Non deve essere stata una vita felice quella di Fidel Castro Diaz- Balart, primogenito del lider maximo. “Fidelito”, come lo chiamavano i cubani per via della grande somiglianza con il padre, si è suicidato all’età di 68 anni, 14 mesi dopo la scomparsa del suo illustre genitore. Soffriva di una «profonda depressione», dicono da l’Avana e avrebbe compiuto il gesto estremo nella stanza di ospedale dove era ricoverato da mesi. La notizia è filtrata con discrezione, la morale cattolica e quella castrista si incontrano nel condannare il suicidio, gesto empio e deviazione piccolo- borghese, ma entrambe non possono che tacere davanti alla tragedia di un uomo mite, che ha incarnato l’anima triste del regime. Ha occupato poltrone importanti nel campo della scienza e della cultura, ma solo perché aveva il nome che aveva, una decorazione malinconica, cosciente del suo poco talento e del suo carattere troppo docile.

Nato il 1 settembre 1949 dal matrimonio di Castro con Mirtha Diaz- Balart una ragazza benestante di l’Avana, dopo il divorzio Fidelito ha vissuto con la madre per alcuni anni; Fidel impegnato nella lotta armata e poi nella rivoluzione non aveva tempo per occuparsi di lui, ma all’inizio degli anni 60 decide di recuperare il tempo perduto. Con la famiglia dell’ex moglie i rapporti sono pessimi, questioni personali ma anche politiche, due cugini di Fidelito Lincoln e Mario Diaz- Balart emigreranno negli Usa dove sono stati adirittura eletti al Congresso nelle fila dei repubbliani. Dopo il diploma in scienze Fidelito viene spedito a Mosca dove frequenta la celebre facoltà di fisica nucleare all’Università Lomonossov e l’istituto di energia atomica Kurchatov, nella capitale russa conosce Natasha Smirnova, che sposerà e con cui avrà tre figli. Al ritorno a Cuba il padre gli affida un progetto ambizioso, la costruzione della centrale nucleare di Juragua, sulla costa meridionale dell’isola in cooperazione con gli ingegneri sovietici. Il reattore doveva essere simile a quello di Chernobyl ma con un design diverso, la sua costruzione ( avviata nel 1983) però non venne mai terminata, il progetto fu abbandonato in corso d’opera con oltre il 40% delle macchine pesanti già installate. Fidelito venne ritenuto responsabile del flop e fu accusato di «incompetenza» dal giornale del partito Granma e da suo stesso padre che lo mette per un po’ di tempo ai margini della vita pubblica.

A stargli vicino in quei momenti difficili di solitudine è lo zio Raul, oggi presidente di Cuba e all’epoca capo delle forze armate con il quale Fidelito ha sempre avuto scambi affettuosi. Terminato il purgatorio e “raccomandato” da Raul ottiene la prestigiosa nomina alla vicepresidenza dell’Accademia delle scienze cubane grazie alla quale viaggia ai quattro angoli del pianeta partecipando a meeting e conferenze. Poca, pochissima ricerca, tanta fatua rappresentanza, è il periodo della “dolce vita” e delle frequentazioni chic, come la modella Naomi Campbell e l’ereditiera Paris Hilton con le quali viene immortalato dai paparazzi in una discoteca dell’Avana attirandosi i malumori di diversi membri della nomeklatura. Nel 2008, quando sostituisce Raul prende il potere, lo chiama vicino a sé al Consiglio di Stato, un’altra carica simbolica che Fidelito vive con distacco, evidentemente già colpito dalla depressione.