Il colpo di teatro di Silvio Berlusconi c’è. Seppur già molto annunciato, l’asso nella manica si chiama Antonio Tajani. Il Cav annuncia di notte, alle 22 di giovedì scorso, in diretta a “Matrix” che il presidente del parlamento europeo ha sciolto la riserva per fare il candidato premier. E Tajani fa seguire subito un tweet in cui ufficializza il suo sì con quel «grazie presidente, sono disponibile a servire l’Italia». Esulta Berlusconi e con lui il giorno dopo Renato Brunetta, Maurizio Gasparri, orgoglioso di essere stato compagno di liceo al Tasso di Roma di Tajani, Annagrazia Calabria, solo per citarne alcuni dello stato maggiore azzurro. All’unisono ripetono le parole del Cav: «Tajani da premier difenderà i nostri interessi in Europa, Tajani è forte e autorevole sarà un grande premier». Un candidato premier dall’autorevolezza tale da «far fare anche un passo indietro a Matteo Salvini», butta lì Berlusconi che comunque ribadisce che starà ai patti, se la Lega avrà un punto in più di Forza Italia. A molti sembrerà che in realtà non c’è stato alcun colpo di teatro.

E, invece, spiegano dentro Fi i bene informati che «il guizzo del presidente alla fine c’è stato». Perché, spiegano nei dintorni di Arcore, quel nome così autorevole del presidente dell’Europarlamento, nonché quel nome di uno dei cinque fondatori di Forza Italia, «è stato ufficializzato alla fine non solo per il rispetto dovuto all’alto incarico che ricopre a Strasburgo, ma perché essendo Berlusconi certo che ogni campagna elettorale si risolve alla fine, il nome di Tajani diventa fondamentale per attrarre quella fascia di indecisi che risiedono soprattutto tra moderati delusi dal Pd o anche tra moderati che avevano votato Fi e però sono spa- ventati dai toni leghisti».

E Tajani, il discreto, e dai modi sempre affabili anche con gli avversari, ex portavoce di Berlusconi nel primo governo del ‘ 94, apprezzato «anche a sinistra per come conduce l’assemblea di Strasburgo», come gli ha dato atto il Cav, viene individuato come il personaggio giusto per condurre un governo di centrodestra a trazione di Forza Italia. Gasparri, l’ex compagno di liceo, dice a Il Dubbio che «Antonio» ha le caratteristiche giuste per un’impresa del genere: «Ha il coraggio, quello che avevamo noi entrambi figli di militari, che difendevamo i valori della patria in una scuola a prevalenza rossa e poi Antonio è solido e ha costanza, che significa capacità di saper aspettare, di avere una visione sempre di lungo periodo. Ecco noi abbiamo Tajani, i Cinque Stelle il nulla grillino». Caratteristiche che hanno sempre premiato Tajani agli occhi di Berlusconi che lo ha scelto evidentemente anche perché con lui si è comportato, come dicono in Fi, sempre come un “soldato”. Un “soldato” che ha sempre capito che rispetto al generale bisogna stare evidentemente sempre un passo indietro. Tant’è che accettò di buon grado di andare a fare l’europarlamentare, cosa che altri suoi colleghi di Fi ritenevano una diminutio. «In questi anni avrà preso più aerei lui che uno stewart dell’Alitalia», disse una volta l’ex Fi Giorgio Lainati, ora con “Noi con l’Italia” di Raf- faele Fitto e Lorenzo Cesa. E proprio i voti di Fitto e del gruppo dei conservatori e riformisti a Strasburgo che Tajani umilmente cercò uno a uno furono molto importanti per l’elezione alla presidenza dell’Europarlamento.

Se Tajani è stato il grande mediatore tra Angela Merkel e Berlusconi, probabilmente è stata importante anche in Italia la sua mediazione tra il Cav e Fitto, dopo la rottura. A Tajani hanno anche intitolato una via a Gijon nelle Asturie per aver impedito la chiusura di una fabbrica. Non solo: ha anche rinunciato alla sua indennità da ex commissario Ue, restituendo 468 mila euro e da presidente dell’Europarlamento ha rifiutato l’indennità di rappresentanza. Questi i meriti, di un ex giovane portavoce del governo Berlusconi, che il giorno delle dimissioni di quel primo governo del Cav per la defezione di Umberto Bossi, insultato a Montecitorio da un cronista di estrema sinistra, che gli diceva «fascisti carogne ora rientrate nelle fogne» mentre erano in ascensore insieme, non mosse un muscolo della faccia. Ecco i meriti di fronte ai quali Salvini ora di fronte «al presidente Antonio» secondo Berlusconi potrebbe anche fare il beau geste di rinunciare alla premiership anche se avesse un voto in più. Qualcuno ha definito Tajani il “Gentiloni di destra”, proprio per quella mancanza di carisma che però è comunque carisma alla rovescia e soprattutto per i modi rassicuranti e borghesi. Il colpo di teatro ha sortito subito un effetto su Salvini che vedendosi insidiato ha subito replicato: «Tajani resti dove è». Ma il presidente dell’Europarlamento potrebbe anche essere una carta da spendere come premier in un governissimo se fosse Forza Italia a dare le carte. Ma questa è cosa che si deciderà solo domani quando dai sondaggi si passerà ai numeri veri.