I sondaggi? Tutto bene grazie. L’alleanza? Funziona. Il ricorso a Strasburgo? Ci sono tutte le premesse perché venga accolto.

Cosa manca per completare il solito quadretto preelettorale di Silvio Berlusconi? Il rinvio a giudizio, of course. Ieri è stato chiesto, con puntualità svizzera più che piemontese, dalla pm di Torino Laura Longo, che procede nei confronti dell’ex premier per uno dei 7 fascicoli in cui si è sminuzzato il cosiddetto Ruby ter.

Nel caso specifico ( definire ingarbugliata la vicenda processuale è un eufemismo) si tratta del filone in cui il Cavaliere è indagato con la 32enne Roberta Bonasia.

Si tratta di un’ex infermiera poi divenuta soubrette, che all’epoca delle feste organizzate ad Arcore sarebbe stata “additata” da altre giovani come la «preferita», o addirittura la fidanzata dello stesso Berlusconi. Lei, Bonasia, è accusata di aver reso false dichiarazioni nell’ambito dei primi due procedimenti della saga “Ruby”. In quella che, delle prime due puntate, lo riguardava personalmente, Berlusconi è stato definitivamente assolto. A Torino l’ex presidente del Consiglio è sotto inchiesta per corruzione in atti giudiziari, la stessa ipotesi di reato avanzata a suo carico negli altri 6 filoni. Uno dei quali, il principale, rimasto sempre a Milano, in realtà è già a dibattimento. Nella capitale di tutte le indagini a suo carico, quella morale del Paese appunto, il Cav infatti è stato rinviato a giudizio lo scorso 27 gennaio, insieme con altre 23 persone ( tra loro, e qui come si vede la geografia processuale si complica, anche una parlamentare, Maria Rosaria Rossi, e Carlo Rossella).

IL FILONE PIEMONTESE

Cosa è successo a Torino? Che la Procura ha ricevuto gli atti dopo lo spacchettamento chiesto ( al gup di Milano) e ottenuto dalla difesa di Berlusconi nell’aprile 2016. Giacché la competenza del relativo capo d’imputazione - gli 80mila euro che il Cavaliere avrebbe versato a Bonasia - era appunto a Torino, la stessa Procura del capoluogo piemontese ha rimesso le mani sul materiale inizialmente raccolto dai colleghi lombardi. Ha messo sotto inchiesta Berlusconi e Bonasia all’inizio di quest’anno, e ieri appunto ha depositato la richiesta. Ora si attende che venga vissata l’udienza preliminare. Il legale che, insieme con il professor Franco Coppi, difende l’ex premier in questa schizofrenica storia, Federico Cecconi, spiega: «Non mi è ancora stato notificato alcun atto». Gli avvocati di Bonasia, Maurizio Milan e Giulia Tebaldi, si limitano a dire che la loro assistita «ha sempre contestato l’accusa nei suoi confron- ti, continuerà a farlo». E soprattutto, che «non ha mai testimoniato il falso». Quanto alle somme fattele pervenire dall’ex premier, aggiungono i legali, si tratta di «denaro che le fu versato come aiuto dopo le disavventure cagionate da quella vicenda».

In attesa di capire come finirà a Torino la vera domanda è: quanto durerà il bombardamento? Difficile prevederlo. Probabile in ogni caso che partano raffiche violente. Vediamo perché.

GLI ALTRI 6 RIVOLI

Quella di Torino è solo una delle 7 spie rosse destinate nei prossimi mesi ad accendersi con intermittenza. Delle altre 6, una come detto è già in fase di dibattimento al Tribunale di Milano, ma altri tre filoni d’indagine sono tornati sempre nel capoluogo lombardo, nelle mani della solita Procura da cui tutto è nato. Sono i procedimenti inizialmente smistati a Monza, Treviso e Pescara, che poi i pm milanesi sono riusciti a farsi riassegnare, giacché alle ragazze coinvolte in ciascuno dei tronconi sarebbero continuati ad arrivare benefìci di varia natura anche in tempi recenti. I nomi delle giovani ( anche se gli anni passano persino per loro) coinvolte sono i soliti: Aris Espinosa, Elisa Toti, Giovanna Rigato, Miriam Loddo. Proprio dopodomani, lunedì, si celebrerà l’udienza preliminare, davanti al gup di Milano Maria Vicidomini, relativa alle accuse in cui Berlusconi compare insieme con le prime tre delle quattro ragazze di cui sopra. Potrebbe dunque partire subito un altro colpo, un altro rinvio a giudizio. In nessun caso i pm si sono sognati di optare per una richiesta d’archiviazione. Ci sarà insomma una replica a brevissimo. Nell’attesa che vada in scena, e che sia allestito anche il palco in cui si vedrà Berlusconi indagato con Loddo, le udienze del filone principale sono sospese, ma riprenderanno il 29 gennaio 2018, eventualmente con l’accorpamento dei due tronconcini rientrati a Milano, qualora anche in questi ci fossero rinvii a giudizio. Poi potrebbero svegliarsi i fascicoli di Siena ( lì l’ex presidente del Consiglio è indagato con un pianista, Danilo Maeiani) e Roma ( dove a condividere lo status di imputato è il cantante Mariano Apicella).

LA SAGA DI KARIMA

Una geografia complicatissima. Che sembra una batteria di fuochi sapientemente preparata. Le botte esplodono a tempo, a breve o media distanza, ma in modo che lo spettacolo possa durare a lungo. Certo è che dopo diversi mesi di calma piatta, sorte (?) vuole che tutto riprenda proprio ora che persino Eugenio Scalfari dice di voler votare per Berlusconi. Si potrebbe dire che l’inseguimento continua. È infinito. Vede da anni i magistrati milanesi tentare di braccare il tre volte Capo del governo. Nel caso della saga giudiziaria intitolata a Ruby Rubacuori, al secolo Karima El Marough, si persegue un reato di corruzione in atti giudiziari che sarebbe stato finalizzato a ottenere il silenzio dei teste rispetto all’unico vero possibile reato- fine attribuibile a Berlusconi: quello di aver intrattenuto rapporti sessuali con la stessa Ruby nonostante sapesse che la ragazza era all’epoca minorenne. Il paradosso è che per tale reato- fine Berlusconi è stato assolto con sentenza passata in giudicato. Si è accertato, con il giudizio in Cassazione, che l’ex premier non era consapevole dell’anagrafe di Karima. È come se i pm volessero dimostrare che anche la Suprema corte si sarebbe sbagliata. Una vertigine giudiziaria che si affaccia dritta dritta sulle urne da cui Berlusconi dovrebbe uscire vincitore.