C’è un dato, anzi due, che fin dalle prime ore dello scrutinio siciliano è balzato subito agli occhi degli analisti politici. Si tratta dello scarto di voti tra alcuni candidati e le proprie coalizioni. Un saldo positivo per quel che riguarda il grillino e molto negativo per il candidato del centrosinistra. Ma andiamo con ordine. Fabrizio Micari, sostenuto da Pd, Pdr, Ap e Arcipelago ha preso il 18% dei voti. La somma di voti delle liste in suo sostegno ha invece superato il 26%. Insomma, Micari ha perso 8 punti percentuali.

Ma dove sono finiti questi voti? In attesa che gli istituti di flussi elettorali facciano chiarezza, è facile immaginare che gran parte dei voti persi da Micari sia finita in tasca al candidato Grillino. In effetti il 5Stelle Giancarlo Cancelleri ha preso il 35% dei voti contro il 27% preso dal Movimento. E, verosimilmente, l’ 1% mancante è finito nelle tasche di Claudio Fava. Il candidato dei “100 passi” alternativo al Pd ha infatti preso il 6% dei voti contro il 5% incassato dalla lista che lo sosteneva.

Insomma, a quanto pare la candidatura di Fabrizio Micari si è rivelata molto debole, avendo raccolto molti voti in meno rispetto alle sue stesse liste mentre quella di Cancelleri, avendo goduto di un forte voto disgiunto favore, si è rivelata forte ma non abbastanza da permettergli di vincere la “gara” siciliana. «Il dato sul voto disgiunto è inquietante. Si è generato quello che di solito accade nei ballottaggi: gli elettori hanno visto una polarizzazione del voto tra Musumeci e Cancelleri e hanno scelto di votare l’uno o l’altro», ha commentato uno sconsolato Davide Faraone, sottosegretario alla salute e uomo di Renzi nell’Isola. «Se avessimo avuto una coalizione unita probabilmente questa polarizzazione non sarebbe avvenuta».