Lega e cinquestelle attratti da fatale affinità? Non è detto. Non su tutte le questioni che riguardano la giustizia. Un caso esemplare è quello della legittima difesa, tema entrato di prepotenza nel programma concordato da Berlusconi, Salvini e Meloni e trattato viceversa con approccio assai meno impetuoso dai pentastellati.

Già nella legislatura che sta per chiudersi il movimento di Beppe Grillo aveva avanzato in materia proposte più “sostenibili” di quelle della stessa maggioranza. Un’impostazione che, spiega al Dubbio il capogruppo m5s nella commissione Giustizia della Camera, Vittorio Ferraresi, «intendiamo mantenere». A partire da un obiettivo: «Mettere al riparo dal rischio di condanne coloro che non hanno modo di comprendere l’effettiva consistenza di una minaccia d’aggressione». La vera soluzione, nota il parlamentare, non è la modifica del Codice penale con locuzioni approssimative come “tempo di notte” ma «eliminare alcune zone grigie che si determinano nei casi reali e che l’attuale definizione dell’eccesso colposo di legittima difesa non sempre disciplina con certezza. In pratica», spiega Ferraresi, «si tratta di tutelare chi vede introdursi in casa propria qualcuno e non è nelle condizioni di comprendere in modo fulmineo se si tratti di una persona armata oppure no».

Linea assai diversa da quella di Lega e Fratelli d’Italia. Il leader del Carroccio, alla fine del vertice col Cav sul programma, twittò «missione compiuta» perché il «diritto alla legittima difesa» era entrato nell’agenda comune del centrodestra. E ancora ieri Meloni ha dichiarato a Tgcom24 che «se lo Stato non è in grado di difendere i cittadini deve consentirti di difenderti da solo». Un ritorno di fiamma innescato anche dalla richiesta di archiviazione avanzata due giorni fa dalla Procura di Pisa per il gioielliere Daniele Ferretti, indagato per omicidio in seguito all’uccisione del rapinatore Simone Bernardi, avvenuta a giugno: caso che dimostra come già le norme attuali consentano ai magistrati di scongiurare ingiusti calvari processuali, ma che la stessa Forza Italia ha commentato, per voce di Mariastella Gelimini, con soddisfazione solo parziale: «In questo caso giustizia è fatta anche se troppo tardi».

Lo slogan salviniano «la difesa è sempre legittima» corrisponde all’idea di poter evitare addirittura l’iscrizione nel registro degli indagati a coloro che uccidono per legittima difesa. «Chi pretende di eliminare le indagini in casi del genere non si rende conto che queste sono necessarie proprio per tutelare chi si difende», nota Ferraresi. La proposta del Movimento cinquestelle è di evitare ulteriori restyling dell’articolo 52 del codice penale, che nel 2006 era stato modificato proprio su proposta dei leghisti con la presunzione della legittima difesa nei casi in cui ci si difende dal pericolo di un’aggressione al’interno del proprio domicilio, a condizione che non vi sia «desistenza» del rapinatore. È proprio sulla valutazione dell’entità del «pericolo» che i pentastellati avevano chiesto di intervenire: i loro emendamenti alla legge approvata nel maggio scorsa alla Camera ( e scomparsa al Senato) avrebbero rimodulato l’eccesso colposo di legittima difesa, quindi l’articolo 55, in modo da escludere il reato «se chi ha commesso il fatto ha agito in preda alla paura, al panico ovvero ad un grave turbamento». O ancora quando l’errore nella valutazione del pericolo «sia stato determinato» dall’aggressore. Così come si escludeva la colpa di chi si difende qualora «l’entità dell’offesa non sia immediatamente percepibile» per condizioni di tempo o di luogo». Un modo opportunamente generico di ridefinire le aggressioni notturne senza litigare con l’orologio. Soluzioni non a caso suggerite dal professor Tullio Padovani. Finissero per fare un governo insieme, cinquestelle e Lega, su questo, di sicuro non sarebbero d’accordo.