C’è un Procuratore della Repubblica che ha chiesto misure di prevenzione sia personali che patrimoniali nei confronti del Crotone- calcio e dei suoi proprietari. Il motivo è che lui ha sempre avuto il sospetto che i due proprietari potrebbero essere, se non proprio mafiosi, almeno amici di qualche mafioso. Il Procuratore ha chiesto al tribunale di Crotone e poi alla Corte d’Appello di Catanzaro di intervenire. Cacciate il Crotone, è mafioso! La crociata di Gratteri& Ruotolo

Il tribunale e la Corte, però, gli hanno spiegato - anche gentilmente - che in questi casi occorrono degli indizi o forse persino delle prove. Non basta l’impressione di un Procuratore per chiudere una società di calcio di serie A ( e nemmeno, forse, di serie B…).

Nicola Gratteri - è lui il Procuratore del quale stiamo parlando - è andato su tutte le furie e nell’impossibilità di mandare avanti la battaglia sul piano giudiziario, ha passato la mano a un suo amico giornalista. Il giornalista in questione è una delle penne di punta del giornalismo giudiziario italiano: Guido Ruotolo. Un passato al ' manifesto”, poi molti anni alla “Stampa” di Torino, un periodo all’ufficio stampa del ministero della Giustizia, e ora scrive per Tiscali.

Sulla base dell’iniziativa di Gratteri ha scritto l’altro giorno un articolo su Notizie- Tiscali dal titolo roboante: «Una squadra di serie A in mano alla ‘ Ndrangheta. Ecco le carte dell’accusa choc». Vedete bene che il titolo non lascia spazio a dubbi: il Crotone è la squadra della Ndrangheta. Nel sommario le cose un po’ si ridimensionano. Lo ricopio, perché è suggestivo: «la Procura di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri sospetta che il Crotone calcio sia inquinato dalla presenza della Ndrangheta. Uno dei suoi proprietari fu condannato in primo grado e poi assolto per concorso esterno in associazione mafiosa». Ci sarebbe da fare qualche riflessione sul modo nel quale si usano i titoli e i sommari, nel nostri giornalismo. E anche su come si usano i processi finiti in assoluzione, dove - in pura teoria e presumendo l’esistenza di uno stato di diritto - ci dovrebbe essere un eroe, e cioè l’imputato ingiustamente perseguitato, e un personaggio negativo, e cioè il Pm che ha processato un innocente accusandolo di un reato così infame. E invece, grazie all’irresponsabilità del nostro giornalismo, tutto si rovescia: il Pm sconfitto diventa un giustiziere buono, tenuto a freno dai burocrati dei tribunali, e l’innocente diventa un colpevole morale, salvato ingiustamente dai potenti.

Detto ciò, il lungo articolo di Ruotolo si limita a raccontare tutte le volte che questo Raffaele Vrenna ( uno dei due proprietari del Crotone) è stato sospettato, per le sue frequentazioni, e il nulla assoluto che è emerso da questi sospetti, tanto che la assoluzione in appello è diventata definitiva perché nessuno ha trovato appigli per ricorrere.

E tuttavia l’articolo non si conclude, come si potrebbe supporre, con qualche parola di critica verso l’avventurosità dell’iniziativa di Gratteri, ma invece con un appello ad un non ben definito “governo del calcio”, affinché, “sebbene probabilmente non ci siano elementi per giungere a una condanna penale”, comunque intervenga con una interdittiva e sospenda il Crotone in attesa di un giudizio definitivo ( che in realtà già c’è stato).

Voi dite che tutto questo è solo folclore? Che non bisogna badarci? No, non è affatto folclore. E’ la realtà delle cose nella quale stiamo vivendo. Un pezzo di giornalismo e un pezzo di magistratura - entrambi di notevole peso - pensano esattamente quello che Ruotolo ha scritto. Cioè che la macchina della giustizia debba funzionare alimentata dal carburante del sospetto. E che il sospetto, seppure, purtroppo, non sufficiente - stando alle leggi attuali a giungere a misure penali, debba quantomeno essere considerato sufficiente per misure civili. Sequestri, confisce, interdittive. Le quali misure possono restare fuori dalle pastoie dello Stato di diritto, e dare comunque un assetto etico migliore alla nostra società. Guido Ruotolo, che conosco bene da molti anni, e mi sta anche simpatico, è una firma prestigiosa del giornalismo giudiziario. Se scrive queste cose sa di poterle scrivere. Nicola Gratteri è stato a un passo dal diventare ministro della Giustizia ( solo l’intervento di San Giorgio Napolitano ha evitato per ora che ciò accadesse), e ha presieduto una commissione incaricata dal governo di proporre una profonda riforma del sistema giudiziario. Elo stesso Gratteri, con ogni probabilità, ha ampie possibilità di arrivare finalmente al ministero di via Arenula se i 5 Stelle e la Lega vinceranno le elezioni ( evenienza non impossibile).

Stiamo parlando di cose molto serie. Concrete. La possibilità che in Italia si interrompa la tradizione liberale che tra alti e bassi ha governato il paese dopo il 1945, e si torni a un’idea autoritaria, arbitraria e persecutoria della giustizia, non è frutto di fantasie malate.