È morto ieri a Napoli, a seguito di una lunga malattia, l’avvocato Maurizio De Tilla, una delle figure di spicco dell’avvocatura italiana.

Nato nel 1941 nel capoluogo campano, De Tilla iniziò la professione forense nel 1966. Avvocato civilista, durante la sua carriera aveva presieduto l’Ordine degli avvocati di Napoli, la Cassa di previdenza forense, la Federazione degli Ordini forensi d’Europa e la Commissione europea degli Ordini forensi del Mediterraneo. Fra i numerosi incarichi meritano di essere ricordati quello di consigliere di amministrazione di Finmeccanica, di Alleanza Assicurazioni e di Assicurazioni Generali. Fine giurista, è stato anche collaboratore di diverse riviste giuridiche e testate giornalistiche, oltre ad essere autore di numerose pubblicazioni, fra le quali “Nuovo arbitrato, conciliazione e costituzione di camere arbitrali”, “La professione di avvocato” e il trattato in ventuno volumi “Il diritto immobiliare”.

Fra i primi a ricordare De Tilla, il presidente del Consiglio nazionale forense Andrea Mascherin. «Nei confronti di chi come Maurizio De Tilla ha dedicato gran parte della propria attività alla difesa della professione forense - ha dichiarato Mascherin - non si può che avvertire una connessione anche affettiva. Tra le sue tante battaglie, ne ha sempre tenuta una in cima ad ogni possibile agenda: rafforzare il rilievo dell’avvocatura in Costituzione. Un obiettivo giusto e ambizioso, che non a caso il Cnf ha indicato come prioritario all’inaugurazione dell’anno giudiziario, e che si continuerà a perseguire con determinazione», ha poi concluso Mascherin.

A ricordare De Tilla anche il ministro della Giustizia Andrea Orlando: «E’ stato un appassionato e intelligente attivista per la difesa della dignità della professione forense. Ci mancherà il suo impegno». De Tilla è stato protagonista di numerose battaglie in difesa dell’avvocatura, come quella condotta nel 2006 contro le liberalizzazioni volute dall’allora ministro dello Sviluppo economico Pierluigi Bersani, provvedimenti che portarono all’abolizione delle tariffe minime professionali.

Favorevole all’introduzione del numero chiuso nella facoltà di Giurisprudenza, nella veste di coordinatore del comitato scienza e diritto della Fondazione Umberto Veronesi è stato un convito assertore del testamento biologico e del principio di autodeterminazione.