Toc, toc... Qualcuno, per caso, ha qualche idea per la Sicilia?

Temo di no.

Stiamo assistendo a una delle campagne elettorali più inconsistenti degli ultimi anni. La battaglia politica tra i quattro principali contendenti avviene sul nulla. Ma che campagna elettorale è questa? Idee sulla Sicilia, zero

C’è un tale candidato assessore che ha proposto di bruciare vivo il presidente dei deputati democratici. Poi ci sono quelli che vanno in giro a cercare impresentabili ( proprio ieri ne hanno trovato uno e l’hanno messo in mezzo perché forse ha un cugino mafioso: sì, un cugino). Le polemiche tra centrosinista, centro- destra, 5 Stelle e sinistra radicale, sono tutte sui nomi, sulle facce, sulle amicizie, sulle inimicizie. Non si era mai vista una contesa completamente interna al ceto politico, come questa volta. E alla testa del ceto politico ora ci sono i grillini. Perdipiù, come previsto, è intervenuta nella rissa anche la magistratura con un colpo clamoroso. Tipo scie chimiche. Si sono inventati ( dopo un numero esorbitante di archiviazioni) che però forse, chissà, magari Berlusconi c’entra qualcosa con le stragi mafiose del ‘ 93. Dice: vabbé ma tanto nessuno ci crede a una bufala così. Vero. Però intanto non è un twitt o un post su facebook ma un atto ufficiale di una Procura della Repubblica. E non è una buona cosa che Procure della Repubblica e social network possano essere confusi e considerati di pari attendibilità. E poi ci sono sempre quelle 5 o 10 mila persone che magari ci credono, se non altro per il rispetto che portano alle istituzioni e alla Giustizia. E 5 o 10 mila voti, secondo i sondaggi, possono essere decisivi per l’esito delle elezioni.

Ora, però, la questione non è questa. Che i 5 Stelle nelle campagne elettorali godano dell’appoggio dei settori più spregiudicati delle Procure, credo che non sia una novità per nessuno. Tanto più che uno dei Pm più impegnati nello sforzo per accreditare l’accostamento tra Berlusconi e mafia è un Pm che ancora recentemente è stato indicato come possibile ministro dell’Interno in un eventuale governo a 5 Stelle. Il problema vero però è che procure o non procure, impresentabili o meno, nessuno dei partiti in gara, fin qui, ha mostrato di avere una mezza idea bucata su come tirar fuori la Sicilia dalla situazione di crisi gravissima nella quale versa.

Quale può essere, nei prossimi anni, il modello di sviluppo siciliano? Su quali attività economiche si può puntare? In che modo e con che soldi si può rafforzare uno stato sociale a brandelli? In che modo si può ricostruire lo Stato di diritto, sgretolato da anni di gestione assai approssimativa della macchina della Giustizia? Come si può ristabilire il diritto al lavoro, e il diritto del lavoro, sbrindellato dalla mafia e dall’assenza dello Stato?

I 5 Stelle si limitano ripetere quello slogan, che è acqua fresca ma piace tanto: «Onestà, Onestà». Ma non è che gli altri partiti brillino per forza di idee e fantasia.

Tra l’altro le elezioni siciliane si svolgono a poche settimane dai referendum padani, che hanno riaffermato la decisione di una parte importante – e trasversale – del mondo politico settentrionale, di chiedere più risorse pubbliche per il Nord e di limitare - di conseguenza – le risorse a disposizione per investimenti al Sud. Il Sud e la Sicilia negli ultimi anni - almeno da quando non esiste più la Cassa per il Mezzogiorno – non hanno visto più neanche un investimento piccolo così in opere pubbliche o in rafforzamento del welfare. E il rischio evidente è che una nuovo rafforzamento del “nordismo” abbia come conseguenza un allargamento del gap tra Nord e Mezzogiorno. La questione meridionale è ancora apertissima e urgente.

Non doveva essere questo il tema della campagna elettorale? Non dovevano i partiti mettere sul tavolo i loro progetti e spiegare con quali soldi pensavano che potessero essere finanziati?

Naturalmente le promesse elettorali spesso non vengono mantenute. Chiaro. Ma almeno rappresentano uno sforzo. Un tentativo della politica di costruire strategie. Una volta era così. Con tutti gli elementi di falsità o di corruzione, o di clientelismo ( ora si chiama voto di scambio) che volete. Però la proposta politica esisteva. Ora sembra una gara tra chi giura di essere onesto e chi trova qualche cugino, o cognato compromesso.

C’entra qualcosa tutto ciò con la battaglia politica? A me pare di no. Possiamo sperare che in queste ultime ore qualcuno si decida a mettere da parte la propaganda pura e avanzi delle proposte?