsi in una vera e propria relazione di governo. Le due organizzazioni, del resto, flirtano già da giorni sottotraccia, con la scusa di trovare un accordo sulle presidenze delle due Camere. Ora la clandestinità può terminare, Di Maio e Salvini potranno parlarsi alla luce del sole, con senso di responsabilità, in nome del bene del Paese. Certo, sul piatto non c’è ancora una promessa di fedeltà, ma il primo passo è stato compiuto. Per sedimentare un’intesa serve tempo, pazienza e tanto lavoro. Del resto, come dice Di Maio, Angela Merkel ha impiegato «sei mesi» per chiudere un accordo con la Spd, «io credo che impiegheremo di meno rispetto a quei tempi». Per sveltire la pratica, però, i grillini si sintonizzano sulla stessa lunghezza d’onda dei colleghi leghisti e battono il tamburo su uno dei temi più cari al Carroccio: le tasse e l’Iva. «Sul tema della stabilità economica chiederò che le clausole sull’aumento Iva siano disinnescate subito e non per motivi tecnici. Spero che questo impegno lo condividano tutte le rappresentanze parlamentari», dice l’aspirante premier pentastellato, strizzando l’occhio al Matteo venuto dal Nord. E poi: «Bisogna non solo ridurre le tasse ma anche il numero. È fondamentale per dare serenità ad attività produttive». Musica per le orecchie di Salvini che poche ore dopo - dalla sede della Stampa estera - rilancia: «Escludiamo qualsiasi aumento di tasse e accise, non aumenteremo l’Iva. Anzi, durante il primo Consiglio dei ministri cancelleremo le 7 più antiche accise sulle benzine». L’unica differenza tra i due partiti resta il reddito di cittadinanza. «Noi vogliamo coltivare il lavoro mentre la loro proposta si fonda più sull’assistenza che lo sviluppo», segnala Salvini, passando la palla a Di Maio che replica: «Non abbiamo intenzione di dare soldi alle persone senza che facciano nulla. Noi crediamo nella flex security in uno Stato che sia in grado, quando un datore licenzia una risorsa, di prendere quella persona per mano, riqualificarla e re- immetterla nel mercato del lavoro». Con i 5 Stelle al potere, «nessuno potrà starsene sul divano», assicura.

Il leader leghista apprezza anche se sostiene di lavorare per un esecutivo di centrodestra. Ma considerata la particolarità della fase, nulla può essere escluso in via Bellerio, fatta eccezione per un’alleanza col Pd. «Sui nomi e sui ruoli non ci sono pregiudizi di partenza, mi interessa il progetto: se c’è condivisione di progetto ragioniamo», spiega Salvini, spalancando le porte al Movimento. Di Maio raccoglie l’invito e replica a sua volta: «Di ministeri si parla con il Capo dello Stato, ma con le forze politiche in Parlamento parliamo di temi. E anche per le nomine dei vertici delle società partecipate proporremo lo stesso approccio: privilegiamo il merito, perché qui in gioco c’è lo sviluppo dell’Italia».

E in attesa di presentarsi davanti a Sergio Mattarella, magari con una lista di ministri in mano, il Movimento 5 Stelle avvia ufficialmente il confronto con tutte le forze parlamentari. A condurlo saranno i capigruppo di Camera e Senato, freschi di investitura: Giulia Grillo e Danilo Toninelli. I contatti con gli altri partiti serviranno a un solo scopo, fanno sapere i grillini: individuare due figure di garanzia per gli scranni più alti di Montecitorio e Palazzo Madama. «Da oggi, in accordo con Luigi Di Maio, inizieremo le interlocuzioni con gli altri gruppi politici per le presidenze di Camera e Senato. Le due presidenze devono essere assolutamente slegate da qualsiasi questione di governo», scrivono sul Blog delle stelle Toninelli e Grillo. «Il MoVimento 5 Stelle ha avuto il mandato da parte dei cittadini per governare questo Paese, ed è con questa stessa responsabilità che vogliamo interloquire con le altre forze politiche».

E mentre i capigruppo si mettono in movimento, Di Maio incontra a Milano, nella sede della Casaleggio associati, l’asse lombardo del partito. Ci sono l’ex consigliere regionale ( ora deputato) Stefano Buffagni, il candidato presidente alle ultime Regionali Dario Violi, il neo senatore ed ex direttore del quotidiano leghista Gianluigi Paragone e il socio di Davide, Casaleggio Pietro Dettori. Il futuro del Movimento passa dalla Padania.