Da via Arenula il ministro della Giustizia Andrea Orlando diffonde alcune anticipazioni sulla legge di Bilancio. In particolare sui contenuti “di sua competenza” entrati nel testo definitivo della Manovra. Misure per colmare i vuoti negli organici di magistrati e cancellieri e per assicurare «la piena funzionalità degli uffici giudiziari». Ma su una sola delle norme inserite nel ddl Stabilità si “espone” con un videomessaggio sulla sua pagina facebook: l’equo compenso per gli avvocati. «È una normativa», dice il guardasigilli, «che ha una portata politica di grande rilevanza, soprattutto per le giovani generazioni, sulle quali spesso i grandi soggetti economici scaricano costi e inefficienze». Una scelta, quella di Orlando, che arriva nel giorno in cui la Ragioneria dello Stato “bollina” l’intera legge di Bilancio, comprese dunque le norme sull’equo compenso nelle prestazioni legali che vi sono inserite all’articolo 99. ssibilità prima dell’arrivo della Manovra nell’aula di Palazzo Madama.

«Preso atto della dichiarazione del ministro Orlando», il presidente del Consiglio nazionale forense Andrea Mascherin ha ribadito a sua volta «l’assoluta importanza che il principio dell’equo compenso approdi all’esito finale». Obiettivo che di fatto vede mobilitato l’intero governo, come dimostra la scelta di inserire nel ddl Stabilità norme, quelle a tutela degli avvocati, già all’esame della Camera sotto forma di autonomo disegno di legge. La scelta di Palazzo Chigi è chiara: assicurarsi che la nuova disciplina veda in ogni caso la luce prima che finisca la legislatura, anche qualora l’ingorgo del calendario parlamentare impedisse l’approvazione definitiva del testo ordinario. Si tratta insomma un’esplicita scelta politica di sostegno all’avvocatura da parte dell’esecutivo.

Orlando spiega che si tratta di un intervento che punta a sanare uno «squilibrio» tra avvocati, soprattutto giovani, e committenti forti che «in questi anni hanno progressivamente compresso il livello della remunerazione della prestazione professionale». Il provvedimento dunque «affronta un problema sociale, quello dei giovani che sperimentano la fatica di entrare nel mercato delle professioni». Nel video postato sulla propria pagina facebook, infatti, il guardasigilli ricorda come «questa normativa, anche al di là del contenzioso giudiziale che consente di attivare, potrà prevenire l’utilizzo di clausole vessatorie che rischiano di squilibrare eccessivamente il rapporto tra avvocato e committente».

Ma Orlando osserva anche come «negli anni scorsi si ritenesse, credo sbagliando, che l’equilibrio tra domanda e offerta si potesse determinare affidandolo al mercato, caratterizzato però da forti squilibri e da posizioni dominanti». Il ministro della Giustizia spiega che «l’esigenza di intervenire» è poi legata anche alla «efficienza del mercato», nel senso che assicurare maggiori «garanzie alla prestazione» evita che questa «si trasformi in qualcosa di seriale, ripetitivo, non in grado di cogliere tutte le potenzialità che deve realizzare chi è chiamato a tutelare dei diritti».

Orlando conferma dunque l’attenzione sua e dell’intero governo alla tutela del ceto medio. «Penso che soltanto un’avvocatura e, in generale, un mondo delle professioni in grado di svolgere il proprio ruolo, possano far funzionare bene la macchina della giustizia», dice. E sulla possibilità di estendere i principi del ddl per gli avvocati anche ad altre categorie, ribadisce: «Era giusto iniziare».

Ma è proprio Mascherin a ricordare che «al senso di responsabilità da parte della politica», a cui compete assicurare l’approdo dell’equo compenso all’esito finale, debba «necessariamente corrispondere il senso di responsabilità e la capacità di contestualizzare il provvedimento da parte delle componenti dell’avvocatura, chiamate a guardare agli interessi di tutti i colleghi con atteggiamento non miope ma prospettico anche verso la prossima legislatura».