A Silvio Berlusconi e tutto il centrodestra con la scomparsa improvvisa di Altero Matteoli, per il quale ieri dalla politica tutta ( condoglianze anche dal premier Gentiloni, nel centrosinistra da Matteo Renzi a Massimo D’Alema) è venuto un omaggio bipartisan, non solo mancherà un amico, un suo ex ministro, ma anche uno tra i più preziosi mediatori e tessitori dei momenti più delicati. Anche al tavolo delle candidature, dove il suo lavoro è stato sempre considerato prezioso. Tant’è che anche stavolta l’ex responsabile del dicastero dei Trasporti e dell’Ambiente era stato chiamato a presiedere la commissione degli sherpa su programma e collegi. Ma nonostante il centrodestra sia sotto choc per la morte, in un incidente stradale, di uno dei suoi uomini più rappresentativi ( «Un militante coraggioso, un grande italiano», lo definisce, commosso, il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri, cresciuto con lui prima nel Msi e poi dentro An), la macchina della campagna elettorale va avanti. Domani dovrebbero riunirsi di nuovo i coordinatori regionali azzurri, che avranno un ruolo di proposta per le candidature. E starebbe andando avanti anche il dialogo sotterraneo attraverso vari pontieri tra il Cav e Matteo Salvini, che, come auspicano dentro Forza Italia, alla fine, nonostante i distinguo continui del leader leghista, si dovrebbero vedere prima di Natale, «se non altro per un veloce scambio di auguri». Salvini è tornato a chiedere «un patto firmato» a Berlusconi, con clausola «anti- inciucio», e per un programma che veda l’abolizione della legge Fornero al primo posto. Il leader di Via Bellerio insiste in particolare nel chiedere chiarimenti a FI sulla legge Molteni contro gli sconti di pena per i crimini più efferati, sulla quale gli azzurri alla Camera si sono astenuti. E al Senato hanno detto no alla corsia preferenziale. Ieri sera dalla Puglia Salvini ha detto che alla fine «Berlusconi firmerà». Spiegano al Dubbio fonti azzurre: «È normale che Salvini faccia così, c’è anche una legge elettorale che stabilisce di fatto una competizione all’interno delle coalizioni, e poi tanto, come dice Berlusconi, i rapporti nostri con la Lega sono stati sempre così, e cioè fatti di stop and go da vent’anni, ma alla fine ci si mette sempre d’accordo». Ora però lo scenario è cambiato, la Lega non è più quella di Umberto Bossi ma di Salvini, che ne vuol fare un partito nazionale e si candida a premier, in una situazione in cui non si sa ancora se Berlusconi potrà farlo, in attesa della sentenza della Cedu sulla sua eleggibilità. E in una situazione in cui sia Salvini che Berlusconi hanno sempre detto che, in caso di vittoria del centrodestra, il premier lo indicherà chi tra Forza Italia e Lega prenderà più voti. Al momento i sondaggi registrano un sorpasso di FI sul Carroccio. Secondo una nuova modulazione della vecchia impostazione della Lega di lotta e di governo, oggi Salvini, per la prima volta in occasione degli auguri di fine anno del capo dello Stato alle alte cariche istituzionali, e forse per la prima volta in assoluto, salirà al Quirinale. Sembra passato un secolo da quando, solo due anni fa, fece una battuta in stile un po’ bossiano d’antan: «Cosa dovrei andare a fare da Mattarella? A chiedergli il numero del parrucchiere?». L’anno scorso in occasione delle consultazioni sulla formazione del governo Gentiloni mandò il vicesegretario Giancarlo Giorgetti e i due capigruppo Massimiliano Fedriga e Gianmarco Centinaio. Ora però è la stessa Lega ad annunciare con una nota la visita del suo leader oggi sul Colle. Evidente che nel suo ruolo di candidato premier per il Carroccio, Salvini non può sottrarsi all’impegno. Non si sa se questa sera al Quirinale ci sarà anche Berlusconi, che l’anno scorso fu al centro dell’attenzione per quello che fu un suo primo grande ritorno sulla scena.