«Non essere d’accordo con Scalfari è come non esserlo con Dio, ma siamo tutti diventati laici e non credo che il M5s sia la nuova sinistra, come lui sostiene. A me ricorda di più la Dc». L’idea di un governo tra i grillini e i dem a Vittorio Zucconi, editorialista di Repubblica, non sembra un affare, così come sostiene invece l’ex direttore e fondatore del quotidiano. Un’alleanza che finirebbe per trasformare il Pd in una scappatoia per i grillini, facendolo sparire definitivamente. «L’unica soluzione possibile – spiega al Dubbio – è che stia all’opposizione per eliminare tutte le ombre e rinascere».

L’alleanza tra M5s e Pd è davvero possibile?

In politica tutto è fattibile, perché quando passano le parole rimangono numeri. Ma qui mi pare che ci sia proprio una impossibilità di fondo: creare un’alleanza tra chi ha vinto le elezioni dicendo “li mandiamo tutti a casa” e il partito che è stato mandato a casa, cioè il Pd, e che adesso viene invitato a tornare. Come in quei matrimoni in cui si dice “stiamo insieme per i bambini”, che non funzionano mai. Secondo me, per il Pd sarebbe un suicidio. Ma la sinistra italiana ha una lunga e nobile tradizione di harakiri, quindi non lo escluderei.

Di Maio si dice pronto ad allearsi con il Pd se Renzi va via. Che mossa sarebbe?

Se fossi uno del Pd, troverei intollerabile il fatto che mi si dica facciamo un’alleanza ma dovete togliere il segretario che avete eletto voi. Renzi non ha conquistato il Nazareno con un attacco armato, è arrivato lì con tutti i crismi della legalità. Dire siamo aperti a tutti ma dovete cambiare segretario è una posizione di non partenza e non credo che il Pd lo possa accettare. Se c’è un partito che il popolo italiano al momento non vuole che governi è il Pd e che sia proprio il Pd ad essere riportato al governo rende particolarmente grottesca e ridicola la vita politica italiana.

L’asse M5s– Lega invece quali esiti avrebbe?

Sarebbe probabilmente la fine di tutti e due, perché verrebbero meno le ragioni di fondo del loro essere e del loro successo elettorale. C’è una contraddizione fondamentale tra la visione del mondo della Lega, molto precisa, e quella del M5s, che invece è un po’ pirandelliana, del tipo “siamo quello che volete che siamo”. Salvini è per meno Europa e sempre meno tasse. Gli altri hanno ereditato in parte dalla sinistra e per buona parte dalla Democrazia cristiana il tema dell’assistenzialismo e ciò acuisce il contrasto storico tra nord e sud. L’idea del reddito di cittadinanza è in contraddizione diretta con le tesi dell’abbassamento delle tasse, perché quei soldi lì devono essere trovati. In teoria, in entrambi i partiti c’è questa voglia di cambiamento ed è il loro col- lante. Tutto il resto li divide.

Dunque è più probabile un governo di centrodestra?

Se guardiamo le cifre, questo carrozzone di destra sembra avere una maggioranza molto più a portata di mano del M5s. Non si può nemmeno escludere che ci siano piddini disponibili a fare la follia di appoggiare esternamente un governo di destra. Ma se dovessi scommettere un centesimo sarebbe più sulla destra che su un governo M5s- Pd.

Perché?

Se parte del Pd dovesse accettare le molestie del M5s, qualunque problema si creasse i grillini darebbero la colpa a loro, dicendo “quelli del Pd non ce l’hanno fatto fare”. Sarebbe la loro via d’uscita. Ma oltre questo, se tra qualche anno si dovesse tornare alle elezioni, il Pd che farebbe? Si staccherebbe dal M5s per fargli campagna elettorale contro? Diventerebbe ancora meno credibile della promessa di non fare l’inciucio con Berlusconi.

Quindi l’accordo costerebbe più caro al Pd che al M5s?

Non riesco a vedere quali vantaggi possa avere il Pd da un accordo, se non l’orgasmo del tappeto rosso, del sottosegretariato, del ministero minore che verrebbe concesso. Se è senso di sacrificio per dare un governo al Paese va benissimo, faccia pure l’agnello sacrificale. Però poi sei morto e gli altri ci fanno il couscous con quell’agnello.

Scalfari però su Di Maio ha cambiato idea e ora invoca l’alleanza.

Di Maio era il personaggio giusto al momento giusto nella commedia giusta. Lo dico senza nessuna polemica, so che la politica è spettacolo, narrazione: l’operazione di casting fatta dal M5s è stata meravigliosa. Di Maio si è rivelato il protagonista perfetto. Non ho mai condiviso l’idea che fosse uno scemo, una marionetta e se anche era un attore recitava benissimo. Il punto sul quale non sono assolutamente d’accordo con Scalfari, che è come non essere d’accordo con Dio, ma siamo tutti diventati laici, è che il M5s sia la nuova sinistra. A me sembra la nuova Dc, un partito per tutte le stagioni, in grado di apparire diverso a seconda degli occhi di chi lo guarda. Io vedo nel M5s quello che voglio vedere, come la Dc, un grande carrozzone che conteneva tutti e di volta in volta si accasava con qualcuno per governare.

Quindi non volevano essere un partito e ora lo sono.

Hanno delle logiche di partito, ma nessuno di noi ricorda che tanto più grosso è un partito, tanto più vengono fuori le crepe interne. I governi cadono sempre per forze endogene e prima o poi, di fronte alla verità delle scelte da fare, qualcuno si scoprirà in dissenso con l’uno o con l’altro. Non per niente hanno messo i 150mila euro di multa. Il che è ridicolo, ma ha un forte significato simbolico.

Quale sarà il destino del Movimento?

Si trasformerà lentamente in una grande Dc o nel Pd che sarebbe dovuto essere, fino a quando non ci sarà qualcuno che dirà sono diventati il sistema e voterà contro. Tutti nascono liberi nel mare e poi finiscono dentro la scatola del tonno. La grande occasione del Pd, invece, è mettersi all’opposizione, spurgare tutto il sudiciume, la corruzione e i sospetti che il potere gli ha creato attorno. L’Italia ha bisogno di un partito socialdemocratico, non possiamo restare in balia della Lega da una parte e del M5s dall’altra. Si mettano da parte, si prendano le loro botte e attraversino il deserto, se hanno il coraggio, altrimenti scompariranno, come è successo a molti altri.