Da quando è stata resa nota la sua epurazione dalle liste del nuovo Pd renziano, Rosario Crocetta lo ripete quotidianamente, come un mantra. «Renzi ha preferito schierare il rettore Navarra, nipote del capomafia di Corleone. Quelli ormai sono i riferimenti del Pd». Con il collaudato stile dell’antimafia politica doc, l’ex governatore siciliano scaricato dal Pd non ha perso tempo per “mascariare” ( imbrattare, così si dice a queste latitudini) l’avversario. Ripescando la parentela del rettore di Messina, Pietro Navarra, schierato dai dem in un posto blindato nelle liste proporzionali per la Camera. «Navarra non si è avvicinato al Pd, ma è stato avvicinato dal Pd per sostituire il potere di Genovese ( ex segretario regionale Pd, poi passato a Forza Italia, condannato in primo grado per lo scandalo dei “corsi d’oro della formazione professionale, ndr). L’Università di Messina ha sempre avuto un potere enorme, lo sanno tutti». Così ancora ieri l’altro Crocetta nella sua conferenza stampa indetta in un hotel palermitano per sparare a zero su Renzi, definito «primo uomo politico medievale d’Italia».

Non molti sono andati appresso al campione deposto dell’antimafia politica nel tiro al Navarra. Un po’ di post al vetriolo in giro per i social, qualche articolo sul Fatto quotidiano, poco altro. Il rettore, dal canto suo, non ha fatto attendere la sua reazione. Con tanto di minaccia di querela preventiva ai giornali: «Noto con rammarico che, addirittura prima ancora dell’inizio della campagna elettorale, personaggi protagonisti del recente passato politico hanno rilasciato dichiarazioni infamanti nei miei confronti, con riferimento alla vicenda che vide coinvolto mio zio. Affermazioni ingiuriose, rilanciate da alcuni organi di stampa – ha detto Navarra – Premetto che la mia posizione su questo argomento è ben nota da tempo: si parla di persone morte prima della mia nascita e ogni collegamento non può che rappresentare una volgare strumentalizzazione». Con un post scriptum in cui annunciava querele «nei confronti delle testate che daranno spazio a simili considerazioni».

Classe 1968, il messinese Navarra diventò poco meno di sei anni fa il più giovane rettore d’Italia. Eletto ai vertici di quell’ateneo definito “verminaio” una ventina d’anni fa, per l’influenza che secondo varie inchieste avrebbero avuto al suo interno i boss della ‘ ndrangheta, ma anche per un certo nepotismo esasperato. Nella Città dello Stretto, l’Università è sempre stata uno dei capisaldi del potere. E a Navarra si guardò proprio come il possibile volto nuovo della svolta, dopo gli scandali. Ma l’intemerata, a puntate, di Crocetta guarda a fatti ben più antichi. E cioè alle vicende di don Michele Navarra, medico, zio del rettore ( fratello di suo padre) e boss corleonese del dopoguerra. La sua cosca è ritenuta responsabile dell’omicidio, avvenuto nel 1948, del sindacalista Placido Rizzotto, i cui resti vennero ritrovati sessant’anni dopo, infoibati in un precipizio. Un pastorello di tredici anni, probabilmente testimone oculare di quel delitto, morì l’indomani nell’ospedale di Corleone, dove lavorava il medico- boss, dopo un’iniezione, ufficialmente per una “tossicosi” da farmaci.

Michele Navarra fu ammazzato il 2 agosto del 1958, crivellato di colpi – 94 proiettili furono trovati nel corpo – mentre tor- nava al paese a bordo di una Fiat 1100 nera. Con lui rimase ucciso un giovane medico, del tutto estraneo a vicende mafiose, che gli aveva dato un passaggio. Un delitto rimasto nella storia della mafia, che segnò l’avanzata del campiere Luciano Liggio nelle gerarchie di Cosa nostra e l’ascesa della mafia dei “viddani” corleonesi che vent’anni dopo con Totò Riina avrebbero dettato legge liquidando i vecchi boss palermitani.

Sessant’anni sono passati dalla morte di don Michele. Sessant’anni che in Sicilia sembrano non essere sufficienti per ritenersi al riparo degli strali di una parte dell’antimafia in una terra dove non solo le colpe dei padri, ma pure quelle degli zii si vorrebbero imputare ai consanguinei. Anche se il bersaglio delle bordate, il giovane rettore, è nato solo dieci anni dopo l’omicidio del famoso boss, percorrendo in vita una strada ben diversa, anzi del tutto lontana, da quella dello scomodo parente. Professore di Economia del Settore Pubblico nell’Università di Messina, Navarra ha maturato un lungo elenco di esperienze internazionali tra la Gran Bretagna, l’Australia e soprattutto gli Stati Uniti, tenendo lezione in molte delle più prestigiose università americane.

Il rettore era da tempo considerato vicino a Matteo Renzi. Alle elezioni regionali di tre mesi fa buona parte della nomenclatura universitaria messinese sostenne la candidatura del direttore generale dell’Ateneo Francesco De Domenico, che è stato eletto nel Partito democratico con una buona messe di voti. Ora, il salto nella politica tocca a Navarra, secondo in lista dietro l’onnipresente Maria Elena Boschi, che è candidata altrove e lascerà quasi certamente spazio. Con buona pace del Crocetta furioso e delle evocazioni di spettri di sessant’anni addietro.