Il video che attacca Roberto De Luca, indagato dalla Procura di Napoli per corruzione, è una montatura. Di sicuro. Perché, su questo non ci sono dubbi, è pieno di tagli, cioè è montato, non si sa se “ad arte”, ma certo con una tecnica, per così dire, suggestiva. Obiettivo della suggestione: far passare il figlio del governatore come un disinvolto tangentista. Curioso ci sia riuscito finora, curioso che le centinaia di migliaia di persone che lo hanno visto, a cominciare dagli investigatori e dagli stessi giornalisti che ne hanno scritto ( i quali si suppone ne abbiano scritto dopo averlo visto), non si siano accorti ( con la sola eccezione del Mattino) degli sfacciati artifizi del montaggio. Che non sarebbero stati necessari, se davvero Roberto De Luca avesse detto cose compromettenti per se stesso.

Da ieri il caso del filmato messo in rete dal giornale on line Fanpage è al centro di una sfida a distanza, feroce e senza esclusione di colpi, tra il presidente della Regione, De Luca senior, la testata giornalistica e i politici che più cavalcano la fiction sulla monnezza: Luigi Di Maio e la seconda carica dello Stato, Pietro Grasso. Il primo ha postato un video su facebook in cui parla di «opera- zione camorristica e squadristica», una «campagna di aggressione mediatica e pseudogiornalismo». Aggiunge, Vincenzo De Luca, di aver visto come Grasso ha invece commentato le immagini di suo figlio Roberto, dimessosi due giorni fa da assessore al Bilancio del Comune di Salerno: «C’è da vergognarsi», secondo il governatore, «non una parola sui camorristi che vengono a fare operazioni di aggressione ma finto moralismo da quattro soldi. Sfido Grasso a un dibattito in diretta sulla moralità pubblica». Stesso “guanto” lanciato a Di Maio, «questo giovanotto che prende 15mila euro al mese e parla contro la casta». Fino alla promessa di far «ringoiare tutto, a quelli che hanno messo in piedi questa aggressione mediatica e a chi si è prestato a questa aggressione».

Il presidente del Senato, che pochi minuti prima aveva annunciato una manifestazione per la legalità promossa a Napoli dal suo movimento, Liberi e Uguali, per il 26 febbraio, si sottrae subito: «Non risponderò alle provocazioni e alle sfide a duello sul terreno del moralismo». Di Maio, il leader di un partito nato da un “vaffa”, la butta sul galateo: «Le minacce di De Luca sono intollerabili e inconciliabili con il suo ruolo istituzionale», dice via twitter, «Cosa vuol far “ringoiare”? La valigetta piena di soldi? Deve dimettersi immediatamente».

La valigetta evocata però non esiste. Nel video di Fanpage non si vede né si sente, certo non in qualche pur minimo accenno di De Luca junior. Ne chiacchierano i personaggi di contorno: Nunzio Perrella, l’ex “boss dei rifiuti”, si autodefinisce così a inizio sceneggiatura, che si maschera con il passamontagna nero, guarda un po’, proprio come il capitano Sergio De Caprio, il celebre capitano Ultimo, l’ex vicecomandante del Noe che prese Riina e che ha a lungo svolto indagini su incarico di Henry John Woodcock, il pm di Napoli titolare dell’inchiesta su Roberto De Luca ( l’inchiesta giudiziaria, non quella di Fanpage). Sempre per restare alle coincidenze, il mediatore che porta Perrella dal figlio del governatore è tale Francesco Igor Colletta, che i montatori della clip accreditano addirittura come socio in affari di De Luca, oltre come ex candidato di centrodestra alle Comunali di Angri ( evidentemente mai eletto).

Altro aspetto determinante: Perrella ovviamente non si presenta come un ex boss ma come il delegato locale di una multinazionale dei rifiuti. De Luca junior è convinto di ricevere insomma un imprenditore attivo nel campo dello smaltimento, non un camorrista. E ancora: lo stesso servizio di Fanpage ricorda come ci sia una certa difficoltà, per la Regione, a completare le gare per alcuni lotti dello smaltimento delle ecoballe perché «non ce la fanno con i prezzi», dice Perrella, cioè non ci sono aziende in grado di sobbarcarsi quel tipo di appalto. Quindi De Luca junior, quando sente dire che gli interlocutori sarebbero interessati a portare lontano dalla Campania le ecoballe in putrefazione da qualche lustro, si accende come un bimbo davanti ai regali di Natale. Ma la vera ciccia è la tangente. Che non c’è.

Con discutibile artifizio, Fanpage mette in scena l’ex boss Perrella che, a telecamere nascoste, dice testualmente a De Luca junior: «Poi con te non parlo più», cioè non tornerà a disturbarlo, «se solo si può stabilire la percentuale…». Sarebbe la frase galeotta. A cui De Luca, con l’aria stonata di chi ammette di non capire un tubo di ecoballe, non risponde. Ci sono solo sequenze spezzate. Non è chiaro a cosa si riferisca la «percentuale». E soprattutto: Perrella dice «se solo si può…», cioè sembra chiedere il permesso. Dalla frase, pare piuttosto chiaro che la percentuale da stabilire sia questione che riguarda la fantomatica multinazionale, non il figlio del governatore. Non sembra che si stia parlando di una mazzetta, Perrella si riferisce di fatto al margine di guadagno dell’azienda da lui rappresentata.

Il film si conclude con una sovraimpressione che annuncia «le percentuali da dare alla politica». E il solito Colletta che parla con l’ex malavitoso Perrella di un dieci per cento per Roberto. Ma come dice il governatore nella sua videocontroffensiva di ieri, «parla solo lui». Non Roberto. De Luca senior ipotizza una «reazione dei delinquenti al fatto che, attraverso i protocolli con l’Anac di Cantone, abbiamo cacciato i camorristi dalla gestione dei rifiuti». Forse esagera. Non ci sono boss dietro Fanpage. Solo un tecnico bravo a montare le immagini.