Andrea Cecconi, Carlo Martelli, Maurizio Buccarella, Ivan Della Valle ed Emanuele Cozzolino: sono questi i primi nomi emersi dai controlli che il M5s ha effettuato dopo lo scandalo dei mancati rimborsi scoperchiato da Le Iene. Nomi che il Movimento ha pubblicato sulla pagina ufficiale di Facebook e che metterà «fuori dalla porta» per non aver «donato tutto quello che avrebbero dovuto». A ognuno, continua il post, «è stato chiesto di provvedere immediatamente a versare quanto dovuto», mentre domani verranno pubblicati nuovi nomi. L’elenco, dunque, è destinato adl allungarsi: sono almeno una decina, infatti, i deputati e senatori che avrebbero certificato falsamente di aver versato sul fondo di garanzia destinato alle piccole e medie imprese parte degli stipendi da parlamentari. Finora ad ammettere l’imbroglio sono stati il deputato Cecconi, capolista a Pescara, che ha annunciato la rinuncia all’elezione per aver intascato 21mila euro, e il senatore Martelli, candidato in Piemonte e anche lui deciso a lasciare il posto dopo aver trattenuto 77mila euro che aveva finto di donare al fondo. Lunedì sera, invece, è arrivata l’autosospensione del senatore Maurizio Buccarella, dopo la revoca di due bonifici a fine gennaio. Ora si aggiungono un grillino della prima ora, Della Valle e Cozzolino, candidato in Veneto. Tra gli ex eletti convocati a Roma per fare chiarezza sui rimborsi c’è la senatrice Barbara Lezzi, che ha confermato un’unica irregolarità nel 2014, per un bonifi- co da 3500 euro non andato a buon fine «per carenza di fondi». Un’irregolarità sanata ieri mattina e per la quale Di Maio assicura «non c’è stato dolo». Ma il M5s, intanto, perde pezzi importanti: a lasciare per «motivi di salute» è stato l’europarlamentare David Borrelli, fedelissimo di Casaleggio e tra i triumviri dell’associazione Rousseau, che però ha annunciato il suo ingresso nel gruppo dei non iscritti. Ieri mattina, intanto, il candidato premier Luigi Di Maio ha tirato fuori i certificati dei suoi versamenti davanti alle telecamere de Le Iene. «In tutto in cinque anni ho restituito più di 370.000 euro», ha dichiarato dopo la verifica alla banca di Montecitorio. Oltre 150mila euro sono finiti nel fondo per le piccole e medie imprese del Mise, mentre 11.009 euro sono stati versati nel fondo di ammortamento titoli di Stato quello al quale erano destinati i soldi del taglio degli stipendi prima dell’apertura del conto corren- te per il microcredito. A questi soldi, versati con 55 bonifici, si aggiungono le indennità da vice presidente della Camera, 177.401,10 euro, più 32.500 come rimborso spese di rappresentanza. Rimane però un ammanco di circa un milione e mezzo rispetto a quanto dichiarato da deputati e senatori pentastellati sul sito tirendiconto. it, sul quale i parlamentari hanno pubblicato copia dei bonifici fatti negli anni a sostegno delle piccole e medie imprese e che in parte venivano annullati e intascati. Di Maio assicura una pulizia all’interno del M5s, con l’eliminazione di tutte le «mele marce» che hanno tradito la fiducia degli iscritti. «Si sono impegnati a rinunciare all’elezione - ha annunciato -. Abbiamo chiesto al Mef l’elenco completo dei bonifici e chi non risulterà in regola per me è già fuori. Questa vicenda sarà un boomerang per tutti i partiti che ci stanno attaccando perché ora per i cittadini è chiaro che noi abbiamo restituito 23 milioni di euro mentre gli altri si sono intascati fino all’ultimo centesimo». Ma la cacciata appare già da ora impossibile: Costituzione e Testo unico sulle leggi elettorali impediscono, infatti, di rinunciare alla candidatura e una volta eletti le dimissioni vanno approvate a maggioranza dall’aula. Il massimo che si potrà fare, dunque, sarà rinunciare all’iscrizione al gruppo, andando a finire in quello misto. Il candidato premier, però, non accetta lezioni di morale, prendendosela soprattutto con il segretario del Pd Matteo Renzi, che avrebbe restituito solo «il traditore della Patria Silvio Berlusconi». «Si sono intascati milioni e milioni di euro a sbafo. Tutti i soldi che noi abbiamo messo lì dentro permettendo la creazione di oltre 7.000 imprese, loro se li sono messi in tasca». Parole ripetute anche dalla deputata Carla Ruocco a Tgcom24, aggiungendo che «ci stiamo prendendo tutto il tempo necessario affinchè tutti coloro che hanno fatto i furbi non facciano più parte del Movimento» .